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«Permessi costosi e zoppicanti»
I permessi di soggiorno arrivano in ritardo e costano troppo. Lo ammette anche il ministro Amato, ma non propone soluzioni. I migranti protestano
Cinzia Gubbini
Roma
Zoppicante e costoso. Lo ammette anche il ministro dell'Interno Giuliano Amato, che ieri ha risposto a un question time alla Camera sui ritardi nel rinnovo dei permessi di soggiorno. Ma intanto per gli immigrati di tutta Italia l'incubo continua: i permessi non arrivano. La situazione è paradossale e va avanti da almeno cinque anni, da quando cioè la legge sull'immigrazione Bossi-Fini è diventata pienamente operativa e il tempo di validità del permesso di soggiorno si è accorciato talmente tanto da intasare le questure di tutto il paese. E gli immigrati fuori a fare la fila per dei mesi. Poi l'ex ministro dell'Interno Pisanu - su pressione di Alleanza nazionale - ebbe la «grande» idea: affidare il «front office», cioè la raccolta e la prima elaborazione informatica delle richieste di rinnovo, alle Poste italiane. Già sperimentate per i flussi di ingresso e già ampiamente conosciute per la loro inefficienza. Ma tant'è. Come se non bastasse, il «servizio» è diventato a pagamento: ora chiedere o rinnovare un permesso di soggiorno costa. E tanto: 72 euro a persona. Fu il governo Berlusconi a firmare la convenzione, ma poi il sistema è diventato operativo con il placet del governo di centrosinistra, che non ha saputo opporsi a una procedura che tutti sapevano sarebbe stata disastrosa. Come infatti si è dimostrata: i permessi di soggiorno vanno ancora a passi di lumaca.
Il ministro Amato ieri ha riconosciuto il problema «Sono 272.000, su un totale di 749.000, le istanze di rinnovo del permesso di soggiorno per lavoratori immigrati ancora bloccate in quanto "anomale" perchè hanno qualche errore che può essere anche di una sola lettera nello scrivere un nome o una strada e sono state rifiutate», ha spiegato il ministro. L'intoppo, cioè, è nel sistema informatico utilizzato dalle Poste che non riesce a leggere correttamente i moduli.
Intanto la rabbia verso quella che viene definita una «rapina legalizzata» sta scoppiando in tutta Italia. «A Bologna hanno iniziato solo in questi giorni a rilasciare i permessi la cui richiesta di rinnovo era stata depositata a gennaio all'ufficio postale», spiega Paola Rudan del Coordinamento Migranti di Bologna e Provincia, che per domani ha organizzato una manifestazione che partirà da piazza Nettuno alle 10,30 e arriverà fino alla sede delle Poste centrali, in una zona molto «chic» della città dove le istanze degli immigrati non arrivano mai. Paola racconta la situazione degli immigrati che vivono a Bologna: «I permessi di soggiorno rilasciati portano la data del giorno della richiesta. Cosicché la gente si trova in mano permessi quasi scaduti, e deve quindi ricominciare tutta la trafila sborsando di nuovo soldi». Un costo che pesa: «Conosciamo famiglie che se ne sono andate, perché arrivavano a pagare fino a 500 euro». Il corteo di domani per i migranti di Bologna «è solo l'inizio di una mobilitazione che riteniamo necessaria a livello nazionale - spiega ancora Paola - perché la riforma Amato-Ferrero non risolverà il problema: prima di tutto per approvarla ci vorrà ancora parecchio tempo, e poi la separazione tra contratto di soggiorno e lavoro sarà soltanto formale».
Intanto, la mobilitazione sta iniziando a diventare nazionale da sé. Sabato è stata organizzata una manifestazione anche a Treviso, promossa da Cgil, Cisl e Uil e dalle organizzazioni dei migranti, mentre oggi l'associazione Focsi ha organizzato un presidio a Roma davanti al Viminale - in piazza dell'Esquilino - per denunciare i termini della convenzione con le Poste e il ritardo dei rinnovi del permesso. I sindacati confederali, invece manifestano il 17 luglio: un sit-in alle 10,30 davanti al Viminale contro i ritardi e nel pomeriggio davanti al ministero della Solidarietà sociale. In quest'ultimo caso protesteranno contro un altro ritardo: quello dell'emanazione del decreto flussi 2007, ancora in un cassetto.
Il ministro ieri, nella sua replica alla Camera, non ha individuato alcun tipo di soluzione immediata. Ha soltanto ribadito che «Il nostro obiettivo, esplicitato anche nel ddl di riforma, è arrivare ad un sistema Interno-enti locali che via via trasferisca le competenze su di loro. Le Poste ci hanno messo tecnologia e buona volontà, ma il dato di fatto è che il sistema, così com'è, è parecchio zoppicante e molto costoso: 70 euro - ha rilevato Amato - sono tanti per un rinnovo, specie per sistema come quello attuale che ha rinnovi frequenti».