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Migranti, due naufragi in un giorno solo
Almeno cinque i morti e una decina i dispersi. Tra le vittime un bambino. Alcuni naufraghi si ribellano su un peschereccio. E gli sbarchi non si fermano
Massimo Giannetti
Palermo
Alle dieci di sera la giornata nera del Canale di Sicilia è ancora in pieno svolgimento. Dalla centrale palermitana delle capitanerie di porto dell'arcipelago siciliano riferiscono in gergo che sono «sei gli eventi ancora aperti». Tradotto: ci sono in corso sei operazioni di soccorso e non si sa come finiranno. Di certo è che le tragedie accertate finora sono due: una al mattino e l'altra nel tardo pomeriggio. Due naufragi con almeno cinque morti - tra i quali un bambino - e undici dispersi. Ma il bollettino potrebbe essere ancora più grave. Le notizie che arrivano dal mare della morte sono frammentarie e contraddittorie. E mentre procedono i soccorsi delle carrette avvistate in avaria, da più parti del Canale arrivano altre richieste di aiuto. Arrivano in tanti modi: dai pescatori, dagli aerei e dai familiari degli immigrati che ricevono telefonate concitate dal mare. Una delle tante segnalazioni dell'odissea in corso arriva da un velivolo francese, che nel tardo pomeriggio lancia l'allarme sulla presenza, a 54 miglia da Lampedusa, di un «natante in procinto di affondare con decine di persone a bordo». Passano pochi minuti e a questa notizia drammatica se ne accavalla una tragica: un altro barcone è naufragato sempre a poche miglia dall'isola. I morti accertati saranno quattro, il bambino deceduto è tra questi, mentre un altro immigrato risulta disperso; i naufraghi recuperati in acqua dalla nave «Sfinge» della guardia costiera saranno ventidue. Sarà il secondo naufragio della giornata tragica dei disperati. Una giornata cominciata esattamente come è finita a 187 miglia dalla Sicilia, in acque di competenza libiche per quanto riguarda i soccorsi. Da qui un peschereccio italiano, il «Monastir», verso le dieci del mattino comunica di aver recuperato 14 naufraghi e un cadavere. Sembra che il gommone sul quale viaggiavano si sia capovolto proprio mentre avveniva il trasbordo degli immigrati sul motopesca. I sopravvissuti raccontano che ci sarebbero disperse undici persone.
Nel pomeriggio si sparge la voce che nel Canale alcuni immigrati hanno dirottato, coltelli in pugno, un peschereccio tunisino costretto a virare verso Lampedusa. La vicenda resta un giallo per molte ore. La centrale operativa di Palermo conferma che in mattinata un «gruppo di extracomunitari ha sì abbordato» il motopesca africano, ma non è in grado di dire altro. Solo in tarda serata - mentre sempre a largo di Lampedusa viene segnalata «un'altra imbarcazione alla deriva» e poi ancora un altro «gommone con trenta persone a bordo» - arriva una prima ricostruzione che smentisce in buona parte il presunto atto di pirateria. Al contrario i ventidue immigrati in questione, tra i quali anche quattro donne, si sarebbero ribellati alle intenzioni dell'equipaggio del motopesca tunisino che intendeva riportarli indietro. Facevano parte di un unico gruppo di naufraghi molto più numeroso, soccorso nella notte di martedì dai pescatori tunisini e da una motovedetta italiana. Tra gli immigrati c'erano anche dei nuclei familiari, che al momento del trasbordo sulle due imbarcazioni sarebbero stati separati. E così, mentre gli immigrati caricati sulla motovedetta italiana si era diretti verso Lampedusa, il motopesca tunisino voleva fare il contrario. Da qui la rivolta dei padri separati dalle mogli e l'intimazione all'equipaggio di fare rotta verso l'isola siciliana. Al momento in cui scriviamo - verso le 22 - la loro sorte è ancora incerta. Il peschereccio della rivolta è infatti fermo in acque internazionali, scortato da una motovedetta della guardia costiera tunisina alla quale se ne è poi aggiunta una italiana.
Complessivamente sono stati sette gli sbarchi di ieri, uno dei quali avvenuto a Portopalo di Capopassero (Siracusa). Gli altri sono avvenuti a Lampedusa, dove il centro di permanenza, dopo l'ondata di arrivi degli ultimi due giorni, ormai scoppia. Solo ieri sono stati circa duecento gli immigrati riusciti ad approdare sull'isola, da soli o attraverso i soccorsi, e in serata erano oltre seicento le persone ammassate nella struttura che può ospitarne non più di duecento. Una buona parte - circa quattrocento - oggi dovrebbero essere trasferiti in aereo nel centro di identificazione di Crotone.