Come potranno e soprattutto quando potranno ottenere risposta i numerosi lavoratori e relativi datori di lavoro che hanno fatto la domanda di autorizzazione all’ingresso con il noto sistema delle quote stabilito dalla normativa vigente?
Naturalmente sappiamo bene che si tratta di lavoratori prevalentemente se non quasi esclusivamente già presenti sul territorio italiano che attenderanno il rilascio del nulla osta per poter poi uscire dal territorio italiano e chiedere il rilascio del relativo visto d’ingresso al competente consolato italiano.
Si parla di grandi numeri, al punto tale che da più parti, perfino Il Sole 24 Ore, ha sottolineato che si tratta di una grande ipocrisia quella per cui si regola l’assunzione dall’estero per l’ingresso regolare di lavoratori stranieri quando è ormai sotto gli occhi di tutti, anche nel caso in cui non ci siano le code agli uffici postali, che la quasi totalità degli interessati è presente sul territorio italiano.
Per quanto riguarda i numeri, si parla complessivamente di oltre 680mila domande, quindi, di una cifra che in qualche modo è sostanzialmente simile al numero complessivo delle persone che si sono regolarizzate con l’ultima sanatoria del 2002, quella introdotta contestualmente all’approvazione della legge Bossi-Fini.
Questa cifra, se si considera che si tratta di persone che di fatto sono presenti in Italia, rende chiaro come tutto l’impianto della normativa sulle espulsioni rappresenti in qualche modo una “diga di carta” che vorrebbe arginare un mare.
Rispetto alle procedure di autorizzazione all’ingresso dall’estero il sistema di inoltro attraverso internet delle domande dovrebbe essere molto più rapido per lo smaltimento, anche se per il momento non ci sono ancora informazioni precise che permettano di fare delle previsioni sui tempi della procedura.
In altre parole di capire se questi nulla osta verranno rilasciati nell’ordine di settimane, da qui in avanti, o nell’ordine di mesi, o in un arco di tempo ancora più lungo.
Lo scorso 8 gennaio ha avuto luogo una riunione alla presenza del sottosegretario all’Interno, Onorevole Marcella Lucidi, organizzata su richiesta dei patronati, degli enti quindi che in Italia hanno filtrato una gran parte delle domande dando assistenza agli utenti, datori di lavoro, nell’ambito di una convenzione firmata con il Governo.
Dal giorno 18 gennaio è possibile accedere da parte degli utenti al sistema di monitoraggio dello stato della pratica, in altre parole, chi ha ricevuto il giorno dell’inoltro la ricevuta, sempre attraverso una comunicazione di posta elettronica, recante la conferma dell’avvenuto inoltro della domanda, con indicazione dell’ora di ricevimento presso il terminale del Ministero dell’Interno e con indicazione del codice e della password relativi alla domanda stessa, può consultare on-line lo stato di avanzamento della pratica.
Ma le segnalazioni sembrano confermare la lentezza della procedura. Per la totalità delle pratiche infatti, non ci sono pervenute segnalazioni in altro senso, la situazione sembra in stallo.
Non è ancora possibile fare delle previsioni. Per fare un esempio, se anche fosse vero che ad oggi tutte le pratiche sono state smistate dal Ministero dell’Interno alle sedi periferiche, quindi sono per così dire “lavorabili” dal punto di vista burocratico da parte dei competenti uffici dello Sportello Unico per ogni provincia, non è ancora possibile fare delle previsioni sui tempi di questa lavorazione.
Per quanto riguarda il Veneto non risulta a tutt’oggi, o perlomeno anche se vi fosse non è stata divulgata, la ripartizione delle quote regionali nell’ambito delle singole province, quindi, in parole povere, i singoli Sportelli Unici a livello provinciale, quanto meno per il Veneto, non hanno ancora la possibilità di stabilire o di tenere conto di quante quote potranno essere assegnate complessivamente, ovviamente suddivise per le diverse categorie dei beneficiari.
Siamo ancora in alto mare, men che meno c’è la possibilità di fare delle previsioni sulla “soglia oraria” oltre la quale la domanda inoltrata e ricevuta dal terminale del Ministero dell’Interno non ha speranze di essere accolta per esaurimento dei posti disponibili.
Naturalmente resta sempre in sospeso la proposta che è stata avanzata da più parti di allargamento delle quote e quindi di un ulteriore decreto del Governo (l’attuale crisi vanifica ogni dichiarazione di intenti che appare quantomeno strumentale) che allarghi le quote previste per l’anno 2007 e consenta quindi, come era stato fatto per il decreto flussi del 2006, di dare una risposta positiva a tutte le domande che sono state presentate.
Questo dipende esclusivamente dalla volontà politica, una volontà politica espressa tardivamente anche se, detta molto francamente, non sembra che vi fosse, anche in precedenza, un atteggiamento di apertura da parte del Governo in questo senso.
Davanti a questi numeri e sapendo che appunto su 680mila domande presentate, quindi 680mila lavoratori che hanno un posto disponibile, le quote di 170mila posti complessivi consentono una risposta solo parziale, sembra francamente assurdo pensare che i rimanenti lavoratori, circa 500mila persone, possano essere trattati, secondo la retorica, come clandestini e assoggettati a provvedimenti di espulsione.