La foglia di fico. È stato inaugurato il 12 marzo a Tripoli. Sarà un centro di assistenza per gli immigrati di transito in Libia e diretti in Europa. “Gli immigrati potranno informarsi sui possibili pericoli dell’emigrazione” ha dichiarato Laurence Hart, che in Libia guida la missione dell’Oim che si occupa perlopiù di rimpatrio assistito e volontario, ma anche di ricerca, formazione della polizia, “gestione delle frontiere e contrasto della tratta”. Due settimane prima, il 29 febbraio 2008, il Consiglio italiano per i rifugiati (Cir) firmava un protocollo d’intesa con la ong libica International organisation for peace, care and relief (Iopcr), che nel dicembre scorso aveva ricevuto a Misratah una delegazione italiana di cui faceva parte il direttore del Cir, Christopher Hein. Obiettivo della collaborazione è il miglioramento delle condizioni dei rifugiati in Libia. Per adesso siamo solo all’inizio, nessun campo di detenzione è gestito da ong italiane. Ma la questione della cooperazione in Libia già solleva diverse criticità. Da un lato rappresenta un’importante occasione per la tutela dei diritti dei migranti. E il reinsediamento dei 40 rifugiati eritrei detenuti a Misratah e accolti dalla provincia di Rieti grazie ad un progetto Acnur, Cir, Oim e Ministero dell"Interno lo dimostra. Dall’altro rappresenta un rischio di normalizzazione dell’illegalità. Perchè a Misratah gli altri 600 rifugiati eritrei sono detenuti da due anni nel silenzio di Acnur e Oim. Perchè da Kufrah altri 200 eritrei sono stati rimpatriati a febbraio. Perchè ogni anno 60.000 tra migranti e rifugiati sono arrestati in Libia e deportati nell’indifferenza della società civile, della stampa e della politica. Un'indifferenza che si fa complice di un’Europa che ammette, finanziandoli, la tortura e i trattamenti inumani e degradanti come strumento ordinario di lotta all'immigrazione.
posted by gabriele del grande at 1:18 PM
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