Codice fiscale e immigrati
Troppi doppioni, verso la riforma
Non è raro che a due cittadini stranieri venga assegnata la stessa sequenza di numeri e lettere. A questo si aggiungono le difficoltà di trascrizione dei nomi da alcune lingue
ROMA - Fino a quando doveva identificare Mario Rossi, andava bene. Ora che deve finire anche nelle tasche di Ivan Ivanenko, Ion Pospescu o Wang Jie le cose si complicano e il codice fiscale non è più al passo con i tempi.
La sequenza di lettere e numeri indispensabile per i rapporti tra cittadini e pubblica amministrazione è entrata in crisi con la crescita dell'immigrazione in Italia. "Cominciano ad esserci troppe omonimie, abbiamo già parlato con Visco della necessità di una revisione " ha annunciato ieri nel corso di un'audizione parlamentare Gilberto Ricci, presidente della Sogei, la società che governa il braccio informatico dell'amministrazione fiscale.
Nel tesserino bianco-verde trova spazio, per gli italiani, anche il codice del Comune di residenza, che sommato a nome, cognome e data di nascita permette un'identificazione quasi univoca. Invece per gli stranieri c'è solo un "codice Paese", e non è poi così raro, specialmente se si ragiona sui grandi numeri dell'immigrazione, trovare persone che oltre il paese d'origine e il giorno di nascita condividono anche lo stesso nome.
"Da pochissimi casi che avevamo gestito bene ora ci troviamo a gestire, ad esempio, molti nomi cinesi che il codice Paese non basta più a distinguere" ha spiegato Ricci alla Commissione Finanze di Palazzo Madama. L'esempio dei cinesi non è casuale: in un Paese che conta oltre un miliardo di abitanti si contano appena 20mila cognomi (contro i 350mila italiani), e i 100 più diffusi coprono quasi il 90% della popolazione…
Se poi ai rischi di omonimia, si aggiungono le difficoltà di trascrizione dei nomi di tanti cittadini immigrati (si pensi ancora al cinese, o all'arabo e al cirillico), e le complicazioni che potrebbero crearsi se venisse approvato il disegno di legge sul doppio cognome, è chiaro che è il momento di mandare in pensione quelle sedici cifre.
Elvio Pasca