Erano circa una quarantina, tra i 25 e i 40 anni con il volto coperto da passamontagna e armati di catene, bastoni, sassi e bottiglie, le persone che la scorsa notte hanno prima lanciato alcune molotov contro l’accampamento nomadi di via Tiburtina e poi tentato una sorta di "assalto".
Lo stesso campo, quello di Ponte Mammolo, era già stato preso di mira due notti fa, quando furono lanciate quattro bottiglie incendiarie, due delle quali esplose, che non hanno causato feriti ma molta tensione e danni alle baracche dove vivono circa una trentina di nomadi romeni.
Secondo un investigatore dell’Arma dei carabinieri, l’episodio si delinea sempre più come un vero e proprio "atto di intolleranza". Proprio partendo dal primo lancio di molotov, avvenuto due sere fa, i carabinieri hanno avviato una serie di controlli sia in divisa sia in borghese in tutta la zona. E a sventare il secondo assalto sono stati proprio i carabinieri in borghese: le 40 persone urlavano frasi contro gli immigrati e volevano provocare "un vero e proprio scontro, una vera guerriglia". L’intervento di altre pattuglie dei carabinieri e della polizia fatte arrivare in via Tiburtina ha permesso il fermo di almeno una delle persone coinvolte nell’assalto.
L’uomo, di 40 anni, è stato poi arrestato. Si tratta di un pregiudicato della zona, ed è stato bloccato dopo il lancio di alcune bottiglie molotov. E’ stato accusato di porto abusivo di arma bianca, oggetti atti ad offendere e resistenza a pubblico ufficiale. L’uomo sarà processato per direttissima. Secondo quanto si è appreso il pregiudicato si è detto promotore di una forza di comitato spontaneo di residenti della zona di Ponte Mammolo "intolleranti" alla presenza dei nomadi.
Ieri intanto, a Torino, si è svolto l’incontro tra i rappresentanti delle istituzioni locali e delle associazioni di volontariato che si occupano dell’integrazione dei nomadi in Piemonte e nel suo capoluogo. Era presente anche la consigliera personale del primo ministro romeno, Dana Varga, che ha rivolto un appello per ricordare che "la parola Rom non è sinonimo di delinquenza".
L’incontro, a cui era presente una delegazione romena di Rom, segue quelli già avvenuti a Pavia e a Milano. "Si tratta di una serie di visite informali - ha spiegato Varga - programmate con sindaci e prefetti attraverso i nostri consolati generali". Lo scopo è quello di verificare da vicino la situazione in cui vivono i 150 mila Rom presenti in Italia e conoscere i progetti che le istituzioni locali e le associazioni attuano già a loro favore per arrivare alla stesura di un protocollo d’intesa tra il governo romeno e quello italiano.