«Intercettate navi madre»
Bloccate in mare con cento persone a bordo. Recuperati altri due cadaveri. Napolitano: «Problema europeo»
Cinzia Della Valle
Palermo
Spiagge trasformate in luoghi di morte, con i cadaveri sulla sabbia, incagliati tra gli scogli o in balia delle onde. Tutto questo accade sotto lo sguardo di governi e istituzioni che continuano a parlare di emergenza immigrazione mentre uomini, donne e bambini giungono cadaveri nell'occidente che dovrebbe accoglierli. Al cospetto del silenzio o dell'ipocrisia di chi tenta di scaricare «il problema» sulla Libia piuttosto che sulla Tunisia, spicca il monito del capo dello Stato, Giorgio Napolitano, che ha richiamato non solo il governo italiano ma l'intera Europa a occuparsi in modo serio dei migranti che cercano di raggiungere le nostre coste.
In poche ore in Calabria e in Sicilia sono stati recuperati diciassette cadaveri. Altri migranti, risultano ancora dispersi, mentre negli occhi dei sopravvissuti i soccorritori vedono i flash delle traversate infernali nel Canale di Sicilia, ormai diventato tomba del Mediterraneo.
Dopo i due naufragi di domenica, anche ieri gli sbarchi sono proseguiti senza sosta, con le navi madre che fanno la spola tra le coste nordafricane e quelle italiane scaricando i migranti in gommoni o zattere di fortuna in prossimità della terraferma. Questo è accaduto due giorni fa, a Vendicari, oasi naturalistica, in provincia di Siracusa, dove tra la sabbia d'oro e la vegetazione sono stati rinvenuti i cadaveri di dieci migranti, tra cui un ragazzo di circa 14 anni. Ieri le ricerche hanno protato alla scoperta di altri due cadaveri. Solo in sette sono riusciti a raggiungere la riva sani e salvi e vane finora sono state le ricerche degli altri dispersi.
A pochi chilometri da Vendicari, altro scenario di morte. Siamo a Roccella Jonica, in Calabria: sette i morti accertati, 127 i superstiti giunti su un barcone che si è spezzato per l'urto contro gli scogli. Mentre le motovedette della guardia costiera e della guardia di finanza erano in mare in cerca di eventuali dispersi, al largo delle coste agrigentine sono stati intercettati due grandi pescherecci lunghi una ventina di metri, utilizzati come navi madre. Le imbarcazioni sono state bloccate al termine di un lungo inseguimento, concluso all'alba di ieri. Nella stiva di uno dei due motopesca gli uomini della capitaneria di porto hanno scoperto 62 migranti, stipati fino all'inverosimile, l'uno accanto all'altro, in preda al freddo e a crisi di fame e sete; l'altro barcone invece aveva appena abbandonato a terra altri 47 migranti, bloccati vicino la spiaggia di Marina di Palma. Gli investigatori sostengono di avere individuato 27 uomini d'equipaggio; all'arrivo a Porto Empedocle sono stati interrogati dal pm Maria Stefania Ferrieri Caputi della Procura di Agrigento, che sta valutando la loro posizione. Ai presunti scafisti, oltre all'accusa di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, dovrebbero essere contestati anche il tentativo di speronamento e il fatto di avere forzato il blocco navale. Secondo la guardia di finanza, le navi madre sarebbero partite non dalla vicina Tunisia o dalle coste libiche ma dal più lontano Egitto: sarebbe questa, infatti, la nuova rotta battuta dal racket. Un percorso più lungo, e anche più rischioso, pur di riuscire a sfuggire ai controlli. Gli arrivi in Sicilia, in Calabria o in Sardegna non si fermano nemmeno davanti al maltempo. Nelle ultime ore, nonostante le cattive condizioni del mare, sulle coste siciliane si sono registrati quattro sbarchi: oltre a quello di Marina di Palma e a un barcone con 35 migranti, intercettato a largo di Lampedusa, altri due gommoni con una cinquantina di persone sono riusciti a raggiungere il litorale tra Portopalo di Capo Passero e Vendicari.
Migliorano, intanto, le condizioni di salute delle cinque donne che l'altro ieri sono state ricoverate nell'ospedale di Gela, due delle quali in gravidanza. Sono state soccorse mentre si trovavano sul lungomare, assieme ad altri dodici uomini, molto provati. Due di loro avevano chiesto acqua e cibo al titolare di un chiosco vicino alla spiaggia, ed è stato proprio il commerciante ad avvertire i carabinieri. A bordo del barcone, che fino a tarda sera non era stato ancora trovato, ci sarebbero stati altri undici migranti, anche loro avrebbero raggiunto la riva, ma non sono stati rintracciati. E ora si teme un'altra tragedia.