Tra vecchi e nuovi cittadini c'è un rapporto in chiaroscuro, con forti spinte a venirsi incontro ma anche sacche di diffidenza reciproca.
Lo inquadra così una ricerca sociale sull'immigrazione realizzata da 'Makno' per conto del ministero dell'Interno su un campione di 2 mila immigrati e di mille italiani presentata ufficialmente stamattina, dopo che quest'estate ne erano stati anticipati i risultati. Oggi il Viminale ha presentato anche le guide “In Italia, in regola”, una pubblicazione che illustra in otto lingue le principali regole e procedure della quale sono state stampate un milione di copie che verranno distribuite gratuitamente.
Nelle conclusioni della ricerca si legge che il 55,9% degli italiani manifesta un atteggiamento di apertura nei confronti dell'immigrazione, sia per ragioni pragmatiche (26,1%) sia con accenti di 'critica' nella consapevolezza dei pro e dei contro del fenomeno (29,8%). Nel 44,1% di italiani che manifestano un atteggiamento di 'chiusura' sono compresi coloro che esprimono una 'chiusura convinta' (25,2%). Si tratta invece di 'chiusura problematica', vale a dire derivante più da diffidenza che da convinzione, per 18,9% del campione.
Interpretando le risposte dei cittadini stranieri, Makno individua un 36,7% che manifesta "propensione all'assimilazione" con una valutazione positiva degli italiani, mentre il 33,2% dimostra una certa "estraneità culturale" nella convinzione che gli italiani siano razzisti. Prospettive di "inserimento ma critico" nei confronti sia degli italiani che degli altri immigrati, e' il 13,9%. La ricerca sottolinea anche come questi atteggiamenti siano legati alla provenienza, con gli immigrati dall'America Latina campioni di "assimilazione e rispecchiamento", quelli dell'Europa dell'Est che gravitano nell'area del "rispetto" e della "valorizzazione" e quelli asiatici più propensi alla "distanza" e all'"autonomia". Tra i cittadini africani si riscontrerebbero invece più spesso "paura" e "diffidenza"
"Non esiste una precostituita identità italiana, io devo essere disponibile ad accogliere diversità e a ricondurle al mio tronco e a modificare il mio tronco" ha sottolineato il ministro dell'Interno Giuliano Amato. "Vogliamo diventare sempre più vecchi? Chiuderci per difendere un'identità non contaminata? Un paese così è destinato a declinare". Meglio allora "attrezzarsi per affrontare l'immigrazione, tenendo conto di tutte le sue sfaccettature" e se "gli italiani non sono tutti così aperti, vanno convinti", mediando "tra una tendenza esageratamente generosa e una esageratamente ostile"
Per il titolare del Viminale "ci vuole realismo". Ecco allora che "rendere difficili i ricongiungimenti familiari è un errore politico", perché "chi è qui con la famiglia in altri posti non si integra". La cittadinanza, poi, va riconosciuta "a chi si sta radicando", a patto che conosca la lingua e condivida i valori della costituzione, "come potrebbe emergere anche dalla sua vita, dall'attaccamento alla famiglia e alla comunità, dalla sua onestà…"
In vista del confronto parlamentare sulla riforma dell'immigrazione Amato invita ad "essere pragmatici", a "non agitare i problemi come bandiere, ma ad affrontarli". Uno di questi è la situazione dei centinaia di migliaia di lavoratori stranieri che hanno avuto il nulla osta con i flussi, ma per trasformarlo in permesso devono tornare a casa per prendere il visto. "Chi torna è in regola, gli altri no. Cosa ne pensano il Parlamento e la giustizia italiana di questa situazione provocata dalla legge? Non mi servono ideologie per rispondere, - ha concluso Amato - ma un ceto politico responsabile, e spero di trovarlo".
EP