Ancora una tragedia del mare, a sud di Malta, frutto delle politiche di
sbarramento e delle azioni di contrasto dell’immigrazione clandestina,
con il pattugliamento avviato nel Canale di Sicilia dall’Agenzia
Frontex il 18 maggio. Rimane l’incapacità dei paesi europei di
stabilire regole certe nei rapporti con i paesi di transito in modo da
garantire il diritto di asilo ed i diritti fondamentali della persona.
Manca una qualsiasi collaborazione a livello europeo nella
distribuzione degli oneri derivanti dall’accoglienza di alcune migliaia
di migranti, in gran parte richiedenti asilo, ed il cinismo dei
rappresentanti della destra italiana giunge fino al punto di
oltraggiare i cadaveri delle vittime di queste stragi, promuovendo
iniziative farsesche, demagogiche e apertamente provocatorie. Fino a
quando l’opinione pubblica continuerà a tollerare tutto questo?
Mentre l’attenzione dei media è tutta incentrata sulla
criminalizzazione dei migranti irregolari e sull’introduzione del reato
di immigrazione clandestina, non si percepisce quanto le misure
annunciate dai governanti italiani siano prive di qualsiasi effetto
dissuasivo e, come i pattugliamenti congiunti in acque internazionali,
finiscano solo per determinare altre tragedie ed altri lutti. Le rotte
sono sempre più pericolose, per sfuggire ai controlli, oltre che su
Lampedusa si punta verso Malta, le imbarcazioni più piccole ed
insicure, gli scafisti , con la complicità della polizia di Gheddafi,
lasciano partire dalla Libia mezzi “a perdere”, senza neppure rischiare
la vita, mentre alcuni magistrati e la polizia italiana non trovano di
meglio che perseguire i poveracci che sono stati fotografati mentre si
alternavano al timone.
La sanzione penale degli interventi di salvataggio ritarda gli
equipaggi dei pescherecci di fronte alle chiamate di soccorso, e regole
di ingaggio del tutto arbitrarie e contrarie alle Convenzioni
internazionali, costringono i mezzi della marina italiana ad
intervenire in acque che non sarebbero di loro competenza, qualche
volta troppo tardi. Ed intanto si allunga la lista dei morti che sono
solo una piccola parte dei dispersi e delle vittime delle tante
tragedie che rimangono senza neppure una cronaca. E neppure il diritto
all’esame del DNA per dare una identità alle vittime, mentre in Italia
si vorrebbe introdurre questo esame al solo scopo di scoraggiare i
ricongiungimenti familiari.
La violazione dei diritti umani dei migranti passa
anche attraverso gli accordi di riammissione. Dal 1999 l’Italia cerca
di concludere un accordo di riammissione con la Libia, anche se si
tratterebbe di “deportazioni” vere e proprie in quanto la quasi
totalità dei migranti irregolari che giungono in Italia dalla Libia non
sono cittadini libici ed una buona parte di loro, come dovrebbe
ricordare anche il sottosegretario Mantovano, ottiene il riconoscimento
di uno status di protezione internazionale. Come è noto, la Libia non
ha sottoscritto la Convenzione di Ginevra e non riconosce il diritto di
asilo o altre forme di protezione internazionale. Eppure il precedente
governo Berlusconi realizzò dall’ottobre del 2004 al marzo del 2005 la
deportazione di un migliaio di migranti, direttamente da Lampedusa
verso la Libia, finanziando sino alla fine del 2005 migliaia di
rimpatri dalla Libia verso i paesi di origine, prassi interrotte solo
davanti alla minaccia di una condanna da parte della Corte Europea dei
diritti dell’uomo.
Adesso Gheddafi pretende che l’Europa e l’Italia onorino le promesse di
finanziamento e nell’attesa che il Parlamento Europeo approvi la
direttiva sui rimpatri sta facendo partire migliaia di persone,
abbandonandole al loro destino in mare, proprio per ricattare i governi
europei. La proposta di Sarkozy, impegnato per una Unione
euromediterranea, che dovrebbe servire a coinvolgere i paesi di
transito nella guerra all’immigrazione”illegale”, ha già ricevuto un
secco no da parte della Libia e questo potrebbe anche spiegare
l’intensificarsi dei tentativi di sbarco verso Malta e Lampedusa.
Nessuno si accorge che le principali vittime di queste politiche di
militarizzazione dei controlli di frontiera sono i richiedenti asilo,
come i Somali annegati ieri a Malta, tra i quali un numero crescente di
donne e minori, e in Italia sembra ancora prevalere la convinzione che
i richiedenti asilo siano migranti in cerca di un pretesto per
regolarizzare la loro condizione di soggiorno.
Di fronte alle azioni dei governi ed alle infami prassi
amministrative che ne sono strumento, come gli accordi di riammissione
ed i pattugliamenti congiunti, non ha più senso contrattare un
cambiamento di rotta e limitarsi a negoziare con una controparte ormai
priva in Italia di qualsiasi legittimazione democratica. Hanno vinto le
elezioni, e questo sembra autorizzarli a violare impunemente la
Costituzione e le Convenzioni internazionali. Questa gente, alla quale
una parte dei cittadini ha affidato il proprio consenso, sull’onda
dell’emergenza sicurezza, una emergenza costruita ad arte per incassare
un successo elettorale, teme soltanto che si squarci il velo di
ignoranza che è servito per diffondere prima e dopo la campagna
elettorale informazioni devianti e pregiudizi apertamente xenofobi nei
confronti dei migranti. Per questa ragione, oltre che stare accanto ai
superstiti di queste tragedie, con la difesa legale e con tutti gli
interventi di accoglienza ancora possibili, dopo i tagli apportati dal
governo anche in questo settore, occorre praticare un lavoro quotidiano
di controinformazione, che individui i veri responsabili di queste
tragedie e faccia pare loro, anche a livello internazionale, il prezzo
politico più alto.
A livello europeo occorrerà battersi ancora per costruire reti di
resistenza e di opposizione più forti ed efficaci, di fronte al rischio
che i governi di diverso segno politico influenzino le istituzioni
comunitarie fino al punto di fare passare regolamenti e direttive
ancora più repressive, giungendo fino al punto di attaccare l’autonomia
di giudizio della Corte Europea dei diritti dell’uomo.
Anche l’indifferenza dei governanti europei che il prossimo 18 giugno
vorrebbero approvare la direttiva della vergogna, sui rimpatri, con
l’estensione della detenzione amministrativa dei migranti irregolari a
18 mesi, segna come stiano tornando tempi che si pensavano
definitivamente sorpassati. Un nuovo fascismo è già diffuso in Europa e
le politiche contro l’immigrazione ne sono il principale elemento di
coesione.