Flussi, il "clic day" per badanti e colf
Domani, martedì 18 dicembre, scatta il secondo "clic day" del decreto flussi 2007. Dalle 8 di mattina si potrà chiedere l'assunzione di lavoratori domestici di tutte le nazionalità che non hanno "quote privilegiate". I posti disponibili sono 65mila: ma si calcola che 60mila moduli siano stati scaricati per due soli Paesi, cioè la Cina e l'Ucraina. Intanto non si placano le polemiche sul primo "clic day" di sabato scorso: 350mila domande per appena 47mila posti. Associazioni e patronati denunciano il cattivo funzionamento degli invii multipli
Mancano poche ore al secondo dei tre “clic day” del
decreto flussi 2007. Domani, martedì 18 dicembre, a partire dalle otto
di mattina, sarà possibile inviare domanda di assunzione per lavoratori
domestici extracomunitari (colf, badanti e baby-sitter) di tutte le
nazionalità non comprese fra quelle che hanno “quote privilegiate”. I
posti disponibili sono 65mila. Già si sa che davanti al computer ci
sono decine di migliaia di persone. Per averne la certezza basta
scorrere i dati, forniti dal ministero nei giorni scorsi, relativi ai
moduli scaricati. La parte del leone fra le nazionalità non
riservatarie spetta all'Ucraina e alla Cina (per ognuno di questi Paesi
sono stati richiesti circa 29mila moduli).
Sabato, il primo
“clic day” dedicato ai 14 Paesi che hanno accordi bilaterali in materia
di immigrazione con l'Italia, è stata una giornata all'insegna del caos
in tutta Italia. A confermarlo bastano i numeri. In un comunicato
stampa delle 18.30 il ministero dell'Interno ha fornito i dati sulle
domande ricevute: in totale 352.995, 7 volte e mezzo i 47mila posti in
palio. Di queste, 162.572 sono state spedite da singoli cittadini;
190.423 da associazioni e patronati.
Ecco la lista delle domande ricevute per nazionalità e tipo di lavoro
Marocco 97.085 di cui 56.243 per lavoro domestico (posti: 4.500)
Bangladesh 55.070 di cui 30.193 per lavoro domestico (posti: 3.000)
Moldavia 31.286 di cui 23.152 per lavoro domestico (posti: 6.500)
Albania 28.564 di cui 5.794 per lavoro domestico (posti: 4.500)
Pakistan 27.531 di cui 15.889 per lavoro domestico (posti: 1.000)
Sri Lanka 21.996 di cui 17.913 per lavoro domestico (posti: 3.500)
Filippine 21.805 di cui 20.177 per lavoro domestico (posti: 5.000)
Egitto 18.833 di cui 3.431 per lavoro domestico (posti: 8.000)
Tunisia 16.010 di cui 5.461 per lavoro domestico (posti: 4.000)
Senegal 14.836 di cui 11.743 per lavoro domestico (posti: 1.000)
Ghana 12.057 di cui 11.035 per lavoro domestico (posti: 1.000)
Nigeria 5.889 di cui 4.717 per lavoro domestico (posti: 1.500)
Algeria 1.904 di cui 1.057 per lavoro domestico (posti: 1.000)
Smania 159 di cui 133 per lavoro domestico (posti: 100).
La
prima domanda è arrivata sui server del Vicinale alle 8, un secondo e
134 millesimi. Il ministero ha fatto sapere che alle 11 i moduli
ricevuti correttamente erano 161.800 e il sistema riusciva a gestire
con successo circa 9.600 connessioni al minuto. A quell'ora era però
evidente la sproporzione fra le domande inviate, con un bilancio
decisamente a vantaggio dei singoli (110.301 moduli spediti entro le
prime tre ore con successo) rispetto ai patronati (51.499).
A
partire dalle 15.30, fa sapere sempre il Viminale, le domande inviate
hanno subito un forte calo numerico assestandosi a poche al secondo. La
graduatoria verrà determinata sulla base della ripartizione per Paese
di provenienza e per provincia.
Riguardo al sistema per
l'invio delle domande, Mario Morcone, capo del dipartimento per le
Libertà civili e l'immigrazione del ministero dell'Interno, ha
commentato così: Noi ci siamo impegnati con onestà e impegno a mettere
il presidente della repubblica nelle stesse condizioni di ogni singolo
cittadino (…). Rimane, questo sì, un problema che non appartiene
all'amministrazione che è quello di una sproporzione tra le quote
offerte e le domande ricevute. Sarà il governo ed il parlamento a dare
certamente la risposta più saggia”.
A questo proposito il
ministro della Solidarietà sociale Paolo Ferrero ha dichiarato: “La
quantità di domande arrivate ci dice che le esigenze del Paese sono
molto alte, al di là delle campagne folli della destra. Dobbiamo
approvare una nuova legge altrimenti continueremo a stare
nell'emergenza e a produrre nuovi clandestini”.
La giornata di
sabato è stata segnata dalle difficoltà e dalle polemiche anche sul
metodo stesso di invio. Il ministero ribadisce che il sistema ha retto,
senza “evidenziare segnali di preoccupazione” malgrado l'ovvio
rallentamento delle operazioni dovuto all'enorme numero di connessioni.
Ma il dato principale è la delusione di decine di migliaia di
persone che, collegate dalle 8 di mattina, hanno avuto la conferma
della effettiva ricezione solo molte ore più tardi. Il ministero in
tutti i comunicati aveva invitato alla calma ricordando che “l'attesa
non pregiudica in alcun modo la buona riuscita della ricezione”. Ma a
far fede per la formazione della graduatoria, come precisato fin
dall'inizio, non è l'ora di collegamento bensì quella di arrivo del
modulo sul server del ministero. C'è quindi poco da fare per chi, pur
essendo connesso dalle 8, ha sulla propria ricevuta un orario diverso
anche di parecchie ore: con ogni probabilità sarà scavalcato da chi ha
ricevuto entro le nove conferma della ricezione: a un'ora dall'avvio
del “clic day”, infatti, risultavano spedite circa48mila domande, tante
quanti i posti effettivamente a disposizione.
Momenti di
panico sabato per i molti cittadini che hanno visto improvvisamente
sparire la propria domanda dallo schermo dopo la visualizzazione di un
messaggio di errore: “il modulo risulta già inviato”. Ma, alcune ore
dopo, l'email di ricevuta è effettivamente arrivata; segno che,
malgrado la scomparsa del modulo dal software, l'invio era stato
completato con successo.
Ma l scontento riguarda soprattutto
patronati e associazioni, che hanno subito i maggiori ritardi nella
spedizione e potranno con difficoltà spiegarlo ai 200mila datori di
lavoro che gli avevano affidato le proprie richieste di assunzione. Da
questo fronte sono state unanimi le proteste: dall'Arci (che aveva sui
server 10-12mila domande ma ha ammesso nel pomeriggio di esserne
riuscita a spedire l'1-2%) all'Assindatcolf, che in un comunicato di
stamattina afferma:
“Il sistema, purtroppo, non ha funzionato,
dando origine a ritardi e blocchi nell'invio delle domande (…).
Nononostante le Sezioni Assindatcolf si siano attenute scrupolosamente
alle istruzioni ricevute dal ministero, seguendo tutte le procedure
previste ed inviando tutte le domande immediatamente, il sistema
telematico ha rivelato fin da subito (dalle 8 ovvero dall'ora x tanto
attesa per questa prima tornata di invii di domande) palesi
inadeguatezze, peraltro rilevate anche dalle altre associazioni (…)
fino ad arrivare al blocco del sistema (dalle 10.00 alle 14.30), che
hanno visto le postazioni di Assindatcolf forzatamente inattive
nell'attesa che il server del ministero riprendesse a lavorare.
Assindatcolf
chiede al Ministero di risolvere i problemi tecnici che si sono
presentati nella mattinata di sabato, in modo che non si ripetano
domani 18 dicembre. (…). Infine, per Assindatcolf è indispensabile che
il Governo prenda delle decisioni adeguate per garantire (e non
penalizzare) tutti coloro che a causa delle questioni anzidette si sono
visti sfavoriti nella costituzione della graduatoria delle relative
domande.
La Cisl ha denunciato sabato pomeriggio un problema
specifico che avrebbe riguardato i nomi dei cittadini dello Sri Lanka.
E che avrebbe avuto ripercussioni gravi soprattutto nel caso degli
invii multipli: se, in sostanza, la prima domanda da spedire era quella
di un cittadino srilankese (datore di lavoro o lavoratore
indifferentemente) tutte quelle successive restavano ferme. Al Viminale
hanno smentito l'intoppo, limitandosi ad ammettere un generico
rallentamento attribuibile solo al forte “traffico” sui server.
“Sono
stati privilegiati i privati – ha detto Raffaele Minelli, presidente
dell'Inca Cgil. Fino alle 15-16, i patronati sono stati praticamente
tagliati fuori”. “Tanti se la prendono con noi – ha aggiunto Guglielmo
Loy di Uil – e non è gradevole visto che noi non c'entriamo niente ma
anzi abbiamo fatto un gran lavoro”. Oltre a chiedere subito un nuovo
decreto flussi per colmare il divario tra posti e numero di domande,
sindacati e patronati hanno chiesto un incontro con il Viminale per
“definire tecnicamente le cose e stabilire se sono state rispettate le
pari opportunità”.