I travagli economici politici e spesso militari che hanno caratterizzato la fase post-socialista hanno prodotto anche importanti mutamenti nella struttura demografica dei paesi caucasici.
Un rapporto relativo ai fenomeni migratori in Asia Centrale e nel Caucaso redatto nel 2006 dall’OIM (Organizzazione Internazionale per le Migrazioni) offre un quadro di massima dei movimenti di popolazioni che hanno coinvolto Armenia ed Azerbaijan e delle conseguenze che essi hanno determinato nelle rispettive società.
I due paesi uniti da un comune destino di ostilità e diffidenza sfociato nella guerra nei primi anni ‘90 mostrano di avere, in tema di fenomeni migratori, numerosi punti di contatto ed alcune sostanziali differenze. In particolare proprio la guerra in Nagorno Karabakh e più in generale l’instabilità nell’intera regione caucasica hanno provocato importanti movimenti di popolazioni che hanno coinvolto entrambi i paesi.
Sono stati circa 360.000 i cittadini di origine armena che hanno abbandonato l’Azerbaijan per rifugiarsi in Armenia. A questi vanno poi aggiunti altri 50.000 armeni provenienti da diverse repubbliche caucasiche.
Ancora più importanti sul piano quantitativo le cifre che riguardano l’Azerbaijan. Nel 2003 venivano stimati in almeno 300.000 gli azeri che avevano lasciato la Georgia per stabilirsi in Azerbaijan. A questi vanno aggiunti i 653.000 Internally Displaced People (sfollati) arrivati a seguito del conflitto con l’Armenia, la gran parte dei quali provenienti dalle regioni azere occupate dall’esercito armeno.
Sono state però le difficoltà economiche, il crollo degli standard di vita e la diffusa disoccupazione a determinare in entrambi i paesi continui flussi di emigrati, legali o clandestini, diretti in paesi terzi.
Il rapporto OIM stima in circa 1.000.000 il numero di armeni che tra il 1988 e il 2005 hanno abbandonato il paese. Il rapporto individua quattro diverse fasi che avrebbero caratterizzato il flusso migratorio. La prima dalla dichiarazione d’indipendenza del 1990 sino al 1992, avrebbe visto la partenza di circa 100.000 persone, per lo più personale altamente qualificato, membri della vecchia amministrazione a disagio nella nuova repubblica e molti cittadini di etnia russa.
La seconda fase, dal 1992 al 1995, quella più significativa sul piano numerico, è stata caratterizzata da ragioni prettamente economiche. A fronte di 800.000 partenze sarebbero stati solo 400.000 gli emigrati che hanno successivamente fatto ritorno in patria.
La terza fase dal 1995 al 2002 ha visto una riduzione dei flussi, circa 200.000. Gli emigranti partiti in questo periodo hanno mostrato la tendenza a stabilirsi definitivamente nei paesi di emigrazione.
L’ultima fase, dal 2002 al 2006, presenta un elemento di novità. Accanto alle partenze che hanno mantenuto proporzioni considerevoli, circa 300.000, si registrano anche importanti flussi di ritorni in Armenia. Un fenomeno che sarebbe confermato anche da altri dati quali l’aumento degli studenti nelle scuole del paese e la crescita del settore immobiliare. Il rientro degli immigrati armeni ha coinciso con una fase di ripresa economica del paese iniziata nel 2001 caratterizzata da un notevole dinamismo e tassi di crescita importanti.
Le destinazioni privilegiate dagli emigranti armeni sono quelle dove possono contare sulla rete di sostegno della diaspora, i paesi scandinavi e l’Australia, ed in misura minore i paesi mediorientali. Anche la Turchia rientra tra le destinazioni dell’emigrazione armena. Nei mesi scorsi nella stampa turca sono apparse stime ufficiose secondo le quali sarebbero almeno 50.000 gli immigrati clandestini armeni presenti nel paese.
Una buona parte degli emigrati che lasciano l’Armenia lo fa scegliendo canali clandestini ed il governo armeno ha finora siglato accordi per il rimpatrio dei propri immigrati clandestini con Danimarca, Svizzera e Lituania.
Una ricerca dell’Associazione Sociologica Armena citata dal rapporto OIM evidenzia come in tema di emigrazione gli intervistati mostrino perlomeno una certa carenza di informazioni. Il 40% di loro crede che sia possibile entrare nei paesi occidentali senza visto di ingresso ed il 58,7% si dice sicuro che non serva un visto di lavoro per lavorare in un paese straniero. A questo proposito un punto informazioni per migranti è stato stabilito nel paese su iniziativa dell’IOM.
Due considerazioni finali sugli effetti che l’emigrazione di massa ha prodotto in Armenia.
La prima osservazione è che i movimenti di popolazione registrati dalla dichiarazione di indipendenza ad oggi hanno modificato la composizione etnica della popolazione del paese che attualmente è costituita per il 97% da armeni.
La seconda è il ruolo delle rimesse degli emigranti per l’economia del paese. Per il 2005 gli esperti hanno fatto una stima nell’ordine del miliardo di dollari.
Anche le difficoltà economiche e sociali che hanno investito l’Azerbaijan indipendente hanno avuto tra l’altro l’effetto di produrre importanti movimenti migratori dal paese. Quando però si tratta di indagare la portata dei fenomeni migratori in Azerbaijan ci si scontra con alcune difficoltà. Un ricercatore azero, Alec Rasizade, in un articolo comparso nel 2002 sulla rivista Central Asia Survey aveva già notato come le autorità azere fossero restie a raccogliere e fornire statistiche sulle partenze dal paese. Anche il rapporto OIM sottolinea la necessità di adottare una certa cautela nella lettura delle statistiche ufficiali. Secondo l’Ufficio statale per i confini, tra il 1991 ed il 1997, 273.000 azeri avrebbero abbandonato il paese. Interessanti sono i dati sulla composizione etnica degli emigrati, 112.000 dei quali russi, 65.000 azeri, 11.000 ebrei. Sempre secondo lo stesso Ufficio meno di 10.000 azeri hanno lasciato il paese nel 2000. Questi dati si riferiscono agli emigrati che, così come prescrive la legge, prima di lasciare il paese consegnano alla polizia un documento d’identità. Una pratica, secondo l’OIM, rispettata però solamente dal 25% degli emigrati.
Le stime dell’OIM, tenendo conto dei dati ufficiali ed altre fonti, calcolano in 2.000.000 il numero di azeri che hanno lasciato il paese. Una stima che Rasizade porta a tre milioni.
In testa alle destinazioni preferite dagli emigrati azeri vi è la federazione russa ed in particolare Mosca. Le cifre sulla comunità azera di Mosca, impiegata soprattutto nel settore informale, sono assai eloquenti nel delineare i reali contorni del fenomeno migratorio: nel 2003 gli azeri ufficialmente registrati a Mosca erano 1.150.000, quasi il 9% della popolazione totale. Un dato appare ancor più significativo se consideriamo che, secondo Rasizade, nel 1989 gli azeri a Mosca erano solo 21.000.
Tra le altre mete dell’emigrazione azera la Turchia. I cittadini azeri ufficialmente registrati sono 10.000 ma numerosi elementi fanno pensare che la loro presenza sia di gran lunga superiore senza contare l’emigrazione stagionale nel settore agricolo diretta verso le regioni orientali della Turchia. Significative comunità azere sono poi presenti anche in Ucraina, Germania e Olanda.
Un aspetto peculiare dell’emigrazione azera, soprattutto se la confrontiamo con quella armena, è la presenza di una forte componente femminile.
Il rapporto OIM su quest’aspetto, pur notando che sempre di più sono le donne azere che abbandonano il paese, mantiene però un tono piuttosto defilato. Esso si limita a notare che ci sono sempre più donne che “curiosamente fanno richiesta di un visto per la Turchia, gli Emirati Arabi o il Pakistan” e sottolinea il rischio che esse cadano vittime del racket delle organizzazioni di trafficanti.
L’articolo di Resizade ed un volume di Ferdide Hayet, Azeri Woman in Transition, pubblicato nel 2001 parlano esplicitamente di alcune migliaia di prostitute azere soprattutto nei paesi del Golfo Persico. Per le donne azere una possibilità di lasciare il paese è quella di sposarsi con residenti all’estero. Il rapporto OIM riporta come il 30% delle azere residenti in Germania siano sposate con cittadini tedeschi.
Dal rapporto OIM emergono due importanti differenze tra Armenia ed Azerbaijan in materia di migrazioni. La prima è la presenza di lavoratori stranieri in questi due paesi. Mentre per l’Armenia il rapporto si limita ad alcune considerazioni generali senza citare statistiche, per quanto riguarda l’Azerbaijan vengono riportate diverse statistiche.
Nel 2005 quasi 20.000 stranieri hanno avuto un permesso di lavoro temporaneo nel paese ma secondo stime ufficiose i lavoratori stranieri presenti nel paese sarebbero almeno 60.000.
Il secondo elemento riguarda il ruolo dell’Azerbaijan come paese di transito per i flussi di profughi clandestini. La particolare posizione geografica del paese lo rende una piattaforma importante usata dalle organizzazione clandestine per far arrivare migranti, provenienti da Russia, Ucraina, Asia Centrale ed Estremo Oriente in Turchia, in Europa e nei paesi del Golfo Persico.