Permessi alle poste, solo il 2% in 6 mesi
A fronte di 560mila domande di permesso di soggiorno presentate dall'11 dicembre, con il nuovo sistema, i permessi elettronici già in lavorazione sono meno di 35mila. Mentre queli consegnati alle questure sono 13mila, il 2,3% del totale. Bassa (34%) anche la percentuale di domande compilate con l'aiuto dei patronati. Fra i miglioramenti apportati: è stato modificato il sistema degli appuntamenti e sono stati ridotti i campi obbligatori da compilare. Aggiornato anche il sito internet www.portaleimmigrazione.it
ROMA - Il ministero dell'Interno e Poste italiane stanno cercando di correggere il nuovo sistema di rilascio e rinnovo dei permessi di soggiorno: ecco i primi risultati emersi da due incontri che si sono svolti al Vicinale il 4 e 7 maggio scorsi.
A fronte di 560.000 domande presentate (dato aggiornato al 3 maggio), i permessi di soggiorno elettronici in lavorazione a tutt'oggi sono appena 34.381. Di questi meno di 10.000 sarebbero consegnabili, mentre altri 13.000 sono stati inviati alle questure: ovvero il 2,3 % circa del totale.
E' giusto considerare che, nel totale delle domande, ci sono anche quelle presentate fino al 31 dicembre dai nuovi cittadini dell'Unione Europea (romeni e bulgari) che dal 1 gennaio 2007 non hanno più necessità di richiedere la carta di soggiorno; tuttavia questa presenza incide sul totale solo per il 12%. Perciò, anche volendo depurare dalle 560.000 domande giacenti l'incidenza dei cittadini comunitari, il numero resta alto rispetto a quello delle domande concretamente lavorate, cioè prossime al rilascio del permesso di soggiorno elettronico.
Il numero di pratiche anomale (che secondo una prima stima a febbraio era intorno al 65%) ora si attesta intorno al 45% del totale. In altre parole, non è che le domande presentate “si siano sistemate da sole” ma verosimilmente Poste e ministero hanno applicato criteri di verifica più elastici, più rispondenti alla normativa.
La percentuale di domande transitate attraverso gli enti di patronato (delle organizzazioni sindacali ma anche datoriali), trattate con il sistema di pre-caricamento ammonta circa al 34%. E' un dato in qualche misura anomalo: non c'è motivo per cui gli interessati avrebbero dovuto preferire inoltrare la domanda alle poste (compilando il modulo cartaceo). Forse il dato si spiega considerando che molti patronati, a causa del sistema informatico spesso in stallo e dei campi obbligatori di compilazione (che a volte impediscono di completare la pratica solo su base informatica), forniscono assistenza compilando il modulo cartaceo. E' verosimile che la percentuale di pratiche seguite dai patronati sia notevolmente più alta.
Per quanto riguarda l'andamento delle convocazioni, le Poste hanno corretto alcune anomalie del software che utilizzava un sistema datario all'americana, per esempio invertendo il mese con l'anno, e non teneva conto delle festività locali. Oggi, introdotta un'agenda personalizzata per ogni questura, circa 140.000 richiedenti sono stati convocati per la rilevazione delle impronte digitali. La convocazione in questura avviene una volta arrivata la pratica. La lavorazione prosegue eventualmente con la richiesta di documentazione mancante e poi con la cosiddetta “decretazione”, cioè il rilascio del permesso o il suo rifiuto.
Da pochi giorni gli interessati, utilizzando la propria password e il proprio codice, possono accedere al portale www.portaleimmigrazione.it e verificare i documenti mancanti, se la pratica è giunta ad uno stadio di lavorazione tale da consentirlo. Ma nel portale non si da indicazione su come inoltrare i documenti. Informalmente, sia il ministero dell'Interno che le questure dicono che i documenti non dovranno essere spediti per posta (perché rischiano di perdersi per strada ma soprattutto perché non è stata immaginata una procedura per la loro acquisizione) ma consegnati direttamente alla questura, o il giorno della convocazione o addirittura prima.
La domanda va aggiornata se, durante l'attesa per la sua definizione, le condizioni del richiedente cambiano. Esempio: un lavoratore chiede un permesso per attesa occupazione ma nel frattempo trova lavoro. Un'occupazione che può ricoprire legalmente, visto che durante il rinnovo del permesso si può lavorare in regola. Quindi si dovrebbe non solo ammettere ma anche regolamentare la modalità di integrazione della domanda. E' un fatto molto importante, perché chi chiede un permesso per attesa occupazione lo riceverà al massimo per sei mesi, quindi quando lo riceve dovrà immediatamente chiederne un ulteriore rinnovo. Perciò il buonsenso sarebbe consentire di integrare la domanda chiedendo che venga presa in considerazione, se c'è una documentata occupazione regolare, per il rilascio di un permesso di soggiorno per lavoro. La documentazione necessaria dovrebbe essere possibile presentarla direttamente alla questura, perché non esiste una procedura postale per l'integrazione della domanda.
Il sistema informatico utilizzato per l'inserimento dei dati è stato modificato e sono stati ridotti i campi di compilazione obbligatoria, cioè quelli che se mancanti comportavano il blocco della pratica:
- il modulo 209/2 per la richiesta di carta di soggiorno per i familiari di cittadini comunitari ora è esente dal bollo, quindi dal modulo è prevista l'eliminazione dello spazio relativo alla marca da bollo di 14,62 €;
- per il permesso di soggiorno per attesa occupazione non è più necessaria l'indicazione del reddito attuale. La casella rimane ma se anche l'interessato non indica nessun reddito nel modulo, la pratica può partire lo stesso. Rimane invece obbligatoria l'indicazione dell'iscrizione al Centro per l'impiego;
- per l'idoneità dell'alloggio è stato eliminato il campo obbligatorio di compilazione in sede di richiesta di carta di soggiorno. In altre parole, ad una persona che ha già maturato il diritto di avere la carta di soggiorno, chiedere ancora l'idoneità dell'alloggio legata al contratto di soggiorno è un controsenso, proprio perché nel momento in cui ci sono i requisiti per ottenerla il lavoratore immigrato è sollevato dal rituale del contratto di soggiorno e connessa verifica sulla disponibilità di un alloggio idoneo.
Rimangono altre questioni da risolvere sulle quali il ministero dell'Interno non ha ancora preso una posizione:
Soci lavoratori. Molte questure hanno dato indicazione a chi lavora presso cooperative di chiedere non il permesso per lavoro subordinato bensì autonomo. E' un'indicazione sbagliata, non conforme a quanto stabilisce la legge 142/2001 in materia di rapporto di lavoro tra i soci e le cooperative. Questa legge prevede che, oltre all'adesione alla cooperativa in qualità di socio, il rapporto di lavoro debba essere regolato da un contratto di lavoro e che questo contratto, se comporta una prestazione lavorativa che ha le caratteristiche del lavoro dipendente, sia un contratto di lavoro subordinato.
Soggiornanti lungo periodo . Un altro aspetto da chiarire riguarda la vecchia carta di soggiorno (che ora si chiama “permesso CE per soggiornanti lungo periodo”) e l'applicazione del decreto legislativo n. 3 del 2007, ovvero la valutazione sull'anzianità di residenza di cinque anni. Si discute se i cinque anni di residenza debbano essere chiesti come requisito solo al cosiddetto capofamiglia o se debba essere verificata anche una corrispondente anzianità di soggiorno per tutti i familiari a carico. Anche su questo aspetto, che sembra in realtà regolato abbastanza chiaramente dalla legge, il Viminale conserva dei dubbi.
Tessera sanitaria. Continuano ad esserci problemi per l'accesso e soprattutto la conservazione dell'iscrizione al Servizio sanitario nazionale (Ssn) con il conseguente rilascio della tessera sanitaria durante il lungo periodo di attesa per il rinnovo del permesso di soggiorno.
(Fonte:www.meltingpot.org)