Caritas, nel Lazio vivono 500mila immigrati
ROMA - Con oltre 100 mila residenti (pari al 40%), l'Europa - sottolinea la Caritas nel IV Rapporto dell'Osservatorio romano sulle migrazioni promosso in collaborazione con la Camera di commercio, il Comune e la Provincia di Roma - è il continente più rappresentato nel Lazio (Unione europea 16,6%, altri paesi dell'Europa 23,4%) e, soprattutto, quello che dal 2002 ha registrato l'incremento più consistente. La comunità romena (31 mila 918 persone, con il 12,7% del totale) e quella polacca (12 mila 685 persone residenti, pari al 5,1%) sono le più numerose del gruppo europeo, seguite da quella ucraina e da quella albanese. In totale Roma, con oltre 250 mila 640 residenti stranieri (secondo i dati dell'anagrafe del Campidoglio), è al primo posto in Italia per il numero di immigrati, con una incidenza del 7,4% sulla popolazione (il 53% è donna).
Gli stranieri di cittadinanza africana sono più di 38 mila (il 15,2% del totale); di questi, i cittadini egiziani rappresentano la collettività più numerosa (il 24,8% dell'intero continente africano), ma anche i cittadini del Marocco e dell'Etiopia sono ben rappresentati (3.928 residenti per i primi e 3.327 per i secondi), seguiti dai nigeriani (2.812 unità). Di cittadinanza asiatica sono 73.152 stranieri (29,2%); tra questi, i filippini insieme a cinesi e bangladesi costituiscono oltre la metà degli stranieri asiatici residenti a Roma (il 67,5%). Mentre i cittadini americani sono il 14,6%. Questo continente, in 3 casi su 4, è rappresentato dai latinoamericani (73,1%), tra i quali la comunità più numerosa è quella peruviana (10.747 persone), seguita dalla collettività ecuadoriana e da quella brasiliana (rispettivamente con 6 mila 190 e 3 mila 534 persone).
Il numero di immigrati sale invece considerando i soggiornanti: questi sono più di 431mila nella sola provincia di Roma, circa 500mila in tutto il Lazio. Un divario, quello tra soggiornanti e residenti, che la Caritas attribuisce alla lentezza delle pratiche per l'iscrizione anagrafica e alle difficoltà dei soggiornanti per trovare un alloggio con un contratto d'affitto regolare. In provincia di Roma, l'aumento rispetto all'anno precedente è stato del 21,6%, in buona parte grazie ai nuovi ingresso per lavoro dall'estero con il decreto flussi 2006 (che in realtà ha perlopiù regolarizzato situazioni lavorative già esistenti), agli ingressi per ricongiungimento familiare e ai nuovi nati.
Per quanto riguarda il lavoro, il lavoratore straniero nel Lazio, così come viene fotografato dal Rapporto dell'Osservatorio, ha meno di 45 anni (l'80%), fa lavori non qualificati (61,9%) in aziende con meno di 10 dipendenti (61,9%), con un solo dipendente (35,8% ) o con 2-5 dipendenti (18,5% dei casi). Il 3,8% degli imprenditori laziali (14mila 226) ha un titolare straniero contro il 2,7% in Italia; per un quinto sono donne e solo il 27% è artigiano (45% a livello nazionale).
La manodopera straniera del Lazio è concentrata nella provincia di Roma, con 165mila 626 occupati immigrati, pari all'84,1% di tutti quelli del Lazio (196mila 840): sia a livello provinciale che a livello regionale l'incidenza è del 10% (due punti e mezzo in meno rispetto alla media nazionale) sul totale dei dipendenti, inclusi gli italiani. La forza lavoro straniera nel Comune di Roma è invece di 150 mila unità, di cui gli occupati sono circa 100 mila. Il lavoro degli immigrati della Capitale è nel 62,7% dei casi non qualificato (operaio, collaboratore domestico, assistente familiare, manovale edile, portantino nei servizi sanitari, commesso), in Italia è al 72%.
Molte le donne, pochi i minorenni e distribuiti nelle cinque province del Lazio a seconda dei motivi di permanenza (lavoro, famiglia, studio e motivi religiosi). Nelle province le donne sono il 56,8% delle presenze (50,6% in Italia) e i minori il 12,1% (a fronte della media nazionale del 18,4%): si va dal 17,2% di Viterbo al 14,8% di Latina, mentre Roma ha il valore più basso con l'11,5%. Numeri che descrivono "differenti modelli provinciali di insediamento" che fondano le loro radici in motivi: di lavoro nelle province di Latina (62,8%) e Roma (58,2%), dove superano la media nazionale (56,5%); di famiglia dove prevalgono Frosinone (36,3%) e Viterbo (34,1%), che si avvicinano alla media nazionale (35,6%) e sorpassano di molto quella regionale (25,5%); motivi per studio superano, o eguagliano, la tendenza regionale a Viterbo (4,6%), Frosinone e Roma (entrambe al 2,8%); i motivi religiosi prevalgono decisamente a Roma (3,6%).
Sale l'occupazione nel settore domestico (dal 65% di Frosinone al 44% di Roma) e cala in quello delle costruzioni dove influiscono i contratti di lavoro temporanei dovuti ai cali stagionali di lavoro. Nonostante le difficoltà il saldo del 2007 per l'occupazione degli immigrati è positivo a Viterbo (11,1%) a Latina (9,5%) e Rieti (3,6%), mentre Frosinone e Roma abbassano la media (rispettivamente con -7,7% e 5,2%). L' agricoltura conferma il suo ruolo trainante a Latina come centro ortofrutticolo, con un saldo occupazionale positivo del 12,4% che traina la regionale e la porta al 7,8% sul Lazio, regione dove i 49.078 figli di immigrati iscritti a scuola (su un totale regionale di 823.292, tra italiani e stranieri, nell'anno scolastico 2006/07), incidono per il 6,0%. Sono 25.868 gli iscritti stranieri nelle scuole della Capitale, il 65,1% degli alunni non italiani iscritti in tutta la Provincia, percentuale che sale al 73,1% per le secondarie di secondo grado. A Roma il 52,9% degli alunni è di origine europea, rispetto al 72,7% degli africani, all' 80,8% degli americani e al 91,6% degli asiatici.