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Giustizia: una ricerca; dopo l’indulto la recidiva è diminuita
Redattore Sociale, 9 aprile 2008
Il professor Giovanni Torrente dell’Università di Torino, autore insieme ad altri due docenti della facoltà di giurisprudenza dello stesso ateneo - Claudio Sarzotti e Giovanni Jocteau - di una ricerca sull’indulto commissionata dal ministero della Giustizia, spiega i dati della ricerca.
È sensibilmente più bassa la recidiva di chi ha usufruito dell’indulto dell’estate 2006: degli oltre 27 mila usciti dal carcere ne erano rientrati 5.500 al 31 dicembre 2007, pari a circa il 20%. Solo 975 invece le persone tornate in carcere tra chi aveva beneficiato dell’indulto provenendo da una delle misure alternative, il 13%.
Sono i dati che anticipa a Redattore Sociale il prof. Giovanni Torrente dell’Università di Torino, autore insieme ad altri due docenti della facoltà di giurisprudenza dello stesso ateneo - Claudio Sarzotti e Giovanni Jocteau - di una ricerca sull’indulto commissionata dal ministero della Giustizia, e che sarà presentata subito dopo le elezioni. Si tratta in realtà di un aggiornamento dell’indagine che i tre studiosi avevano già condotto sui dati del 2006 e che avevano presentato il 19 febbraio dell’anno scorso.
I dati allora parlavano di una recidiva dell’11% (in soli 5 mesi erano rientrati oltre 2.700 detenuti) e vennero presentati come estremamente positivi rispetto a uno dei pochissimi studi disponibili, quello compiuto dal Dipartimento amministrazione penitenziaria (Dap) alcuni anni fa che parlava di una recidiva del 68% da parte degli "indultati provenienti dalla detenzione. Professor Torrente, quel dato del 68% si riferiva però a un periodo di 7 anni.
"È vero - risponde il docente - ma dalla stessa indagine emergeva che oltre la metà dei soggetti considerati era rientrata nei primi due anni. Pertanto, il dato del 20% che abbiamo rilevato in questa indagine va considerato in modo ampiamente positivo. Oltretutto, anche noi abbiamo registrato una forte diminuzione delle recidive negli ultimi mesi del 2007". Perché si registra questo calo? "Forse perché sono nel frattempo entrati in funzione quei progetti di accoglienza e reinserimento sociale di ex-detenuti che erano stati avviati alcuni mesi dopo l’indulto. Bisogna anche dire, poi, che il deterrente maggiore per chi ha fruito del provvedimento di clemenza è che, in caso di rientro in carcere, si deve scontare l’intera pena. In un certo senso, se si supera il primo periodo fuori dal carcere si tende a starci sempre più attento".
Cosa può dire della recidiva per chi proveniva dalle misure alternative? "Che è in linea con lo studio citato del Dap, che infatti aveva registrato un tasso estremamente più basso di recidiva. Ciò è dovuto al fatto che l’ammissione alle misure alternative presuppone una "certa" selezione dei detenuti più predisposti, ma anche che forse andrebbe allargata la platea degli ammessi a quelle stesse misure".