-
-
Immigrazione, in cdm la nuova legge. Con qualche cambiamento
Oggi la discussione della Amato-Ferrero. Ma il testo non è lo stesso annunciato. A partire dall'autosponsorizzazione La copertura Il problema economico è stato rinviato alla prossima Finanziaria
Cinzia Gubbini
Roma
Forse oggi ce la faranno: il consiglio dei ministri stamattina troverà sul tavolo la riforma della legge sull'immigrazione Bossi-Fini. Probabilmente una delle azioni del governo di centrosinistra di cui si è parlato più a lungo e più a vuoto. Persino questo passaggio potrebbe non essere risolutivo e assicurare l'avvio del cammino della legge delega con cui l'esecutivo dovrebbe proporre le linee guida sulle politiche migratorie al parlamento. «Spero che il testo venga approvato», ha detto ieri il ministro dell'Interno Giuliano Amato, uno dei padri della riforma insieme al collega della Solidarietà sociale Paolo Ferrero. Il rischio, appunto, è che a Palazzo Chigi se ne discuta ma che non si trovi la quadra. Dopo mesi e mesi - senza contare la «Fabbrica del programma» e i successivi «Tavoli per il programma» - passati a dibattere su come cambiare la Bossi-Fini le opinioni nella maggioranza sono ancora discordanti E, fuori, ci sono lobby come quella degli imprenditori a cercare di dettare la linea. Tant'è che il testo preparato per la riunione di stamattina non è lo stesso inviato un mesetto fa ai vari dicasteri per un parere, e che finì immediatamente sui giornali.
Alcune cose sono cambiate, altre che erano state date per acquisite sono improvvisamente state derubricate a «punto da discutere». E poi c'è il problema «principe», quello della copertura finanziaria, che ha già fatto slittare di due settimane la presentazione del testo all'assise del governo. Sulla prima stesura definitiva del testo di legge delega non era stata indicata alcuna copertura, piccolo particolare immediatamente segnalato dal ministero dell'Economia. Proprio in questi giorni il Viminale ha inviato una relazione a Padoa Schioppa, in cui si spiega che se la copertura finanziaria non c'è è perché la riforma non vedrà certamente la luce prima dell'approvazione della prossima finanziaria (cioè fino all'inizio del 2008). Dunque, il problema dei soldi da stanziare non si pone nell'immediato. Il Viminale ha comunque indicato una cifra di massima, una stima, da sottoporre all'attenzione del dicastero di via XX Settembre. Ma solo oggi Padoa-Schioppa scioglierà la riserva.
Ci sono però anche altri punti di tensione. Il primo, e il più noto, è quello che riguarda l'autosponsorizzazione. E' uno dei canali di ingresso previsto dalla riforma Amato-Ferrero (e già contenuto nella Turco-Napolitano, poi abrogato dalla Bossi-Fini insieme alla sponsorizzazione vera e propria). Si dà la possibilità a un immigrato, iscritto ad apposite liste ed entro quote prefissate, di entrare in Italia legalmente dimostrando di avere dei soldi per potersi mantenere e cercare lavoro. Per Ferrero è uno dei punti indispensabili, e oltretutto l'autosponsorizzazione è prevista anche nelle proposte di legge di Prc e Ulivo. Amato sembrava essersi convinto, nonostante la resistenza dei prefetti. «Perplessi» si sono detti Confindustria e il commissario Ue agli affari interni Franco Frattini. E ora ci si mette anche l'Italia dei Valori, che a breve depositerà alle Camere una sua proposta di legge. A tutti risponde il responsabile immigrazione della Cgil Piero Soldini: «Sarebbe gravissimo non prevedere l'autosponsor. Il titolare del permesso di soggiorno deve essere il lavoratore».
Ma ci sono anche altre questioni ancora aperte. Ad esempio la decisione - ora classificata come «punto da discutere» - di ridare ai giudici ordinari la competenza su espulsioni e trattenimenti nei cpt, togliendola ai giudici di pace. Cambia anche la possibilità, per le quote destinate ai migranti candidati al lavoro di colf e badanti nel nostro paese, di poter «superare entro quote determinate» i decreti flussi stabiliti ogni anno. Ora si dice che ci sarà un «adeguamento annuale» delle quote anche in base alle richieste dei nulla osta pervenuti. In pratica si ripropone il metodo utilizzato nel 2006 da Amato e Ferrero: riaprire i flussi se arrivano molte domande. Probabilmente la procedura verrà semplificata, evitando di ripassare ogni volta in parlamento. Ci sono poi alcune novità smaccatamente ideologiche, come la previsione che anche nei corsi di formazione all'estero dovranno essere diffusi «i valori su cui si basa la Costituzione». E altri di sostanza: l'immigrato che vive da due anni in Italia sarà sì equiparato all'italiano sul piano dell'assistenza sociale, ma non potrà usufruire dell'assegno sociale. Si rafforzano, infine, le tutele per le vittime di tratta: in caso di sospetto sfruttamento potrà essere sospesa l'espulsione. Un'altra misura di tutela riguarda le persone che ottengono un permesso umanitario: «in casi da determinare» potranno accedere al ricongiungimento familiare.