di Susanna Marietti, Aprile online, 13 maggio 2010
Supponiamo – e non si tratta di un grande esercizio di fantapolitica – che Berlusconi sbandieri ai quattro venti un qualche provvedimento adottato dal suo governo per ridurre le tasse ai cittadini. Gli analisti economici del centrosinistra – che da vario tempo, chissà perché, alle tasse si sono disaffezionati anch’essi – ci mostrano dalle poltrone di Ballarò, con tanto di grafici mandati in onda dalla redazione, che no, non è vero, quel provvedimento non avrà gli effetti auspicati, le famose “tasche dei cittadini” continueranno a essere vessate quanto prima se non di più, Berlusconi voleva solo farsi bello di un risultato che non ha raggiunto e aumentare o fortificare il proprio consenso. Tutto fila.
Il ministro Alfano propone un disegno di legge per fare fronte all’affollamento penitenziario. Smette di puntare tutto sulla solita favola delle carceri costruite a tempi da record e senza fondi a disposizione e punta sull’introduzione di una nuova misura che permette di scontare in luogo privato l’ultimo anno di detenzione. Il provvedimento viene subito battezzato “svuota carceri” e Alfano è accusato dall’asse dell’estremo giustizialismo di destra e di sinistra di voler mettere in piedi un indulto mascherato. Dall’altra parte invece – seppur a Ballarò nessuno ci invita - si fa notare come il ddl abbia una portata molto limitata e certo non possa raggiungere i risultati auspicati.
Ma qui non tutto fila. I due scenari, ovviamente di diverso contenuto, non ripropongono nemmeno la medesima forma. Al contrario del premier con le tasse, qui Alfano non ha alcun interesse a farsi fautore di una misura considerata lassista nei confronti dei delinquenti, a farsi etichettare come il ministro dalla clemenza facile. Non è su questo che hanno vinto le elezioni. L’interesse del ministro della Giustizia non è in questo caso propagandistico, bensì assai legato alla effettiva buona riuscita di quanto messo in campo. Da responsabile del sistema penitenziario, Alfano è ben spaventato dalla sua possibile implosione, dallo scenario che si potrebbe verificare se non si trova subito una soluzione un tantino più realistica di quella del piano edilizio. E allora, perché sventolare un provvedimento così poco incisivo? E perché accettare di renderlo ancor meno incisivo con gli emendamenti che abbiamo visto nei giorni scorsi, in primo luogo ammettendo una decisione discrezionale da parte dei giudici nella concessione della detenzione domiciliare, che nella prima versione del testo non c’era? Non certo per convenienza, non certo per disinteresse nei confronti della buona riuscita a fronte di un interesse esclusivamente propagandistico. Tutt’altro.
La politica governativa è davvero impazzita. Non può trattarsi di propaganda, ma di effettiva incapacità ad agire altrimenti. Alfano ha a cuore lo sfollamento carcerario, non vuole essere ricordato come il ministro che ha mandato le galere al definitivo sfascio. Con le promesse di pugno di ferro e tolleranza zero lui e il suo partito vincevano le elezioni, ma senza affezionarvisi più di tanto. La sola cosa che li affeziona sono i loro interessi. Le ideologie le lasciano alla sinistra. Oppure alla vera destra del nostro Paese, la Lega.
Ecco ovviamente da cosa è bloccato Alfano: da chi ci crede davvero nella tolleranza zero. La prima formulazione del disegno di legge, già estremamente cauta e molto contraddittoria, viene svuotata ancor più di efficacia dalla discrezionalità dei magistrati. Cosa cambia rispetto a prima? Volendo, i magistrati non potevano già mandare a casa i detenuti che dovevano scontare un anno di pena? Ci sarà forse più mano libera con i recidivi, ma che numeri si potranno mai coinvolgere da essere determinanti? Ed ecco che, mentre lo “svuota carceri” è in Parlamento, fuori si arrestano – malmenandoli, ma questa è un’altra storia – dei ragazzini attorno allo stadio, disponendo immediatamente la custodia cautelare. Governo della politica e governo del territorio vivono nella schizofrenia. Gli ordini di polizia dicono il contrario di quel che Alfano tenta di realizzare con il suo inutile provvedimento. È il tiro alla fune tra chi ci crede e chi non ci crede, tra Maroni e Alfano, tra la destra fascista e l’individualismo del “Silvio c’è”. E sul terreno della sicurezza sempre più stanno vincendo i primi.