Un immigrato è morto annegato. Arrestato comandante di un peschereccio
Il racconto degli stranieri: "Non l'hanno fatto salire a bordo"
Lampedusa, la denuncia dei clandestini "Chiedeva aiuto, gettato in mare"
dal nostro inviato FRANCESCO VIVIANO
LAMPEDUSA - "Lo ha buttato in mare ed è morto annegato quando ormai pensava di essere in salvo. Non è giusto quello che hanno fatto. Rischiamo di morire per raggiungere Lampedusa, ma una morte così è davvero crudele...". Questa l'accusa mossa da una decina di extracomunitari che facevano parte di un gruppo di 59 persone, molti dei quali somali, che sono giunti l'altro ieri nel porto di Lampedusa a bordo di un gommone. A buttare in mare l'extracomunitario sarebbe stato uno dei componenti dell'equipaggio di un motopeschereccio italiano al comando di un barese di 47 anni, che è stato arrestato dai carabinieri con l'accusa di omicidio volontario.
Secondo il racconto di alcuni dei 59 immigrati soccorsi ieri da una motovedetta della capitaneria di porto di Lampedusa, nel Canale di Sicilia avrebbero incrociato un motopeschereccio al quale hanno chiesto aiuto. "Ci siamo avvicinati alla barca - hanno raccontato gli extracomunitari - pensando che ci potesse salvare. Ma non è stato così, a gesti ci dicevano di allontanarci ma un nostro compagno di viaggio si è buttato in mare ed è riuscito a raggiungere l'imbarcazione. Una volta a bordo abbiamo visto che veniva spinto e ad un certo punto è caduto in mare. Poi è scomparso tra le onde".
Il peschereccio italiano in tarda serata è attraccato nel porto di Lampedusa con il suo carico di pesce. Sulla base delle indicazioni fornite dagli extracomunitari i carabinieri lo hanno facilmente individuato in banchina ed hanno fermato ed arrestato il comandante che è stato poi imbarcato sulla nave che collega Lampedusa con Porto Empedocle per essere rinchiuso nel carcere di Agrigento. Il comandante del peschereccio è accusato di omicidio volontario: ai carabinieri ha detto che si è trattato di una disgrazia, "un incidente" provocato dal fatto che l'extracomunitario era molto agitato. "Cercavamo di calmarlo poi improvvisamente è finito in mare".
Gli extracomunitari - in gran parte somali, ma anche ghanesi, nigeriani, liberiani e senegalesi - hanno raccontato agli investigatori di essere partiti tre giorni prima dalle coste libiche e di essere rimasti ben presto senza carburante e senza cibo. A dare il primo impulso all'inchiesta sono stati proprio loro con i racconti dell'odissea, e adesso gli inquirenti sono a caccia di riscontri alle testimonianze.
La posizione del comandante deve ancora essere vagliata con attenzione dalla magistratura, che deciderà nelle prossime ore sulla convalida del provvedimento. Ma gli investigatori, che hanno interrogato a lungo gli altri quattro componenti dell'equipaggio, ritengono di avere trovato riscontri sufficienti per sostenere l'accusa.
La vicenda ha suscitato sconcerto tra gli stessi pescatori dell'isola di Lampedusa, che in diverse occasioni hanno rischiato di persona per soccorrere i clandestini in difficoltà. Proprio il comandante di un altro peschereccio pugliese, il Salvatore De Ceglia, era stato premiato il 20 giugno scorso dall'Alto commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr) per avere salvato la vita di decine di immigrati che avevano fatto naufragio.