Nel Consiglio dei Ministri del 12 ottobre l’ordine del giorno prevedeva la discussione del nuovo pacchetto sicurezza richiesto a gran voce dai Sindaci di molte tra le più grandi città italiane. Nessuna traccia invece, se non nelle parole neppure troppo convinte di alcuni esponenti del Ministero degli Interni, di veri e propri segnali confortanti per quanto riguarda il tanto atteso, quanto ormai insperato, Decreto Flussi per l’anno 2007.
Tutti i riflettori, ed i conseguenti sforzi, rimangono puntati intorno alla vicenda dell’entrata nell’Unione Europea della Romania e del conseguente flusso di persone che ha accompagnato questo grande passaggio di inizio secolo.
Si discute di come far fronte alla presunta invasione di quanti, dopo il 1 gennaio 2007, possono circolare liberamente all’interno dei paesi dell’Unione senza più essere sottoposti al regime delle leggi nazionali in materia di immigrazione.
In Italia, si tratta di un passaggio che ha permesso a molti di potersi sottrarre alle copiose e paradossali procedure previste dalla legge Bossi Fini.
Il primo dato che emerge è quello relativo ad un impressionante numero di assunzioni regolari da parte dei datori di lavoro, proprio relative a cittadini rumeni, a testimonianza del fatto che, canali di regolarizzazione più accessibili, permettono anche la fuori uscita dalla condizione di clandestinità prodotta dall’attuale legge in vigore.
Ma ciò non basta, perché l’allarme sicurezza che ha travolto inesorabilmente il dibattito politico dell’ultimo anno, ha individuato proprio nell’apertura delle frontiere dell’Est europeo, uno dei suoi punti focali.
Si discute, a distanza di pochissimi mesi dalla sua emanazione, di come modificare il Decreto legislativo n.30, che ha recepito proprio le nuove norme che regolano la libertà di circolazione all’interno dei confini europei.
Si discute oggi di come promuovere la possibilità dei singoli Prefetti di emanare veri e propri provvedimenti di espulsione verso i cittadini comunitari ritenuti pericolosi.
Ma se già il Decreto legislativo n. 30 introduceva la possibilità di emanare provvedimenti di espulsione a carico di cittadini comunitari se ritenuti pericolosi per la sicurezza dello stato e per l’ordine pubblico, la nuova tendenza è quella che si muove verso la possibilità di estendere le espulsione anche al terreno della sicurezza pubblica in generale.
Accattoni? Lavavetri? Nomadi? Rom in generale? Che siano queste le figure intorno alle quali sono costruite queste nuove proposte è una verità neppure troppo celata.
Ma è veramente possibile, nell’Europa della libertà di circolazione, pensare di mettere in campo un provvedimento che fonda le sue radici su basi etniche?
O più semplicemente. E’ accettabile l’idea per cui, per far fronte ad una crescente emergenza sociale, che ha prima a che vedere con la mancanza di diritti che con la sicurezza, si debba ripercorrere la strada della chiusura, della costruzione di nuove frontiere, dopo che un faticoso percorso di inclusione aveva abbattuto una importante barriera? Che i nostri imprenditori possano spostarsi e stringere alleanze di ogni tipo con la vicina Romania, mentre i nostri paesi introducono norme restrittive per l’ingresso dei cittadini rumeni sarà un interessante argomento di discussione in seno alle Istituzioni Europee, che speriamo, non siano disposte a cedere terreno su una delle libertà fondamentali alla base della costruzione del trattato: quella di circolazione.
Il problema sta nella capacità collettiva di percorrere strade che guardino avanti e non si prefigurino come involuzioni, anche se proprio il tunnel securitario imboccato dall’attuale Governo, e da molte amministrazioni, sembrerebbe portare inesorabilmente verso una linea morta, prefigurando anche possibili procedure di infrazione in seno alla Commissione Europea.
Intanto, mentre si discute di sicurezza, restrizioni delle libertà di circolazione e presunte invasioni, in Italia, l’attesa per il mancato Decreto Flussi per l’anno 2007 continua
Forse, se la stessa enfasi con la quale si discute di ordine pubblico fosse stata spesa per risolvere i problemi relativi alla vergognosa lentezza della procedura postale, oggi, migliaia di migranti avrebbero una possibilità in più, regolare e sicura, di vivere nel nostro paese.Decreto Flussi 2007 – Una lunga attesa in nome del “pacchetto sicurezza”
Ma dal 2002 migliaia di “non cittadini” sono in attesa di una sanatoria, idea immediatamente affossata e scomparsa dall’orizzonte.
Eppure, continua inesorabile l’afflusso di persone che da ogni parte del mondo raggiungono il nostro paese, a prescindere dalle leggi che governano i flussi delle migrazioni, a prescindere dai rischi che la politica della Fortezza implica, come quello di morire al largo delle nostre coste.
Eppure, continua inesorabile la vita di quanti, già qui da molti anni, lavorano e vivono la loro vita senza documenti, senza sicurezza, fintamente invisibili ai più, ma utili al mondo del lavoro di ogni settore.
E neppure per un Decreto Flussi sembra essere giunto il tempo.
Dal 14 marzo 2006, ultima possibilità di entrata regolare in Italia, migliaia di migranti sono in attesa di una possibilità di emergere dalla irregolarità. Altre migliaia attendono gli esiti di un iter burocratico, quello della nuova procedura postale, che vergognosamente procede macinando errori, battute d’arresto, e timide aggiustamenti.
Forse, l’emergenza “clandestini” che fa il paio con quella per “l’invasione” dei cittadini rumeni, potrebbe più utilmente far aprire una discussione sul come mettere in campo una ipotesi ravvicinata di Decreto Flussi, ma per il momento dobbiamo accontentarci solo di alcune dichiarazioni di intenti relative alle procedure telematiche attraverso le quali, si dice, superare il sistema postale, per la parte relativa proprio alla assegnazione dei posti previsti dalle quote.
L’obbiettivo sarebbe quello di superare il sistema cartaceo di presentazione delle richieste di assunzione, da parte di singoli, delle imprese, o delle associazioni di categoria, ma dopo il fallimento relativo alle procedure riguardanti il Decreto Flussi 2006, ci permettiamo di riporre poca fiducia su quello annunciato per il prossimo.
Ad oggi, gli appuntamenti con le Questure sono datati dicembre 2009, e questi numeri sintetizzano tutta la problematica prodotta da questo macchinoso iter. A sedare l’attesa non sono certo bastate le quote relative al lavoro stagionale assegnate lo scorso 12 marzo.
Erano 80.000 gli ingressi previsti, e tuttora rimangono quote non assegnate. Ma è noto che le quote per lavoro stagionale non sono così appetibili.
La stragrande maggioranza dei partecipanti alla “lotteria” del Decreto Flussi sono infatti cittadini immigrati già presenti nel nostro territorio. Non vale certo la pena di imbattersi nel pericoloso viaggio a ritroso verso il paese d’origine, per un pds di così breve durata.
Ma la finzione continua, e la realtà è sepolta dall’emergenza sicurezza.
Il pacchetto sicurezza è una priorità assoluta, il decreto flussi per il 2007, l’emersione dall’irregolarità per migliaia di migranti, la loro possibilità di rivendicare diritti sul lavoro, quella di vivere una vita dignitosa, non trova posto nell’ordine del giorno del dibattito.