Chiunque sia stato a Lampedusa negli ultimi anni, per motivi anche vagamente connessi alla presenza dei migranti sull’isola, al loro approdare, alla loro detenzione, alle loro espulsioni, non può non averci fatto caso. C’è una bandiera nella piazza del paese, che sventola alta e beata. È una bandiera verde e vederla suscita stupore. È la bandiera della Lega Nord che incredibilmente, da anni, a Lampedusa miete consensi in continua crescita.
Nell’ottobre del 2004, quando circa 1200 persone non identificate furono deportate in manette, su cargo militari C130 dalla piccola isola siciliana fino a Tripoli e da lì abbandonate a una frontiera che è solo deserto, il leghista Borghezio raggiunse Lampedusa, assistette con soddisfazione alle colonne di uomini e ragazzini trascinati (anche con la collaborazione degli operatori della Misericordia) lungo la pista del piccolo aeroporto, stipati a forza su quegli aerei di cui ai migranti era persino sconosciuta la destinazione.
Oggi, a distanza di nemmeno quattro anni, il lavoro svolto da questi soggetti, nell’angolo più a sud d’Italia, ha dato i suoi frutti più maturi. Con le ultime elezioni amministrative, che hanno visto ancora una volta la Sicilia affermarsi come la roccaforte dei partiti di centro- destra, la leghista pasionaria - quella sempre in guerra contro i migranti e contro tutti quelli che arrivano a Lampedusa per denunciare e contrastare i trattamenti inumani e degradanti riservati loro - è finalmente diventata vicesindaco. Angela Maraventano l’abbiamo vista in tutti i documentari su Lampedusa e “gli sbarchi” mentre raccontava, servendosi di slogan vecchi quanto le migrazioni, come sulla sua isola, le poche risorse disponibili se le prendessero tutte questi invasori stranieri. Una lunga campagna elettorale, quella della Lega Nord a Lampedusa, giocata a colpi di violazioni dei diritti fondamentali delle persone, di incitamento alla xenofobia, di deportazioni e disinformazione. Di fronte a un così grande dispiegamento di retoriche mediatiche ed allo sfruttamento massiccio delle paure recondite, della rabbia latente e dell’isolamento della gente (Lampedusa ex isola di deportati, Lampedusa che si considera abbandonata dalle istituzioni), a poco sono servite le iniziative di protesta e sensibilizzazione sfociate nella riuscita manifestazione della scorsa estate firmata Rete antirazzista siciliana.
L’amministrazione, a grande componente leghista, non è però l’unica novità significativa che nell’ultimo periodo ha vivacizzato la cronaca dell’isola di Lampedusa. Laboratorio sperimentale della gestione della mobilità migrante, la stessa isola è - a seconda della convenienza politica - zona extraterritoriale rispetto allo Stato italiano, frontiera dilatata, luogo di assedio, palcoscenico privilegiato per le dimostrazioni del pugno di ferro contro i migranti o luogo per eccellenza di filtro del lavoro nero che sempre accompagna la clandestinità.
Lampedusa sta vedendo anche l’insediamento delle cooperative aderenti alla Legacoop nella gestione del suo Cpt (o centro di primo soccorso?), che in questi ha cambiato molti nomi. Il fenomeno aveva in realtà già preso il via altrove, quando la cooperativa Minerva aveva vinto l’appalto per la gestione del Cpt di Gradisca. Ma il passaggio di consegne dalla Misericordia di Palermo alla Sisifo e alla Blucoop, spiega ancora meglio il progetto di legge Amato Ferrero, il concetto di “umanizzazione” dei luoghi di detenzione per migranti e la loro gestione sociale, che nella sostanza non modificheranno nulla dell’istituto della detenzione amministrativa.
Cpt di sinistra e Lega al governo locale, sono le magie che l’isola di Lampedusa è riuscita a produrre in contemporanea. Merito certamente del connubio tra particolarità locali, politiche nazionali e sovranazionali. Il discorso sulle migrazioni, sempre più strumentalizzato per costruire un clima del terrore e dell’insicurezza che giova ai governanti di tutti gli schieramenti, produce ogni giorno di più i suoi mostri.
Davvero la Lega a Lampedusa potrebbe fare peggio del sindaco Veltroni a Roma e dei suoi “villaggi della solidarietà” fuori porta dove deportare cittadini (anche appartenenti all’Ue o detentori di un permesso di soggiorno) solo in base alla loro etnia?
Intanto è arrivata anche quest’anno la bella stagione, si è placato il vento, tornerà ad aumentare il numero delle barchette che tenteranno la traversata. Lungo rotte magari un po’ diverse rispetto a quelle dell’anno scorso, certamente più pericolose per la necessità di aggirare i nuovi ostacoli che l’Unione europea e gli accordi bilaterali pongono alla libertà di circolazione dei migranti.
La settimana scorsa a Lampedusa sono arrivate più di 400 persone. Intorno alle acque territoriali maltesi, nel frattempo, si hanno vaghe notizie di trenta dispersi.
Come fossero eventi strutturali, inevitabili, spuma del mare prodotta dal moto delle onde.