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Reality show a Viterbo

INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

Martedì 4 luglio 2006. - Presidenza del presidente Pino PISICCHIO. - Interviene il


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sottosegretario di Stato per la giustizia Luigi Manconi.

La seduta comincia alle 14.45.

5-00034 Crapolicchio e Diliberto: Su un programma televisivo da realizzarsi all'interno della Casa circondariale di Viterbo.

Pino PISICCHIO, presidente, ricorda che, ai sensi dell'articolo 135-ter, comma 5, del regolamento, la pubblicità delle sedute per lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata è assicurata anche tramite la trasmissione attraverso l'impianto televisivo a circuito chiuso. Dispone, pertanto, l'attivazione del circuito.

Silvio CRAPOLICCHIO (Com.It.) illustra l'interrogazione in titolo, domandandosi infine se il programma televisivo in questione non violi il diritto alla riservatezza dei detenuti e se non sia comunque inopportuno sottoporre a spettacolarizzazione la vita quotidiana delle carceri.

Il sottosegretario Luigi MANCONI risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 1).

Silvio CRAPOLICCHIO (Com.It.), replicando, prende atto dell'interlocutoria risposta ricevuta. Auspica che gli istituti penitenziari non si trasformino in studi televisivi soggetti alle logiche dello spettacolo e dell'audience. Condanna anticipatamente l'offesa che deriverebbe alla dignità umana dalla mercificazione della vita dei reclusi.

Pino PISICCHIO, presidente, dichiara concluso lo svolgimento dell'interrogazione all'ordine del giorno.

La seduta termina alle 14.55.

ALLEGATO 1

5-00034 Crapolicchio e Diliberto: Su un programma televisivo da realizzarsi all'interno della Casa circondariale di Viterbo.

TESTO DELLA RISPOSTA

L'interrogazione degli onorevoli Crapolicchio e Diliberto riguarda il progetto di realizzare un programma televisivo sulla vita quotidiana nella Casa circondariale di Viterbo, di cui è autore Maurizio Costanzo. L'interrogazione è finalizzata:
a conoscere se l'autorità politica responsabile non ritenga che quella iniziativa possa violare i diritti relativi alla tutela della privacy dei detenuti;
se non reputi inopportuno trasmettere nel circuito televisivo la vita quotidiana della popolazione reclusa;
e, infine, in forza di quali requisiti professionali siano stati individuati i responsabili del progetto per la parte di competenza dell'Amministrazione penitenziaria.

Sia consentito iniziare questa risposta dall'ultimo punto.
In data 9 gennaio 2006, è pervenuta al Capo del Dipartimento dell'Amministrazione penitenziaria una lettera del dottor Costanzo, con la quale si faceva presente che, durante alcuni incontri - avvenuti ad altro titolo - con il Vice Commissario Santoro e il Vice Ispettore Lo Cascio, era nata l'idea di realizzare il programma televisivo in questione. I contatti tra i predetti operatori e la produzione televisiva scaturivano dalla loro partecipazione a una serie di progetti trattamentali (Argo, Un libro una voce, Recupero del patrimonio ambientale, Vite in gabbia e altri ancora): e per i quali progetti lo stesso Costanzo aveva mostrato attenzione nel corso della propria attività professionale.
Con nota del successivo 9 maggio, il dottor Costanzo formulava l'intenzione di dare vita al progetto e chiedeva la disponibilità alla partecipazione di Santoro e Lo Cascio, considerati dall'autore essenziali alla realizzazione del progetto.
È del tutto evidente che - senza nulla togliere al contributo ideativo del Vice Commissario Santoro e del Vice Ispettore Lo Cascio e alla possibilità che essi collaborino alla eventuale, futura realizzazione del programma - spetterà ai competenti Uffici delle Relazioni esterne e informazione del Dipartimento dell'Amministrazione penitenziaria, della Direzione generale detenuti e trattamento, del Provveditorato del Lazio e della Direzione dell'Istituto di Viterbo, spetti a questi soggetti - dicevo - determinare qualità e forme del coinvolgimento del personale dell'Amministrazione penitenziaria nella realizzazione del programma.
Quanto agli altri punti sollevati dagli interroganti, è ben presente al Ministero della giustizia la delicatezza del progetto proposto. Come è del tutto evidente, esso può rappresentare una opportunità informativa e conoscitiva della realtà penitenziaria e, nello stesso tempo, un rischio di spettacolarizzazione della peculiare condizione di sofferenza cui sono costrette le persone detenute.
Per questi motivi, il sottoscritto ha personalmente incontrato gli autori del programma, chiedendo precise garanzie e puntuali condizioni per la sua realizzazione. E non solo sono state richiesti rigorosi impegni rispetto all'ovvio consenso dei detenuti e dei lavoratori impiegati nella Casa circondariale di Viterbo per


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essere ripresi a fini di trasmissione televisiva, ma è stato sollecitato un parere al Garante per la protezione dei dati personali. Nella richiesta al Garante si è posto l'accento non solo sulla irrinunciabilità della protezione della sfera privata di ognuno, ma anche sul rispetto delle condizioni complessive - ambientali, sociali, relazionali - di quel sistema chiuso che è il carcere.
Nel corso degli incontri avuti con gli autori del programma, ci è stato assicurato che non di un reality si dovrebbe trattare, ma di una trasmissione informativa e documentaria sulla vita e il lavoro in carcere, senza alcun intento di futile spettacolarizzazione delle immagini che, comunque, verranno selezionate e trasmesse in differita.
Ciò nonostante, abbiamo ritenuto di dover ribadire - anche pubblicamente - che il Ministero della giustizia e l'Amministrazione penitenziaria restano in attesa della definizione del progetto e delle valutazioni dell'Autorità garante della privacy per verificare l'esistenza delle condizioni che - esse sole - garantiscono della positività dell'iniziativa. E, dunque, per consentire, per quanto di propria competenza, alla realizzazione del programma.

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