Ecco il rapporto presentato all'Europarlamento
sotto accusa tutti i centri di permanenza per immigrati
"Gabbie, degrado, servizi pessimi". La Commissione Ue boccia i Cpt
di STEFANIA PARMEGGIANI e VLADIMIRO POLCHI
ROMA - L'Europa boccia i Cpt italiani: "Cibo scadente", "gabbie e sbarre opprimenti", "mancanza d'igiene", "carenza d'assistenza medica e legale". La fotografia, scattata a fine dicembre 2007 dalla "Commissione per le libertà civili e la giustizia" dell'Europarlamento, è una ferma condanna di tutti i centri di permanenza temporanea per immigrati: in Italia e nel resto d'Europa.
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I cpt, introdotti dalla legge Turco-Napolitano e potenziati dalla Bossi-Fini (che ha allungato i tempi di detenzione da trenta a sessanta giorni), servono a trattenere gli immigrati irregolari in attesa d'espulsione. Nel 2005 vi sono transitate 16.163 persone. Gli espulsi? Solo il 60%.
La macchina, infatti, non funziona: nel 2006, su 124.383 clandestini individuati dalle forze dell'ordine, solo il 36,5% (45.449) è stato effettivamente rimpatriato (nel 1999 lo fu il 64,1%). Non solo. I cpt italiani sono stati ripetutamente criticati da vari organismi indipendenti: Medici senza frontiere, Amnesty International, Comitato europeo per la prevenzione della tortura e Commissione De Mistura. Mancava la bocciatura dell'Europarlamento. Che è arrivata puntuale.
Vari i punti critici segnalati dalla Commissione Ue per le libertà civili. Nel centro di permanenza di Torino, "il cibo è scadente e la struttura delle gabbie opprimente". Il cpt di via Mattei a Bologna "attira particolarmente l'attenzione a causa dell'avanzato stato di degrado della struttura, in molte parti bruciata e sporca. Le stanze, anch'esse lasciate in un avanzato stato d'abbandono, sono composte da letti in cemento, una televisione ingabbiata dietro una grata e una sbarra sul soffitto, che, a detta del responsabile del centro, impedisce alla popolazione trattenuta di sfondare il tetto e di nascondersi all'interno. La struttura esterna è caratterizzata da una presenza continua e constante di sbarre, non solo attorno alle persone, ma anche sulla testa (sono completamente chiusi da tutti i lati)".
"Il cpt di Trapani - si legge ancora nel rapporto - si trova nel centro della città, in una vecchia struttura d'inizio '900, utilizzata in passato come casa di cura per anziani. La capienza totale del centro è di 57 posti, attualmente ne sono utilizzabili solo 26 perché una delle due ali è inagibile a causa di un incendio. La parte restante mostra segni di forte degrado e abbandono, oltre a un sentimento di oppressione e chiusura dovuto a grate e sbarre presenti ovunque. I servizi igienici risultano carenti: 4 wc per le 26 persone presenti".
Al centro di Borgo Mezzanone a Foggia, "durante la visita alla zona dei container ci siamo potuti intrattenere con i migranti presenti, tra cui un gruppo di afgani e iracheni. Le principali problematiche che ci hanno esposte sono: le condizioni di caldo estremo nei container, perennemente esposti al sole, la mancanza di telefoni (7 per 500 persone) e l'assenza d'informazioni rispetto alla durata della permanenza nel centro". Infine Lampedusa: "Il centro, situato a lato dell'aeroporto, ha una capienza totale di 197 posti, che, secondo il direttore, si possono trasformare in 300. Spesso arriva ad accogliere fino a 800 persone (...) Tutti gli intervistati si lamentano della scarsità di acqua distribuita per bere e del forte calore nei container, esposti totalmente al sole, chiusi, in una zona in cui si superano abitualmente i 40 gradi centigradi".
In conclusione, il rapporto Ue denuncia: "Il carattere patogeno della detenzione, causato principalmente dalle strutture e dall'assenza di comunicazione (fino ad atteggiamenti di disprezzo) dei responsabili con le persone trattenute; misure securitarie sproporzionate per persone trattenute in un quadro amministrativo; nessuna assistenza alle persone vulnerabili; servizio medico presente ma carente, soprattutto nei centri altamente popolati; carenza del servizio d'interpreti e traduttori; mancanza di un servizio d'assistenza legale". Per questo si chiede con urgenza, "la ristrutturazione dei centri e l'eliminazione delle gabbie; l'accesso permanente di Ong e giornalisti; il miglioramento dei servizi igienici, medici e legali".
La risposta dell'Italia? Il governo Prodi, con la legge Amato-Ferrero, proponeva di ridurre il numero dei cpt, trasformandoli in strutture restrittive residuali e limitate ai clandestini "irriducibili", che si sottraggono all'identificazione. Il centrodestra pare invece essere di tutt'altra idea: "Aumenteremo il numero dei Centri di permanenza temporanea per l'identificazione e l'espulsione degli extracomunitari clandestini". Promette ora Silvio Berlusconi.