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Immigrazione
L'odissea dei 27 naufraghi abbandonati in mare
Malta
Ventiquattro ore aggrappati alle gabbie di allevamento dei tonni, in attesa che qualcuno si decidesse a salvarli. Così la vita di 27 immigrati naufragati nel basso Mediterraneo è rimasta appesa, per una notte e un giorno, al cavo d'acciaio di un rimorchiatore che li trainava. Soltanto ieri sera, dopo un incrdibile rimpallo di responsabilità tra le autirtà maltesi e libiche, stati soccorsi dalla nave Orione della Marina Militare italiana. I naufraghi, forse appartenenti al barcone «fantasma» con una sessantina di persone a bordo avvistato lunedì scorso a 88 miglia a sud di Malta e di cui si erano perse le tracce, sono riusciti ad «agganciarsi» alle gabbie ieri pomeriggio. Ma l'equipaggio del rimorchiatore maltese Budafel si è rifiutato di farli salire a bordo. L'armatore non voleva rischiare di perdere il suo carico prezioso, diretto in Spagna. Ed ha avvertito le autorità del suo paese, dove in questi giorni si sono moltiplicati gli sbarchi. Da Malta è partita una richiesta di intervento diretta alla Libia, visto che la zona dove è avvenuto il naufragio, a circa 60 miglia dalle coste nordafricane, ricade sotto la competenza delle autorità libiche per quanto riguarda le operazioni di ricerca e soccorso in mare. Ma le febbrili trattative diplomatiche tra La Valletta e Tripoli, andate avanti per tutta la giornata, non hanno prodotto alcun risultato. Così, dopo che le autorità maltesi in mattinata avevano definito «priva di fondamento» la notizia, nel pomeriggio hanno finalmente trasmesso alla Centrale operativa delle Capitanerie di Porto le coordinate del punto in cui si trovava il rimorchiatore. In quella zona, infatti, stavano già operando - grazie a un permesso delle autorità libiche - la nave della Marina italiana e un aereo Atlantic, impegnati nelle ricerche del barcone con 53 clandestini «scomparso» il 21 maggio scorso.
Le operazioni di salvataggio sono potute cominciare sontanto intorno alle 23.