Immigrati, è lo stato a non essere in regola
Pietro Soldini *
Martedì prossimo, alle ore 10.30, i sindacati Cgil-Cisl-Uil effettueranno un sit-in in piazza Esquilino presso il Ministero dell'interno.
Arriveranno a Roma delegazioni dalle tante città che in questi mesi hanno protestato duramente per il malfunzionamento delle procedure di rinnovo dei permessi di soggiorno presso le poste e le questure.
Si ricorderà il caos dei kit introvabili negli uffici postali, quando la nuova procedura è entrata in funzione (l'11 dicembre dello scorso anno) e le truffe ai danni degli immigrati che dovevano procurarseli al mercato nero. Ricordiamo la questione del costo di questa pratica di rinnovo che è stato fissato dal ministro Pisanu in 72 euro - un'enormità che si spartiscono stato, poste e poligrafico (circa 700 mila domande, hanno incassato circa 50 milioni di euro) - che addirittura vengono richieste anche per rinnovare il permesso di familiari e figli minori a carico e quindi in una famiglia, viene moltiplicata per due, tre, quattro volte.
Sono passati ormai sette mesi dall'entrata in vigore delle nuove procedure e di queste 700 mila domande, circa la metà non si sa che fine abbia fatto.
I permessi di soggiorno elettronici consegnati sono meno di 50 mila (circa il sette per cento).
Oltre tutto questi pochi permessi elettronici consegnati, che costano quasi 30 euro l'uno, hanno un microchip ridicolo che non memorizza neanche il titolo del permesso di soggiorno e colmo dei colmi, nessuna delle istituzioni che controllano questo documento è in grado di leggerlo.
Per completare il quadro bisogna aggiungere che nonostante questo caos organizzativo, i patronati sindacali si sono fatti carico gratuitamente di assistere gli immigrati nella compilazione delle domande e si sono quindi sobbarcati anche le file e le giuste lamentele.
E' una situazione esasperata e intollerabile e martedì chiediamo conto al ministro Amato e pretendiamo risposte concrete e immediate:
1. che si avvii subito diffusamente una sperimentazione che coinvolga gli Enti locali e che questa sperimentazione sia sostenuta dal governo e dalle poste con risorse finanziarie, umane e tecnologiche, fino al passaggio di competenze agli Enti locali.
2. Che subito sia consentito a quelle realtà territoriali che sono in grado di offrire un servizio migliore di poterlo fare senza centralizzare alle poste.
3. Di assumere tutti gli accorgimenti tecnici per perfezionare il sistema informatico delle poste riconoscendo il ruolo che spetta ai patronati sindacali..
4. In attesa di un servizio migliore e rispondente, decidere una norma transitoria che consenta di validare il vecchio permesso di soggiorno scaduto, per tutto ciò che riguarda le prerogative dei cittadini immigrati (lavorare, andare in ferie, studiare, acquistare, ecc.), in attesa che arrivi il rinnovo, l'unica soluzione per smaltire i ritardi e le disfunzioni delle questure, senza far pagare costi e umiliazioni ai cittadini e lavoratori immigrati.
Martedì pomeriggio, alle ore 15.30, il sit-in si trasferirà a via Fornovo presso il Ministero della solidarietà sociale. Anche al ministro Ferrero Cgil-Cisl-Uil chiederanno di risolvere un'altra emergenza che è quella del blocco dei flussi (l'ultimo decreto è fermo al 21 luglio del 2006).
Anche in questo caso la strozzatura è amministrativa perché a distanza di 16 mesi gli sportelli unici non sono riusciti a esaminare tutte le domande. Certamente il problema è superare con urgenza la Bossi-Fini, ma nel frattempo occorre studiare provvedimenti che governino l'emergenza flussi e regolarizzino i rapporti di lavoro in essere.
Come è evidente stiamo parlando degli immigrati che lavorano, che non hanno molti diritti, ma che fanno l'impossibile per adempiere a tutti i loro doveri, che sono molti di più di quelli che hanno gli altri cittadini. Se, come accade spesso, non riescono a compierli è proprio per colpa della pubblica amministrazione.
In questo caso, loro sono in regola, mentre lo stato non lo è.
* Responsabile immigrazione Cgil