Gennaro Santoro
Non tutti sanno che i bambini da 0 a 3 anni possono stare in carcere con le mamme. Una misura adottata al fine di evitare il dramma della separazione tra madre detenuta e figlio in tenera età; una misura che però crea l'aberrazione della detenzione di piccoli innocenti, di bimbi che escono all'aperto per fare "l'ora d'aria", che vivono circondati da persone in divisa e forse non hanno mai visto una strada piena di gente. Grazie all'indulto i bambini nelle carceri italiane erano diminuiti del 45% (tra il 2002 e il 2006 la media giornaliera è stata di 60 piccoli ristretti), ma negli ultimi tempi si è quasi tornati alle cifre pre-indulto. La legge 40/2001 prospetta una serie di misure volte a far evitare il carcere alle detenute madri e ai propri bambini ma è stata largamente disapplicata dai giudici e presenta dei limiti nell'accesso ai benefici soprattutto per chi è in attesa di giudizio. Attualmente le mamme straniere rappresentano oltre il 90% delle detenute madri perché spesso non hanno un abitazione dove scontare gli arresti domiciliari né hanno in concreto accesso alle altre misure alternative. Per ovviare a questo dramma la Commissione Giustizia della Camera ha approvato un disegno di legge dal titolo "Disposizioni per la tutela del rapporto tra detenute madri e figli minori" che nei prossimi mesi dovrebbe essere discusso in Aula. Punto centrale è la realizzazione di case-famiglia protette per tutti quei casi in cui non siano possibili misure di sospensione o comunque alternative alla carcerazione. Il progetto di legge elimina qualsivoglia valutazione discrezionale da parte del giudice disponendo la custodia in case famiglia protette di madri con prole di età inferiore ai dieci anni ed eliminando gli ostacoli all'applicazione della detenzione domiciliare. Senza sbarre e senza divise si mettono finalmente al centro le esigenze del piccolo per garantire un normale sviluppo, in un ambiente più idoneo e più umano, diverso dal carcere. Viene inoltre prevista un'ulteriore ipotesi di permesso che autorizza la detenuta ad accompagnare il figlio all'ospedale in caso di ricovero del bambino al pronto soccorso e di soggiornare presso la struttura ospedaliera per tutto il periodo della degenza. Allo stato attuale quando un piccolo ristretto deve essere ricoverato viene portato in ospedale da un agente e lì è lasciato da solo: le madri dovrebbero essere con loro, ma il permesso del giudice a volte arriva troppo tardi (Per le lungaggini delle autorizzazioni, ad es., la scorsa estate sono avvenuti due parti nell'infermeria di Rebibbia). A Milano è sorto un Istituto a custodia Attenuata per madri che, in parte, anticipa il disegno di legge. Esperienze simili dovrebbero prender luce entro quest'anno anche a Roma, Firenze e Venezia.