Amnesty all’Europa: «In guardia sulla Libia»
Alla vigilia del mandato alla Commissione da parte del Consiglio per gli affari esteri dell’Unione europea per intensificare le relazioni con la Libia, in particolare sul fronte immigrazione, Amnesty International suona il campanello d’allarme e invia una lettera a tutti i ministri degli esteri. Proprio nel giorno in cui una nave spagnola, dopo aver tratto in salvo 50 immigrati in mare, li ha riportati verso le coste libiche da cui presumibilmente erano partiti, dimostrando quanto le relazioni tra la Libia e i paesi europei inizino a marciare. «La situazione dei diritti umani in Libia rimane grave», scrive Amnesty, che invita l’Europa a non cedere alla tentazione di «abbassare i propri standard e le proprie richieste» per il fatto che la vicenda delle cinque infermiere bulgare - prima condannate a morte con l’accusa di aver contagiato 400 bambini con il virus dell’Hiv e poi graziate sotto la pressione e le prebende di diversi paesi europei - sia «terminata bene». Non è un intervento di circostanza, ma un richiamo che contiene anche una precisa richiesta: Amnesty chiede che il Consiglio non affidi il mandato alla Commissione, a meno che la questione dei diritti umani non sia tenuta «in debita considerazione». «Ci sembra che si stia abbassando la guardia nei confronti di un paese su cui raccogliamo segnalazioni di violazione dei diritti umani su base mensile - spiega Riccardo Noury di Amnesty Italia - potrei raccontarne diverse, ma mi limito a rammentare il processo in corso contro 12 persone accusati per reati di opinione». Ma la preoccupazione di Amnesty è anche per il trattamento dei migranti, che in numeri massicci si riversano in Libia con la speranza di poter raggiungere l’Europa: «La Libia sta diventando un paese strategico nella politica di contenimento dei flussi migratori - aggiunge Noury - ma quando dal Viminale viene presentata con tono trionfalistico la diminuzione di migranti che approdano sulle nostre coste, dovremmo domandarci quale ruolo l’intervento della Libia ricopre. Questo è un paese che non ha firmato la Convenzione dei rifugiati dell’Onu e che non assicura libertà di movimento e di azione all’Alto commissariato per i rifugiati». Tra l’altro Amnesty ha da tempo lanciato un appello per tutelare 540 eritrei - rinchiusi in quattro centri differenti in Libia - che sarebbero a rischio espulsione. (ci. gu.)