Morti in mare, Malta li respinge
Trovati 21 cadaveri di immigrati nella zona in cui una settimana fa era stato fotografato il barcone «fantasma». Ma il governo maltese non li vuole e chiede che se li prenda la Libia. La mediazione affidata alla Francia
Cinzia Della Valle
Palermo
Dopo la barca «fantasma» e i migranti trovati nelle gabbie per tonni, dal Canale di Sicilia sono riemersi ventuno cadaveri, corpi di chi non ce l'ha fatta a raggiungere il miraggio dell'Europa. Una nuova tragedia del mare, mentre l'Occidente continua ad assistere impassibile. I corpi, che chissà da quanto tempo galleggiavano a circa 120 miglia a sud di Malta, sono stati recuperati dai militari della nave francese «La Motte Picquet», che stazionava nel golfo della Sirte. I marinai li hanno tirati su uno dietro l'altro, ma fino a tarda sera ieri nessuno voleva farsi carico di questi morti ritenuti scomodi. Le autorita' maltesi hanno cercato in tutti i modi di convincere la Libia a occuparsi delle salme, ma le diplomazie dei due paesi hanno provato lo scaricabarile, con la Francia a mediare.
Sarà probabilmente La Valletta, secondo le ultime informazioni, a doversene occupare. Fino a tarda sera la nave francese è rimasta ferma al limite delle acque di competenza «sar» (le operazioni di ricerca e soccorso) maltese, in attesa di ordini. Nei giorni scorsi due barconi, entrambi con 27 migranti, sono naufragati tra le coste libiche e quelle maltesi. In entrambi i casi i naufraghi sono riusciti a salvarsi aggrappandosi ad alcune gabbie per l'allevamento dei tonni trainate da un rimorchiatore maltese e da un peschereccio italiano.
Il dramma dei migranti, ribattezzati gli uomini-tonno, ha fatto seguito alla vicenda del barcone fotografato da un aereo militare a 80 miglia a sud di Malta e poi scomparso nel nulla, con 57 persone a bordo. Secondo un sito gestito da rifugiati eritrei, sulla base di alcune segnalazioni ricevute da loro connazionali, i 57 migranti sarebbero tutti salvi, anche se detenuti in condizioni disumane in una prigione libica. Il barcone, secondo questa ricostruzione, sarebbe stato spinto nuovamente dalle correnti verso le coste nordafricane, prima di essere intercettato dalla motovedette libiche.
Sempre a Malta ieri sera, a poche miglia dall'isola, è stato intercettato e poi agganciato un barcone con 26 migranti a bordo, segnalato da alcuni pescherecci; pochi minuti dopo dal centro di detenzione di Safi, a Malta, un eritreo ha informato le autorità di avere ricevuto un sos via telefono satellitare da un migrante che si trovava a bordo di una barca in avaria al largo delle coste libiche.
A bordo della «carretta» ci sarebbero trenta persone, tra cui due bambini e una donna. Altri venti migranti sono stati soccorsi, invece, al largo di Lampedusa. Intanto proprio l'alto commissariato delle nazioni unite per i rifugiati (Unhcr) ha espresso «grande preoccupazione per la mancanza di un impegno forte ed uniforme da parte degli stati rivieraschi del mediterraneo nell'ambito della ricerca e soccorso in mare e nel permettere lo sbarco immediato delle persone tratte in salvo da imbarcazioni impegnate in attivita' di pesca». A causa di ciò, sostiene l' Unhcr, «nelle ultime settimane molte imbarcazioni precarie o alla deriva con a bordo un numero elevato di persone che tentavano di raggiungere l'Europa sono state ignorate o lasciate in balia delle onde».
Dal 1988 a oggi si contano quasi 9 mila morti tra i migranti nel tentativo di arrivare in Europa: vittime dei naufragi, ma anche del Sahara, degli incidenti di tir carichi di uomini, dei campi minati e degli spari della polizia. Prima dei 21 cadaveri recuperati ieri a sud di Malta, erano 8.974 le vittime accertate dei viaggi della speranza, di cui 3.087 dispersi. Nel Mar Mediterraneo e nell'oceano atlantico sono annegate 6.503 persone. Quasi la metà dei corpi (3.087) non sono mai stati recuperati. Nel Canale di Sicilia tra la Libia, l'Egitto, la Tunisia, Malta e l'Italia le vittime sono 2.023, tra cui 1.209 dispersi.