Dagli all'albanese E ora al rumeno
Enrico Pugliese
Il fatto accaduto a Roma è orribile come pochi. Lo sdegno e l'angoscia che determina sono naturali, così come è naturale che si faccia qualcosa. Ma la cosa che più preoccupa è che, più che la pietà per la povera vittima, ha dominato il senso di vendetta, la volontà di punizione. Che un criminale di tal fatta debba essere punito secondo le leggi dello Stato mi sembra più che ovvio e naturale. Non mi sembra né ovvio né naturale che si riunisca per questo il Consiglio dei ministri. Qualcosa sta cambiando nella società italiana, non so se in peggio o in meglio. So solo che qualcosa sta cambiando e sicuramente in peggio nell'atteggiamento rappresentanti delle istituzioni locali e nazionali. A partire dal leader del Pd Walter Veltroni.
Proprio l'altro ieri è stato presentato il rapporto Caritas che ha sottolineato il notevole incremento del numero degli immigrati nel nostro paese e l'esistenza di processi enormi di stabilizzazione, espressi dalla presenza crescente dei ragazzi nelle scuole. Sono stati sottolineati i processi di inserimento a livello lavorativo e sono state denunciate le pratiche discriminatorie. Non si è invece soffermato, il rapporto, su su un'emergenza che non c'è, quella criminalità. Che ci siano dei fenomeni di devianza e criminalità tra gli immigrati, in tutti i paesi, è notorio. Che il rischio di imboccare un percorso di devianza sia elevato soprattutto all'inizio dell'esperienza migratoria, cioè quando spesso sono clandestini, è altrettanto noto. Ma quello che mi pare evidente è che non è questo il dato più importante. Quanto poi ai rumeni, certamente gli arrestati sono tantissimi, ma questo è comprensibile perché in alcune città sono in assoluto il primo gruppo ed è chiaro che in numero assoluto i reati si registrano di più tra di loro. Ora parlano tutti dei rumeni e danno la croce a loro, prima è toccato agli albanesi che ora sono divenuti brave persone. Speriamo che tra poco anche i rumeni diventino brave persone.