Agrigento
Valle dei Templi negata a bambini «di colore»
Biglietti gratis per minori? «Dimostrino di essere italiani»
Eleonora Martini
Biglietteria della Valle dei Templi, la splendida zona archeologica in provincia di Agrigento dichiarata dall'Unesco patrimonio dell'umanità. Un autobus pieno di bambini - l'ennesimo come ogni estate - si ferma il 5 luglio scorso all'ingresso e gli accompagnatori chiedono agli addetti di emettere i biglietti gratuiti, come è previsto, per i minorenni. È una scolaresca di 38 alunni delle scuole statali elementari e medie «Cascino» e «Nuccio», situate nel popolare quartiere Ballarò di Palermo. I bambini, si sa, entrano gratis. Ma non loro. Sono quasi tutti di colore e quindi, secondo l'addetta ai biglietti, stipendiata dal consorzio «I luoghi dell'Arcadia» che dal 2002 gestisce per l'Ente parco i cosiddetti servizi aggiuntivi, devono dimostrare, documenti alla mano, la loro nazionalità. Se non sono cittadini italiani, o europei, non entrano gratis. E così l'associazione «Ziggurat» che aveva organizzato la gita e che, con i finanziamenti del comune di Palermo, gestisce alcune attività ricreative per i quartieri più a rischio, gira l'autobus e porta i bambini al mare. E denuncia l'accaduto.
«La legge concede la gratuità dei biglietti esclusivamente a cittadini europei di età inferiore ai 18 anni e superiore ai 65», precisa in una nota il consorzio gestore che rigetta «con forza» l'accusa di discriminazione e attribuisce accusa invece di «negligenza» l'associazione Ziggurat che non avrebbe «esibito i documenti, così come imposto dalle norme» e che «se avessero presentato regolare richiesta all'Ente parco, motivandola, avrebbero sicuramente ottenuto i biglietti gratuiti».
Ma è questa la normale prassi? «In 30 anni che faccio la guida non ho mai visto chiedere i documenti dei bambini di una scolaresca, soprattutto se si tratta di una scuola pubblica - racconta Claudio Castiglione, portavoce dell'Associazione guide turistiche di Agrigento - al massimo il responsabile della gita stila una lista dei nomi dei bambini su carta intestata o col timbro della scuola e la firma». L'addetta però richiedeva addirittura un elenco vidimato dalla Regione, come racconta Gabriele Tramontana, di Ziggurat, che precisa: «I bambini in effetti sono tutti italiani, anche se di origine extracomunitaria» e, ovviamente, non hanno carta d'identità perché minori di 14 anni.
Un gesto - quello compiuto dall'addetta del consorzio, che annovera tra i suoi dirigenti un parente del presidente della provincia di Agrigento - di «gravità inaudita», denuncia l'europarlamentare Giusto Catania. E il ministro della solidarietà sociale Paolo Ferrero lo definisce «semplicemente un atto di razzismo, che oltre ad essere di una ingiustizia profonda crea risentimento, emarginazione e separatezza». Gli fa eco un «esterrefatto» sindaco di Palermo, Diego Cammarata, che parla di «episodio intollerabile». Ma per il direttore dell'Ente parco Piero Meli, che si dice «rammaricato» e porge comunque le scuse ai bambini, quanto è avvenuto è dovuto piuttosto alla rigidità estrema degli impiegati. La pensa così anche Giuseppe Arnone, vicepresidente del consiglio comunale di Agrigento ed esponente di Legambiente: «Un episodio gravissimo. Ma il razzismo è lontanissimo dal modo di pensare degli agrigentini, un popolo di emigranti che ha sempre dato prova di grande capacità di accoglienza».