ROMA - Il lavoro degli Sportelli unici sul decreto flussi 2007 ha registrato un’accelerazione non da poco. Anche se, continuando ai ritmi attuali, per consegnare i 170mila previsti dal Decreto ci vorrebbero più di venti mesi. Ma per i 700mila in attesa emerge un fatto preoccupante: sulle 24mila pratiche il cui esame è stato completato finora, quelle respinte sono di più di quelle accolte. Un dato che, se confermato, sarebbe molto superiore a quello del 2006, quando fu respinta circa una domanda su 3. La ragione è solo in pochissimi casi (382) la rinuncia del datore di lavoro. Né pesa in modo particolare il “no” delle questure per precedenti espulsioni: sono state respinte per questo motivo solo 3.610 domande. Il punto d’inciampo è la Direzione provinciale del lavoro, incaricata di verificare i requisiti di reddito e contratto. Il 75% delle pratiche bocciate ha finito qui la sua corsa.
Allo Sportello unico di Napoli spiegano che alla radice dei dinieghi ci sono soprattutto errori di compilazione, specie nel caso di badanti e domestici. Ecco i più frequenti. Alla domanda se ha alle dipendenze lavoratori stranieri, spesso il datore di lavoro ha scritto “sì” pensando a quello che voleva assumere. Ma così risulta che invece ne ha due, e il suo reddito non è più sufficiente. Altro errore che può portare all’annullamento della domanda: aver richiesto, sullo stesso modulo, l’assunzione sia di un “domestico” che di una “badante”.
Poi ci sono i dinieghi per reddito insufficiente, che anche a Torino è la ragione più comune di rigetto della domanda. “Si tratta principalmente di pratiche per l’assunzione di congiunti – spiega Carlo Ricciardi, dirigente dello Sportello unico -. Una prassi che sembra aver sostituito almeno in parte quella del ricongiungimento. La legge non fissa un reddito minimo, per cui si considerano gli standard fissati dai contratti di categoria. Se si ha un reddito dichiarato di 10mila euro e si intende assumere un operaio che, da contratto, dovrebbe percepirne almeno 9.500, è ovvio che la domanda sarà respinta. Alcune pratiche, poi, avrebbero solo bisogno d’integrazioni, ma finiscono archiviate perché chi le ha presentate non è più reperibile. È il probabile destino che toccherà anche alle ultime 40 in sospeso del 2006”.
Sindacati e patronati concordano sull’uso spesso “improprio” del decreto flussi. Spiega Franco Marcuzzo, dell’Anolf-Cisl Treviso: “A rivolgersi a noi prima dei clic day sono stati quasi solo stranieri. L’impressione che ci siamo fatti è che molte domande fossero presentate per fratelli e cugini che non sarebbero potuti entrare in Italia altrimenti. Visto il flusso enorme, abbiamo scoraggiato chi aveva un reddito basso, anche se il sistema accettava le domande comunque". Lo stesso criterio adottato da Giorgio Sasso, della Cgil torinese: “Considerando il minimo vitale in 600 euro netti al mese, un reddito lordo sui 15mila euro annui è il minimo, che ovviamente raddoppia in caso di assunzione. Una domanda ha qualche speranza di venir accolta solo se si guadagna almeno il doppio”.
Giorgio Orrù, dirigente dello Sportello unico di Reggio Emilia, parla di 300 richieste d’integrazione per domande incomplete o con reddito insufficiente. “Un problema – spiega – che riguarda soprattutto stranieri che cercano di assumere familiari come colf”. In questi casi, il reddito del richiedente è spesso troppo basso, per cui va integrato con quello di un altro parente, che deve però essere anche convivente. Secondo Orrù “il numero di domande rigettate è in aumento rispetto al 2006, ma bisogna tenere conto che anche le richieste sono praticamente raddoppiate”. Mentre “a Parma – spiega il dirigente dello Sportello Umberto Sorrentino –e per i procedimenti di rigetto stiamo andando coi piedi di piombo, perché una domanda rigettata libera delle quote, e diventa difficile ripescarla”.
Per Roberto Morgantini, dell’Ufficio stranieri della Cgil di Bologna, “una possibile spiegazione è che molti si sono buttati comunque, spesso senza avere i requisiti, in particolare di reddito. Ma a fronte di maggiore richiesta è normale che ci siano più errori e più rifiuti”. Al punto che Dario de Manincor, dell’Inca-Cgil di Verona, osserva: "Per problemi nel sistema le nostre pratiche, come quelle di altri patronati, sono state inviate molto tardi. Il numero di domande era altissimo. Ma ora sembra che quelle idonee alla fine saranno poco più delle quote disponibili".
(hanno collaborato ismail ali farah e gabriela pentelescu)