Trento città ideale per l'integrazione
E' Trento la provincia italiana che offre agli immigrati le migliori condizioni di vita. Lo rivela il quinto Rapporto Cnel sull'integrazione degli immigrati in Italia, realizzato con l'équipe del Dossier Caritas-Migrantes. La ricerca, basata su 21 indicatori che misurano la capacità di un territorio di attrarre stranieri, le possibilità lavorative e l'inserimento sociale, stila una classifica delle regioni e province italiane. Al primo posto si piazza il Trentino, seguito da Veneto e Lombardia. Ma i ricercatori parlano di un modello adriatico d'integrazione
ROMA - Dagli anni 2000 le regioni settentrionali, soprattutto quelle nord orientali, sono quelle che in Italia offrono le condizioni più favorevoli per l'integrazione socio-lavorativa degli immigrati; mentre sembra accentuarsi la differenza fra le aree centro settentrionali e quelle meridionali-insulari. E' quanto emerge dal quinto rapporto Cnel sugli "indici di integrazione degli immigrati in Italia" presentato ieri a Roma e realizzato con l'aiuto dei redattori del dossier sull'immigrazione della Caritas.
Trentino Alto Adige, Veneto e Lombardia guidano la graduatoria dell'indice complessivo di integrazione e sono pressochè allineate in cima alla classifica. Quasi tutto il meridione, con Campania e Sicilia in coda si colloca invece nelle parti basse della graduatoria, ad eccezione dell'Abruzzo che lambisce la fascia alta.
Per quanto riguarda le province, secondo il rapporto, nel corso di un anno quelle a massimo potenziale di integrazione sono più che raddoppiate passando da 11 a 25. Sono incluse in questa fascia oltre alle province autonome del Trentino Alto Adige, ben sette delle undici lombarde, due delle sette venete, cinque delle nove emiliane romagnole, tre delle quattro del Friuli e tre delle piemontesi. Tra le diciassette province a basso potenziale si colloca un terzetto costituito da Bari, Cagliari e Napoli mentre tra le diciotto a potenziale di integrazione minimo l'unico capoluogo di regione è Palermo. In generale, secondo il Cnel "è nel 'piccolo', cioè in contesti raccolti anche dal punto di vista amministrativo, che si giocano in gran parte i delicati processi di integrazione sociale".
Su ogni lavoratore immigrato lo Stato italiano risparmia almeno 150.000 euro, la somma che costerebbe allevare una persona da 0 a 20 anni. Il curioso conteggio è del ministro della Solidarietà sociale, Paolo Ferrero che lo ha esposto alla stampa in occasione della conferenza al Cnel. "Il conto è fatto a spanne - ha detto - ma fa capire come invece di chiedersi quanto spende lo Stato per gli immigrati sarebbe meglio domandarsi 'quanto ci ha guadagnato' a impiegare manodopera straniera".
"E poi - ha aggiunto Ferrero - gli immigrati pagano 3 miliardi di tasse a fronte di una spesa statale per gli immigrati, escluso l'ordine pubblico, sotto i 100 milioni di euro". Il ministro ha insistito quindi sulla necessità di un "welfare inclusivo". "Non è un caso - ha osservato - che gli indici di integrazione migliori si riscontrino dove il welfare funziona meglio". Per il ministro non servono misure ad hoc per gli immigrati perché il welfare deve essere universalistico. "Uno dei nodi fondanti - ha concluso - è certamente la questione della casa. Se la Francia fa 150.000 alloggi pubblici all'anno e la Spagna investe 8 miliardi per 5 anni, l'Italia crea 300 mila alloggi privati e solo 1.500 pubblici".
Per Fabio Sturani, sindaco di Ancona e vicepresidente dell'Anci con delega all'Immigrazione, l'Italia esprime politiche di integrazione "efficaci ma troppo frammentate, perché manca la capacità di definire obiettivi a livello nazionale". Secondo Sturani dal rapporto Cnel viene fuori uno scenario fatto di luce ed ombre. E' positivo il fatto che emergano "forti segnali di una crescente capacità di integrare: dalle 11 Province in fascia massima del 2003, oggi siamo a 25. Così soddisfano i risultati raggiunti dalle Marche sul fronte della stabilità sociale”. Per contro, vanno considerati in negativo l'allargamento della forbice fra Nord e Sud e le difficoltà delle grandi aree metropolitane.
(ANSA)
Ecco la classifica delle Regioni:
1. Trentino A.A.
2. Veneto
3. Lombardia
4. Emilia R.
5. Marche
6. Friuli V.G.
7. Valle d'Aosta
8. Piemonte
9. Umbria
10. Toscana
11. Abruzzo
12. Liguria
13. Lazio
14. Sardegna
15. Molise
16. Calabria
17. Basilicata
18. Puglia
19. Campania
20. Sicilia
Classifica delle prime trenta province
1 Trento
2 Brescia
3 Prato
4 Vicenza
5 Reggio E.
6 Treviso
7 Lecco
8 Mantova
9 Bergamo
10 Trieste
11 Cremona
12 Milano
13 Pordenone
14 Parma
15 Ancona
16 Bolzano
17 Lodi
18 Biella
19 Macerata
20 Vercelli
21 Modena
22 Forlì-Cesena
23 Cuneo
24 Piacenza
25 Gorizia
26 Varese
27 Ravenna
28 Bologna
29 Rimini
30 Verona