Le cooperative gestiscono meglio. Anche i Cpt. Risponde Legacoop
Giuliano Poletti *
Caro Campetti, accolgo volentieri la tua sollecitazione e cercherò di rispondere, spero in modo convincente, alle questioni che hai posto nella lettera aperta pubblicata su il manifesto del 5 aprile, relativamente all'affidamento della gestione del cpt di Lampedusa a due cooperative aderenti a Legacoop.
Credo sia opportuno, innanzitutto, partire da una doverosa premessa. A noi i centri di permanenza temporanea non piacciono; riteniamo che non siano la risposta adeguata al problema dell'immigrazione clandestina. Non è però nostro compito dettare le linee delle politiche che andrebbero attivate su questo terreno. E anche se, come ricordi nella tua lettera, il governo in carica ha espresso l'intenzione di giungere ad un superamento dell'utilizzo di queste strutture, è pur vero che, per il momento, nessun provvedimento legislativo è intervenuto in tal senso. E finché i cpt esistono, è chiaro che debbono essere gestiti, possibilmente al meglio, nel senso di cercare di garantire agli immigrati clandestini che arrivano nel nostro paese una «accoglienza» - come recita il bando di gara del cpt di Lampedusa - il più possibile degna di questo nome.
Credo, allora, che proprio questo obiettivo sia alla base della decisione del Consorzio nazionale servizi di partecipare alla gara per la gestione del centro: gara che il Cns ha vinto, affidando poi la gestione a due cooperative siciliane.
Conosciamo bene le polemiche che da tempo investono il cpt di Lampedusa; così come siamo consapevoli della estrema complessità e delicatezza che deve affrontare qualsiasi soggetto che decida di impegnarsi in un'attività di questo tipo. Ma proprio per questo crediamo che, anche in questo campo, la cooperazione non possa sottrarsi ad un senso di responsabilità che le deriva dalla sua storia e dai suoi valori.
In 120 anni di storia, le cooperative, in Italia, hanno realizzato un'esperienza originale ed hanno costruito un patrimonio imprenditoriale e sociale utile a tutta la collettività.
E lo hanno fatto conciliando mercato e solidarietà, sviluppo economico e qualità sociale, efficienza e responsabilità, cercando sempre di mettere al centro della loro attività la persona e le sue esigenze.
Ecco, io credo che anche nel caso di cui stiamo discutendo valgano gli stessi principi, gli stessi valori. Non abbiamo certo né il titolo né l'ambizione di assumere una sorta di ruolo di supplenza delle istituzioni su un fronte così delicato.
Crediamo, però, che sia legittima la nostra aspirazione di dare il miglior sostegno possibile, per quanto temporaneo e sicuramente non risolutivo, a persone in condizioni di estrema debolezza e difficoltà e, per questo, più di altre potenziali vittime di forme di abuso e di sfruttamento.
Le due cooperative che gestiranno il cpt di Lampedusa sono una cooperativa sociale - la Sisifo di Palermo- ed una cooperativa di servizi - la Blu coop di Agrigento- che, pertanto, integrano la particolare sensibilità relazionale della cooperazione sociale verso soggetti svantaggiati (e chi, più degli immigrati clandestini, lo è?) con la capacità gestionale, ampiamente riconosciuta, della cooperazione di servizi. Non credo, francamente, che altri soggetti sarebbero in grado di esprimere gli stessi requisiti di qualità sociale e di efficienza gestionale.
C'è poi un'altra questione che tu sollevi nella tua lettera: il fatto che il Consorzio nazionale servizi ha vinto la gara per la gestione del cpt con un'offerta inferiore a quella presentate da altri che vi hanno partecipato.
Fermo restando che la valutazione della compatibilità economica di un'attività imprenditoriale rientra nella piena autonomia di ogni singola cooperativa che aderisce alla nostra organizzazione, credo che il Cns sia senz'altro in grado di valutare il ribasso che può proporre quando partecipa ad una gara.
Ma se i margini per le due cooperative che gestiranno il centro saranno risicati - anche perché, naturalmente, non è assolutamente in discussione il rispetto dei diritti dei lavoratori e degli obblighi contrattuali - questa è una ragione in più per far comprendere che l'impegno della cooperazione non risponde certo ad una logica speculativa, quanto all'obiettivo di affermare la validità di un modello di impresa che, come ho già ricordato, pone da sempre la persona al centro della propria attività.
Al nostro recente congresso nazionale abbiamo posto l'accento sulla necessità di combattere il «pensiero unico»: l'idea, cioè, di un'economia retta soltanto dalla logica del profitto e della competizione; di un mercato dove c'è spazio solo per l'impresa capitalistica.
Credo che possiamo, e dobbiamo, farlo anche in questo caso particolare.
* Presidente Legacoop