Sudan meridionale, a rischio l’operazione di rimpatrio dell’UNHCR per carenza di finanziamenti
L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) richiede con urgenza un ulteriore sostegno finanziario al fine di evitare un drastico ridimensionamento delle proprie operazioni in Sudan meridionale, proprio nel momento in cui entra nel vivo il programma di rimpatrio di decine di migliaia di rifugiati dai paesi limitrofi.
L’operazione di rimpatrio in Sudan meridionale costituisce una delle poche note positive in una regione lacerata da un lungo conflitto, che sta cercando di far fronte ad enormi sofferenze e a massicci spostamenti forzati di popolazione - in Darfur, Ciad, Repubblica Centrafricana e in altre aree. La carenza di finanziamenti potrebbe produrre la sospensione, il rinvio, la riduzione o addirittura la cancellazione di alcuni programmi in Sudan meridionale già entro la fine di questo mese. A lungo termine, tale operazione mira ad assistere nel rimpatrio parte dei circa 350mila rifugiati provenienti dal Sudan meridionale che si trovano ancora nei paesi limitrofi e a fornire assistenza a parte dei 4 milioni di sfollati originari del sud che si trovano all’interno del paese.
Dei 65,9 milioni di dollari richiesti per svolgere le proprie attività nel 2006, l’UNHCR ha ricevuto quasi 30 milioni di dollari, dei quali 22 milioni sono stati spesi entro la fine del mese di luglio. La cifra rimanente può coprire solo parzialmente i costi per i mesi di agosto e settembre, stimati in 15,8 milioni di dollari. Per poter svolgere le attività necessarie a soddisfare le necessità più urgenti nell’ultimo trimestre dell’anno, l’Agenzia ha bisogno di circa 5,2 milioni di dollari al mese.
Dal dicembre 2005, l’UNHCR ha assistito oltre 12mila rifugiati sudanesi nel rimpatrio dai paesi limitrofi. Con l’approssimarsi del termine della stagione delle piogge, si prevede che altre migliaia di persone faranno ritorno nel paese con l’assistenza dell’UNHCR. In collaborazione con altre agenzie, l’UNHCR ha inoltre assistito 12mila sfollati appartenenti all’etnia Dinka Bor a rientrare nelle proprie aree d’origine, insieme ai loro 1,5 milioni di capi di bestiame.
La firma di un accordo di pace nel gennaio 2005 ha posto fine ad un conflitto durato 21 anni nel sud del paese ed ha creato le condizioni per il rientro di milioni di sfollati e di rifugiati. Tuttavia due decenni di guerra hanno lasciato il Sudan meridionale in rovina e quanti hanno deciso di farvi ritorno hanno dovuto affrontare serie difficoltà. L’UNHCR e le agenzie partner sono impegnati per far sì che il rimpatrio avvenga in condizioni di sostenibilità, anche attraverso la fornitura di servizi di base.
A meno che non vengano presto versati nuovi contributi, l’UNHCR dovrà adottare misure per evitare spese eccessive rispetto alla propria disponibilità. Oltre a serie limitazioni dei programmi, l’Agenzia teme di dover chiudere diversi uffici e ridurre personale nella regione. Al momento nell’area l’UNHCR dispone di tre uffici principali e di nove uffici sul campo, nei quali lavorano complessivamente 175 persone.
L’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati António Guterres ha evidenziato “l’urgenza di ulteriore sostegno per soddisfare le necessità più urgenti fino alla fine dell’anno”.
“Abbiamo impiegato le risorse disponibili per migliorare le condizioni nelle aree di ritorno, attività che contribuisce anche all’impegno generale delle Nazioni Unite nella stabilizzazione del Sudan meridionale” ha aggiunto Guterres. “È di fondamentale importanza che questo sforzo prosegua per coloro che hanno compiuto la coraggiosa scelta di ritornare a casa in Sudan meridionale e di ricostruire la propria vita”.
L’UNHCR ha assistito rifugiati provenienti dal sud del Sudan a rimpatriare da cinque paesi limitrofi: Etiopia, Kenya, Repubblica Centrafricana, Repubblica Democratica del Congo e Uganda. L’Agenzia sta inoltre fornendo informazioni sul ritorno a centinaia di migliaia di sfollati che si trovano nelle regioni di Khartoum e Kassala.
Oltre a coloro che sono rientrati con l’assistenza dell’UNHCR, si stima che altri circa 100mila rifugiati siano rimpatriati dai paesi limitrofi in Sudan meridionale con mezzi propri, prima o subito dopo la firma dell’accordo di pace nel gennaio 2005.
Oltre ad assistere rifugiati e sfollati nel ritorno, l’UNHCR ha introdotto servizi di base nelle aree di ritorno. In collaborazione con i propri partner, l’Agenzia ha realizzato oltre 100 progetti di reintegrazione, tra i quali la costruzione o la riabilitazione di pozzi, centri medici, cliniche e ospedali, scuole primarie e secondarie. È stata inoltre fornita assistenza nella riabilitazione di strade e svolta attività di informazione sui pericoli delle mine.