Gennaro Santoro* , 23 gennaio 2008
Ancora, secondo i dati dell'amministrazione penitenziaria, i risultati sono positivi sia per quanto riguarda la percentuale di revoche dell'affidamento in prova al servizio sociale che si attesta, negli ultimi anni, sul 4%, sia per il totale di revoche di tutte le misure alternative che raggiunge poco più del 6%. Tutto questo nonostante la crescita delle misure alternative sia stata costante ed esponenziale. Dal 1991, quando i casi erano meno di 5.000, si è giunti nel 2005 a quota 45.000.
Si dimentica troppo spesso, poi, che l'Italia è uno dei pochi paesi cosiddetti ‘occidentali' (se non l'unico) dove il numero dei detenuti in attesa di giudizio è nettamente superiore a quello dei condannati definitivi (più del 60%!).
Per queste ragioni risulta solo una comoda scorciatoia quella di inveire contro il provvedimento di clemenza.
Tale interpretazione è stata d'altronde sorretta dal capo del Dipartimento dell'Amministrazione penitenziaria nei mesi scorsi: "Già negli anni precedenti, infatti, si registrò un trend costante nel tempo, così da lasciare intendere come altre cause strutturali fossero alla sua base, essenzialmente legate alle disfunzioni del sistema penale". Senza l'indulto, dunque, "la situazione sarebbe stata esplosiva" e - fa notare Ferrara - avremmo avuto 70 mila detenuti per una capienza regolamentare di poco più di 43 mila posti." Il capo del Dap indica, dunque, in altre cause il considerevole aumento della popolazione carceraria di questi ultimi mesi: "Su un flusso di 100 mila unità, la seconda causa di carcerazione (18,5% dei casi) è costituita dalla violazione della legge sugli stupefacenti, mentre il 6,4% dei detenuti del periodo post-indulto è rappresentato da immigrati che hanno violato la legge Bossi-Fini ". Violazioni, giova ricordarlo, che nella stragrande maggioranza dei casi riguarda esclusivamente irregolarità amministrative relative al soggiorno ‘favorite' dal sistema stesso delineato dalla liberticida legge Bossi-Fini.
Il vero fallimento è dunque del carcere, quale istituzione totale deviante, e della caduta del welfare state, ed è su questi due punti che bisogna intervenire, partendo dal presupposto che la sicurezza in generale è garantita dalla sicurezza sociale. Il carcere, come si legge nell'ultima Relazione annuale al Parlamento sulla situazione della Giustizia "non reca così alcun beneficio al singolo in termini rieducativi, e non protegge la collettività, minandone la fiducia nella capacità punitiva del sistema penale."
*Associazione Antigone
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perche non si spediscono9 nelle carceri del propio paese,gli exstracomunitari che delinquono ci sarebbe piu spazio
Credo che servirebbe un nuovo indulto per fare un po’ di spazio per la famiglia Mastella, che mi auguro alla fine sia spedita nelle patrie galere come ha ben dimostrato di meritare.
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La carcerazione, per numero e condizione, va sentita come sconfitta quantitativa e qualitativa della civiltà collettiva e non come semplicistica divisione dei “colpevoli” dalla “gente perbene”.
rivolto a marcello: essere di sinistra, tra le altre cose, non significa essere garantisti? fino alla pronuncia della cassazione, ciascun cittadino non beneficia della presunzione di innocenza?
#1 · pluto's
23 gennaio 2008, 20:39sottoscrivo pienamente..