Il consigliere bolognese Valerio Monteventi ha denunciato con un comunicato lo stanziamento da parte del Ministero dell’Interno alla Prefettura di Bologna di 775.443 euro per lavori al CPT di Bologna, soldi arrivati alla Filiale di Bologna della Banca di Italia.
La notizia che fossero in corso lavori all’interno del Centro di Permanenza Temporanea di Via Mattei era già nota dallo scorso 3 marzo, in quell’occasione la nostra redazione aveva espresso diversi dubbi sul percorso di trasformazione dei CPT in CDA (centri di accoglienza) annunciato dal Ministero dell’Interno e dal Ministero della Solidarietà Sociale, che per i centri di detenzione auspicano un processo di miglioramento delle strutture con l’obiettivo di un progressivo svuotamento.
Ora appare ancora più evidente l’ambiguità del Governo, che con una determina ministeriale finanzia per quasi un milione di euro lavori di blindatura del carcere per migranti di via Mattei (sbarre d’acciaio per sostituire reti metalliche, parallelepipedi di cemento per rimpiazzare i letti) mentre con un comunicato stampa annuncia la riqualificazione dei CDA e l’impegno a valutare attentamente la situazioni dei CPT di Torino, Modena, Gradisca e... Bologna.
All’indomani dell’approvazione da parte del CDM del testo del Disegno di Legge Delega che riformerà il sistema della detenzione amministrativa, ci troviamo di fronte ad un greve stanziamento di fondi da parte dell’attuale Governo per rendere ancora più inespugnabile il “carcere di massima sicurezza” di Via Mattei, così definito anche dai membri della Commissione De Mistura che lo ispezionarono il 6 ottobre scorso.
Stando al comunicato stampa del Ministero dell’Interno del 24 aprile scorso, è stata disposta la chiusura di tre CPT in Italia – Crotone, Ragusa e Brindisi – ma apprendiamo che resteranno però attivi per la loro funzione di CDI (centri di identificazione, ad oggi in tutto e per tutto uguali ai centri di permanenza temporanea). Sempre nello stesso comunicato si legge che per i CDA sarà promosso un progetto di “riqualificazione” per aumentare gli “standards di ospitalità”. Ma quali sono in Italia questi CDA? Solo il Centro di Lampedusa è stato denominato Centro di Prima Accoglienza e Soccorso, non ve ne sono altri, quindi perché non riferirsi direttamente alla realtà specifica di quel centro (che, denuncia la Rete Antirazzista Siciliana, è ancora uguale a quando è stato visitato dal giornalista F. Gatti)?
Sul tema spinoso della detenzione amministrativa è sempre più evidente l’imbarazzo dell’attuale maggioranza, mai come ora nelle dichiarazioni, nei comunicati stampa e nei dispacci di agenzia rimbalzano nomi e terminologie che sembrano scioglilingua, rafforzando quella politica dell’annuncio a cui seguono invece fatti concreti opposti: riqualificare i CPT a furia di sbarre e cemento armato, promuovere la prima accoglienza migliorando il sistema dei respingimenti, garantire i diritti rafforzando i percorsi di espulsione e la detenzione amministrativa.
Melting Pot Europa