Asilo, solo nel 2006 10.348 domande
Nel 2006, in Italia, 10.348 persone hanno fatto domanda per ottenere lo status di rifugiato. E' uno dei dati emersi venerdì a Torino nel corso del convegno al Sermig dedicato agli "Strumenti per l'integrazione dei rifugiati: dalle sperimentazioni europee alle realtà locali". Solo 878 le richieste accolte; altre 4.338 persone, cui è stato negato lo status di rifugiato, hanno però ottenuto un permesso per motivi umanitari. I risultati del progetto "IntegRARsi", dedicato all'integrazione economica e lavorativa di rifugiati e richiedenti asilo
TORINO - Si possono chiamare Isabel Allende, Albert Einstein, Milan Kundera, Luis Sepulveda.o più semplicemente Mahmud o Charlie. Sono rifugiati, richiedenti asilo o persone titolari di protezione umanitaria. A loro è stato dedicato il convegno di venerdì al Sermig di Torino, intitolato "Torino e il diritto d'asilo: strumenti per l'integrazione dei rifugiati: dalle sperimentazioni europee dei progetti Equal alle realtà locali”.
Secondo i dati della Commissione centrale per il riconoscimento dello status di rifugiato, sarebbero oltre 20.000 i rifugiati in Italia, e circa 9.500 le richieste di asilo presentate nel 2005. Sono quasi 1,5 milioni i rifugiati nei 25 paesi dell'Unione europea. La maggior parte di loro sono donne e bambini.
Nel 2006, inoltre, secondo il Ministero dell'Interno, le sette commissioni territoriali hanno esaminato 10.348 richieste d'asilo. Lo status di rifugiato è stato negato in 3.681 casi, mentre 878 richieste sono state accolte. Altre 4338 persone hanno ricevuto un permesso di soggiorno per motivi umanitari e alla fine del 2006, altri 1.088 casi aspettavano di essere esaminati; 363 persone non si sono rese disponibili, oppure la loro richiesta d'asilo era in fase d'appello. Fino ad aprile, prima cioè dell'entrata in vigore delle nuove regole per il riconoscimento dello status, erano state esaminate 4.200 richieste d'asilo. In 2.480 casi, lo status di rifugiato è stato negato. 416 richieste d'asilo sono state accolte, mentre 851 persone hanno ricevuto un permesso di soggiorno per motivi umanitari.
Il convegno si è aperto con un'analisi del quadro europeo dei progetti Equal per dedicarsi in seguito allo studio del sistema italiano. Tra i partecipanti, Giuseppe Forlani del Ministero dell'Interno e Hanne Beirens del Gruppo tematico europeo Richiedenti asilo della Commissione europea. Nel corso della giornata sono stati presentati i risultati del partenariato transnazionale di IntegRARsi denominato Aware-Net - working for social inclusion in Europe sul tema "Strumenti di integrazione per i rifugiati", mettendo a confronto le diverse pratiche messe in atto in Italia, Irlanda, Germania e Slovenia.
“IntegRARsi – reti locali per l'integrazione dei richiedenti asilo e rifugiati” è un progetto che vuole contrastare l'esclusione sociale ed economica di chi arriva in Europa in cerca di protezione ed è inserito nelle attività dell'iniziativa comunitaria Equal - ha spiegato la responsabile del progetto Daniela Di Capua – . In questo contesto il partenariato transnazionale ha reso possibile un confronto reciproco, utile per arricchire i propri orizzonti e trovare soluzioni efficaci alle difficoltà incontrate da richiedenti asilo e rifugiati nell'accesso alla formazione e al lavoro”. Il Progetto, il cui soggetto referente è l'Anci (Associazione nazionale Comuni italiani), è gestito nella sua componente transnazionale dall'Oim – Organizzazione internazionale per le migrazioni.
Nel corso dell'evento è stato proiettato il video Equal voices, realizzato con lo scopo di promuovere e sensibilizzare l'opinione pubblica a favore di una cultura della tutela dei diritti dei richiedenti asilo e dei rifugiati. Durante l'incontro, è stato sottolineato inoltre il problema dei rapporti con i media, con l'intervento della giornalista slovena Barbara Hocevar del quotidiano nazionale Delo, da cui sono emersi “vizi” comuni dei media europei: generalizzazione, confusione sui termini, poca attenzione ai problemi. “Anche nella stampa italiana – ha affermato la giornalista - c'è questo atteggiamento: per esempio il fatto di chiamare “slavi” le persone coinvolte in qualche crimine, senza specificare se siano rumeni, albanesi o serbi. Raramente poi i media parlano di rifugiati, sia perché la gente non vi si può immedesimare, (come in casi di incendio o alluvioni), sia perché tanti pensano che queste persone siano zingari o vogliano approfittare del paese che li accoglie”.
(Redattore Sociale)