Cgil: gli stagionali salvati dalla riforma
La riforma Amato-Ferrero è importantissima per i lavoratori stagionali in agricoltura perché li protegge dal lavoro nero. Lo sostiene il sindacato di categoria Flai-Cgil. "Il nuovo disegno di legge è fondamentale per cambiare le cose per gli immigrati che lavorano in agricoltura - spiega Gino Rotella, responsabile del dipartimento previdenza della Flai-Cgil - . L'agricoltura è infatti il settore, insieme all'edilizia, dove il lavoro in nero è dilagante, con episodi aberranti di schiavismo ai danni degli immigrati"
ROMA - Il disegno di legge Amato-Ferrero sull'immigrazione eviterà ai tanti migranti che lavorano in agricoltura con contratto stagionale di ricadere nella clandestinità. Un destino finora segnato per chi prestava la propria opera in un settore nel quale i posti di lavoro sono in maggioranza temporanei.
"La nuova legge è fondamentale per cambiare le cose per gli immigrati che lavorano in agricoltura", spiega Gino Rotella responsabile del dipartimento previdenza della Flai-Cgil.
L'agricoltura è infatti il settore, insieme all'edilizia, dove il lavoro in nero è dilagante, con episodi aberranti di schiavismo ai danni degli immigrati ed endemiche contiguità non la malavita organizzata.
"Non sto dicendo che con la nuova legge per magia tutto questo finirà, ma di sicuro - dice il sindacalista - il lavoratore stagionale che finisce il suo periodo di lavoro non cadrà nella clandestinità ma diventerà un disoccupato come altri e potrà aspettare di essere richiamato dal datore di lavoro". Il contratto di lavoro agricolo infatti prevede che nelle diverse fasi di cultura il lavoratore stagionale mantenga il diritto al lavoro: chi è stato assunto per la semina ha poi la priorità per essere riassunto per la raccolta. Con la Bossi-Fini diventava clandestino con la Ferrero-Amato conserverà il diritto alla riassunzione.
"Non essere clandestino inoltre - sottolinea Rotella - è fondamentale per combattere tutte quelle forme di sfruttamento e di intermediazione illegale di manodopera". L'essere clandestino significa non poter chiedere aiuto a nessuno e meno che mai al sindacato. "Ora invece - aggiunge Rotella - questi lavoratori potranno essere tutelati meglio".
Ad apprezzare il disegno di legge delega Amato-Ferrero non sono solo i sindacati, anche gli imprenditori agricoli vedono dei risvolti positivi soprattutto sul versante semplificazioni burocratiche. "Se la legge manterrà i criteri della delega - dice Romano Magrini della Coldiretti - ci saranno delle semplificazioni nel contratto di soggiorno. Per datore di lavoro e lavoratore non sarà più necessario firmare il contratto in prefettura resterà un rapporto a due con una riduzione di pratiche burocratiche". Bene anche dal punto di vista degli imprenditori agricoli la scadenza triennale e non più annuale per il decreto dei flussi. "La scadenza triennale - sottolinea Magrini - ci permette di migliorare la programmazione e poter programmare è fondamentale per un'azienda".
Quanto all'aumento di ingressi di immigrati Gino Rotella non vede grandi cambiamenti e smentisce l'immagine di un settore snobbato dai lavoratori italiani. "Non è vero - dice - che in agricoltura manca la mano d'opera, i lavoratori in agricoltura ci sono e ci sono anche gli italiani. Anzi - spiega - ci sono 160.000 lavoratori italiani che non riescono a raggiungere le 51 giornate di lavoro indispensabili per maturare l'indennità di disoccupazione". Quello che invece manca, secondo Rotella, è una gestione ottimale dell'incontro domanda-offerta che in alcune zone del paese è ancor in mano del caporalato e in altre zone a sedicenti società di servizi. "La Bossi-Fini - afferma Rotella - non governava questi processi. Con la nuova legge le cose possono cambiare e avremo più persone che potranno difendersi dall'illegalità e dallo sfruttamento".
(ANSA)