PORDENONE - Si sono praticamente autodenunciati. Centinaia di clandestini immigrati a Pordenone, soprattutto ghanesi, sudanesi e nigeriani sono andati a presentare domanda di regolarizzazione agli sportelli della posta di Pordenone pure non avendone i requisiti. Lo hanno fatto perché si era sparsa la voce che tutti i clandestini che presentavano domanda a Pordenone, e solo in quella città, sarebbero stati "sanati". Purtroppo però, la voce era fasulla. Niente sanatoria. Niente possibilità di entrare nella legalità. Risultato: seicento clandestini controllati, cento espulsioni e quindici arresti. Tutto per una tragico inganno. Una bufala crudele che ha gettato nella disperazione chi aveva finito per credere a quelle voci.
Ad accorgersi del fenomeno è stata la Prefettura di Pordenone grazie alla crescita inspiegabile del numero di domande di regolarizzazione, sei volte la norma, agli sportelli postali della città friulana. Dopo tutte quelle domande, sono scattati i controlli. E ai controlli sono seguite le espulsioni per gli increduli clandestini.
Il viceprefetto vicario Maria Rosaria Laganà, insieme al procuratore capo Luigi Delpino e il sindaco Sergio Bolzonello, hanno spiegato che si è trattato di un disegno criminale di qualcuno che ha inteso trarre vantaggio economico dalla disperazione dei clandestini. Alcuni immigrati che hanno presentato domanda nella città, per dare retta alla voce, si sono sobbarcati viaggi lunghissimi da Bari e da Lecce. Molti altri quelli provenienti da Milano, Brescia, Verona e Treviso. Tutti quanti sono passati per gli uffici postali, hanno riempito il kit per la richiesta di regolarizzazione senza essere in possesso dei requisiti. Poi la triste sorpresa.