Nafula, nome di fantasia, è una ragazza di 23 anni e viene dalla Repubblica di Togo, piccolo paese dell’Africa occidentale, ora vive qui in Italia e dal marzo di quest’anno ha ottenuto lo status di rifugiata.
Nafula dal suo paese è dovuta scappare, la sua unica sfortuna è quella di essere donna e di appartenere al gruppo etnico dei "Lamba", questo nel suo paese vuol dire mutilazione genitale. Si perchè, nel Togo, nonostante ci sia una legge che dal 1998 vieta le mutilazioni, i dati statistici forniti da diverse Ong dimostrano che almeno il 12% delle giovani donne togolesi subiscono comunque mutilazioni genitali.
Nafula si è sempre opposta, questa sua opposizione non era ben vista dalla famiglia. In effetti ha subito diverse violenze da parte dei suoi famigliari perchè, secondo loro stava andando contro la volontà e le abitudini della comunità. Alla fine è dovuta fuggire, lasciare la sua casa e la sua famiglia per venire in Italia dove, grazie all’aiuto dell’Ics - Ufficio Rifugiati di Trieste, è riuscita ad ottenere lo status di rifugiata ai sensi dell’art. 1 della Convenzione di Ginevra.
Una battaglia non facile quella di Nafula, non solo perchè nel suo paese ufficialmente certe pratiche non dovrebbero proprio avvenire, ma anche perchè non sono molti i casi in Europa di riconoscimenti dello status di rifugiata per il rischio di mutilazioni genitali. Tali pratiche in effetti hanno conseguenze fisiche e psicologiche decisamente drammatiche e disastrose sulle giovani donne, in molti casi poi le condizioni igieniche sanitarie in cui vengono effettuate queste mutilazioni provocano ulteriori infezioni, mettendo a rischio la vita stessa della donna.
Grazie ad un approfondito lavoro, svolto dall’Ufficio Rifugiati di Trieste dell’Ics, davanti alla Commissione territoriale di Gorizia per il riconoscimento dello status di rifugiato, si è dimostrato che le mutilazioni genitali violano i diritti primari della persona quali il diritto alla vita e alla soppravivenza, alla salute, alla libertà ed all’autodeterminaazione nella procreazione. Le mutilazioni genitali inoltre violano il diritto di godere e controllare la propria vita sessuale e riproduttiva. Tutti questi diritti le sarebbero stati negati se non fosse fuggita ed una sua eventuale espulsione l’avrebbe condannata a mutilazione certa.
La pronuncia della commissione di Gorizia è molto importante perchè riconosce che la legge della Repubblica di Togo non tutela le persone che, in realtà, continuaano a correre il rischio di subire tali pratiche contro la loro volontà.
Redazione Melting Pot Friuli Venezia Giulia