Ottomila gli stranieri assunti in Puglia
Età media 30 anni, provenienza Est Europa o Nord Africa e massima disponibilità a svolgere mansioni poco gradite. E' questo l'identikit del lavoratore più richiesto dalle imprese pugliesi. Lo rivela un'indagine realizzata da Unioncamere, secondo la quale nel 2007 le imprese della Regione assumeranno circa 8mila stranieri. Le richieste si concentrano nel settore edile, ma anche in quello sanitario e nel turistico-alberghiero da La Repubblica Bari
BARI - Età media 30 anni, provenienza Est Europa o Nord Africa e massima disponibilità a svolgere mansioni poco gradite ai lavoratori locali e non. E' questo l'identikit del lavoratore straniero richiesto dalle imprese che cercano una manovalanza che manca nella regione e nell'intero territorio nazionale. Le richieste delle imprese vanno dall'operaio all'autista, dall'infermiere al fabbro, dall'elettricista al cameriere e via dicendo. In Puglia il numero massimo di assunzioni di personale immigrato stabile previste dalle imprese per il 2007 è di circa 8 mila unità con una incidenza del 17,6% sul totale assunzioni (43mila e 300).
A fornire dati e cifre è un´indagine Unioncamere sui fabbisogni occupazionali e sulle previsioni di assunzione delle imprese italiane. Ma andiamo per ordine. Il fabbisogno previsto per il 2007 è compreso tra un minimo di 160 mila lavoratori stranieri (54mila in più rispetto al 2006) e un massimo di quasi 228 mila (oltre 65mila in più dell´anno scorso). Un incremento rilevante non solo in termini assoluti ma anche relativi, visto che le assunzioni di lavoratori immigrati a fine anno potrebbero rappresentare il 27% delle entrate complessive (nel 2006 era il 23%). I comparti con il maggior numero di richieste di assunzione sono tanti e - oltre a quello delle costruzioni (il cui grado di "etnicizzazione" è evidente con 38 mila richieste di lavoratori immigrati) - la più spiccata propensione a ricorrere a manodopera straniera si registra, anche quest´anno, nel settore dei servizi operativi alle imprese, nella sanità e servizi sanitari privati e nel settore turistico-alberghiero.
Inoltre, secondo Unioncamere, la sostanziale stabilità della composizione professionale medio-bassa dei lavoratori immigrati da assumere trova conferma nel rapporto tra assunzioni di lavoratori immigrati e assunzioni di lavoratori italiani, che evidenzia in maniera netta come il peso dei primi sia elevato e vada crescendo solo in corrispondenza di figure medio-basse. Insomma, appare ormai chiara la tendenza verso l'etnicizzazione di una serie di professioni, non solo come conseguenza di problemi di reclutamento o delle condizioni di lavoro e retributive ritenute scarsamente appetibili dai lavoratori italiani, quanto anche per una presenza ormai già cospicua di lavoratori stranieri in corrispondenza di alcuni specifici profili. Il processo di etnicizzazione è palese soprattutto per le professioni di assistenza (assistenti sociosanitari a domicilio o presso istituzioni e infermieri), per gli addetti alle pulizie, nonché per diverse professioni del comparto edile e dell´industria meccanica.
Dunque in Puglia, così come nel resto d´Italia, gli ultimi anni sono stati caratterizzati anche dal problema delle migrazioni. Le cause sono molteplici e complesse. Prima di tutto i mutamenti avvenuti nei settori produttivi ed economici a livello europeo che hanno comportato una considerevole corrente di manovalanza straniera tendente a riempire gli spazi occupazionali rifiutati o non desiderati dalla popolazione locale e nazionale, sia per il calo demografico, sia per il suo invecchiamento e la relativa diminuzione della forza lavoro.
Si arriva, così, all´aumento dei flussi migratori alla ricerca di migliori condizioni di vita rispetto ai Paesi di provenienza. Ecco perché è riduttivo vedere il fenomeno limitandosi ad esaminare solo quel bacino di clandestini che diventano "serbatoio" di reclutamento per la microcriminalità e per la criminalità organizzata autoctona e straniera. Come pure i "vu cumprà", cioè quegli ambulanti immigrati che vendono merce spesso contraffatta nelle strade delle nostre città, rischiando fino a tre anni di reclusione. Questi ragazzi, in realtà, sono l'ultimo anello di una catena di affari che frutta miliardi di euro alle organizzazioni, ma di cui a loro stessi rimane ben poco. Tutto questo rappresenta solo una parte del problema, che riguarda quelle attività devianti perseguibili penalmente e che meritano di essere trattate separatamente.
Ormai in Italia, stando alle rilevazioni Istat, ci sono oltre 2,6 milioni di stranieri residenti (di cui 1,4 maschi e 1,2 femmine) e solo in Puglia (sempre nel 2006) sono stati rilasciati circa 31mila permessi di soggiorno di cui 19mila per lavoro e 12mila per ricongiungimento familiare. Insomma, i dati e le cifre dimostrano ancora una volta che gli stranieri sono diventati un importante fattore di sviluppo per l'economia della nostra regione e dell'intero Paese. Una risorsa soprattutto dal punto di vista demografico e occupazionale: grazie agli immigrati la popolazione non diminuisce ed è sempre grazie a loro che c'è una forza lavoro suppletiva indispensabile in diversi settori.
(Franco Lella)