Nota dell’UNHCR sull’integrazione dei rifugiati nell’Unione Europea
In occasione del meeting informale dei ministri degli stati membri dell’Unione Europea (UE) responsabili per l’immigrazione, organizzato dalla presidenza tedesca a Potsdam nelle giornate di ieri e oggi, l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) ha pubblicato una nota contenente una serie di raccomandazioni sulle modalità per favorire l’integrazione dei rifugiati nell’Unione Europea.
Nell’ambito del proprio mandato di assistere i paesi nell’adempimento dei loro obblighi nei confronti di richiedenti asilo e rifugiati, l’UNHCR ha svolto di recente una serie di valutazioni in diversi paesi dell’Unione al fine di identificare i principali ostacoli all’integrazione dei rifugiati e di altre persone bisognose di protezione internazionale.
Tra questi ostacoli si annoverano l’insufficiente conoscenza della lingua locale e le differenze culturali, la scarsa comprensione all’interno delle comunità ospitanti della condizione specifica dei rifugiati, attitudini discriminatorie e ostili nei confronti degli stranieri e l’impatto psicologico dell’inattività durante le procedure d’asilo.
In particolare, il limitato accesso ai diritti è stato identificato come un ostacolo all’integrazione delle persone alle quali è stata garantita una forma sussidiaria di protezione. L’UNHCR è costantemente impegnato a far sì che a queste persone siano garantiti gli stessi diritti e le stesse opportunità di integrazione di cui godono coloro ai quali è stato riconosciuto lo status di rifugiato in base alla Convenzione ONU sui rifugiati del 1951. La loro necessità di protezione internazionale è infatti altrettanto urgente e spesso altrettanto protratta nel tempo di quella dei rifugiati.
Per quanto riguarda i richiedenti asilo, le politiche di accoglienza dovrebbero essere elaborate in modo da ridurre al minimo il loro isolamento e la separazione dalle comunità locali e da fornire efficaci servizi di insegnamento della lingua, formazione professionale e assistenza mirati all’ottenimento di un lavoro.
Tale approccio si fonderebbe così sulle competenze e sulle risorse degli individui, incoraggiando richiedenti asilo e rifugiati a diventare membri attivi della società, aumentando le loro possibilità di integrarsi con successo nel paese ospitante o di reintegrarsi nel proprio paese d’origine in caso di rimpatrio. Il lavoro non fornisce alle persone soltanto un reddito ma anche autonomia, un ruolo e un riconoscimento sociale.
Altrettanto importante ai fini dell’integrazione è la disponibilità di un alloggio che consenta la costruzione di relazioni con la comunità ospitante. La detenzione, anche per un limitato periodo di tempo, può avere conseguenze durature sugli individui e sulla loro capacità di adattarsi e integrarsi, in particolare nel caso di bambini e di persone che hanno subito traumi.
I centri d’accoglienza collettivi, se da un lato soddisfano le immediate necessità abitative dei richiedenti asilo, possono tuttavia avere l’effetto di isolarli dalla comunità locale. Anche i frequenti cambi di residenza accrescono l’instabilità e ostacolano la frequenza scolastica dei bambini.
Nonostante alcune sfide dell’integrazione che devono affrontare i rifugiati possano essere applicate anche agli immigrati, l’UNHCR incoraggia gli stati membri dell’Unione Europea a sviluppare politiche d’integrazione che tengano in considerazione le necessità specifiche di rifugiati, richiedenti asilo e beneficiari di protezione sussidiaria.
La nota dell’UNHCR sull’integrazione dei rifugiati nell’Unione Europea (pdf 141 kb, in inglese).
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