STRASBURGO - Il Parlamento europeo ha adottato in sessione plenaria la risoluzione che boccia le misure del governo italiano per la raccolta delle impronte digitali dei minori nei campi nomadi. Gli europarlamentari hanno accolto il testo presentato dal gruppo socialista, il Pse, dalla sinistra europea del Gue e dai liberali dell'Alde in cui si chiede alle autorità italiane “di astenersi dal procedere alla raccolta delle impronte digitali dei rom, inclusi i minori e dall'utilizzare le impronte digitali già raccolte”. Questo, precisa la risoluzione, “in attesa dell'imminente valutazione delle misure prevista dalla Commissione europea, in quanto la misura costituirebbe chiaramente un atto di discriminazione diretta fondata sulla razza e l'origine etnica”.
La discriminazione fondata sulla razza, spiega la risoluzione dell'europarlamento, è “vietata dall'articolo 14 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo” e la misura italiana sarebbe “per di più un atto di discriminazione tra i cittadini dell'Ue di origine rom o nomadi e gli altri cittadini, ai quali non viene richiesto di sottoporsi a tali procedure”. Gli eurodeputati hanno giudicato “inammissibile” che con l'obiettivo di proteggere i bambini questi “vedano i propri diritti fondamentali violati e siano criminalizzati” e hanno sostenuto che, al contrario, “il miglior modo per proteggere i diritti dei bambini rom sia di garantire loro parità di accesso a un'istruzione, ad alloggi e a un'assistenza sanitaria di qualità, nel quadro di politiche di inclusione e di integrazione per proteggerli dallo sfruttamento”. L'etnia Rom, ha sottolineato l'Assemblea di Strasburgo “è uno dei bersagli principali del razzismo e della discriminazione”, come dimostrato “dai recenti casi di attacchi e aggressioni ai danni di rom in Italia e in Ungheria”.
Preoccupazione inoltre è stata espressa per il fatto che i prefetti “possano adottare misure straordinarie in deroga alle leggi” e per l'affermazione, contenuta nei decreti amministrativi e nelle ordinanze del governo italiano, che la presenza dei campi rom attorno alla città costituisce di per sé una grave emergenza sociale che giustifica la dichiarazione di uno “stato d'emergenza” per dodici mesi.
(AGI)