L’Italia si sta sempre più affermando come Paese dai flussi migratori intensi, in proporzione anche più di quelli degli stessi Stati Uniti che, sebbene accolgano ogni anno oltre un milione di nuovi immigrati (a fronte dei 250/300mila del nostro Paese), sono anche uno Stato cinque volte più popoloso dell’Italia. Il Lazio, in particolare, è una regione oltremodo significativa perché è la seconda in Italia, dopo la Lombardia, per numero di presenze straniere. Le caratteristiche dell’immigrazione laziale possono essere in gran parte attribuite alla sola provincia di Roma, che nell’ultimo decennio ha registrato un incremento di oltre 200 mila nuovi stranieri. Sono questi alcuni dei dati che emergono dal Rapporto 2007 dell’Osservatorio Romano sulle Migrazioni, presentato questa mattina presso la sede della Camera di Commercio di Roma da Monsignore Guerino di Tora, direttore della Caritas di Roma, Lorenzo Tagliavanti, vice presidente della Camera di Commercio di Roma, Claudio Cecchini, assessore alle Politiche Sociali della Provincia di Roma, e Raffaella Milano, assessore alle Politiche Sociali del Comune di Roma. Il Rapporto, nato grazie alla collaborazione bilaterale della Caritas diocesana e della Camera di Commercio, unisce l’attenzione alle esigenze economico-produttive a quelle sociali-culturali dell’immigrazione nell’area romana e si rivolge a un pubblico molto vasto: professionisti e operatori impegnati nel settore sociale, formativo, associativo e imprenditoriale, come anche funzionari delle strutture pubbliche, studiosi, amministratori e politici, nonché semplici cittadini desiderosi di cogliere il senso delle migrazioni nello specifico dell’area romana. Il volume è suddiviso in 37 capitoli realizzati tramite gli studi condotti da diversi autori, tra i quali molti giovani, con il supporto di numerose banche dati e di ricerche sul campo. Gli aspetti presi in esame sono molteplici. Tra questi, un’analisi della presenza straniera nelle scuole dell’obbligo e nelle università romane e un interessante approfondimento sull’insediamento dei quattro gruppi nazionali più importanti: romeni, filippini, polacchi e latino-americani. "A sostenere il mondo sociale nella sua opera di apertura all’immigrazione sono stati senza dubbio i rappresentanti del mondo imprenditoriale, più consapevoli di altri che il mondo economico ha bisogno di questo nuovo supporto per sostituire i lavoratori italiani che si ritirano dalla vita attiva o che non mostrano più interesse a determinati tipi di impiego", ha sottolineato Monsignor Guerino di Tora durante il suo intervento. "Gli immigrati stanno diventando una parte sempre più importante nel mercato dei consumi, e anche questa è un’altra maniera di far girare l’economia". Il Terzo Rapporto mette inoltre in risalto l’apporto che gli immigrati stanno dando non solo come lavoratori, ma anche come creatori di posti di lavoro e cioè come imprenditori. Come è stato evidenziato da indagini sul campo, in molti casi la decisione di migrare non scaturisce esclusivamente da considerazioni di tipo economico, ma sulla base di aspirazioni più articolate come lo studio, la ricerca di maggiori spazi di libertà personale, il desiderio di impegnarsi in carriere professionali appaganti come, appunto, quella imprenditoriale. Quanto alle provenienze nazionali, dal Rapporto emerge che nei Comuni della Provincia di Roma, su dieci residenti stranieri, quattro sono dell’Est Europa, due dell’Unione Europea, due asiatici, uno americano ed uno africano. I dati raccolti e commentati nel Rapporto, come ricordato da Monsignor Guerino Di Tora nell’introduzione, fanno di Roma una capitale a dimensione globale e dell’area romana un contesto qualificabile con quattro "i": internazionale, interculturale, imprenditoriale e interreligioso
Fonte - Aise