Dal di dentro
“I giovani invecchieranno in carcere e i vecchi vi moriranno”
20 anni dopo:
Oggi è un giorno come tanti altri.
Contiene momenti alti e bassi. Ore di alti e bassi. Minuti di alti e bassi.
C’è una sola certezza che mi accompagna sempre: “stasera andrò a letto con la zavorra dentro di sapere che domani volente o nolente dovrò aprire gli occhi su una situazione immutabile”.
Perché non ha alcun senso vivere se senti che la vita ti è già stata portata via.
Un tempo ormai remoto lo Stato si pronunciò sentenziando “I giovani dovranno invecchiare in carcere e i vecchi dovranno morirci”.
Oh… Mica Scherzava, Anzi!
Io sono nato nel 1971. Sono stato arrestato nel 1990.
Ora sono le due e un quarto dell’otto ottobre 2008…
Potreste replicare: “E allora? Cosa ci importa?”
Però per me è importante che sappiate che quello che si sente dire in tv e cioè che gli ergastolani escono di galera dopo dieci anni o meno, cominciando ad usufruire di benefici, non è vero!
Provate a giocare un po’ con la mia data di nascita e con quella dell’arresto e a conti fatti vi renderete conto che sono in stato di detenzione da 18 anni. Anni in cui vi assicuro che non ho mai messo neppure un piede fuori!
“Sarai un’eccezione…” comincerete a dire.
No. Io sono la regola!
Personalmente conosco almeno altri 20 casi come il mio, ma so che ne esistono moltissimi altri. Centinaia.
E’ paradossale arrivare a considerarsi fortunati perché si è ancora abbastanza giovani. Sperare di poter uscire quando ancora non si supera i 50 anni...
La migliore delle ipotesi per me è infatti quella! Avere 37 anni e averne passati 18 in carcere infatti, mi da solo quella speranza…
Ma l’ergastolo è certezza di una pena infinita!
C’è chi sostiene che sia necessario dare certezza della pena: più certa dell’ergastolo non mi sembra sia possibile pensarla!
Non so chi, appartenente alla maggioranza o minoranza politica si sia arrogato il diritto di comportarsi come se fosse il Creatore, decidendo che delle nostre vite può fare ciò che vuole, ma oltre che a noi, la certezza della pena, questa pena eterna, l’ha inflitta anche ai nostri familiari.
Ma se è vero che io sono in carcere proprio perché la vita umana non è una candela che un uomo può spegnere a proprio piacimento o ri-accendere se lo desiderasse, allora perché tutti non si smette di comportarsi come se si fosse Dio in terra?
Agli ergastolani vorrei dire che proprio per l’affetto che ci lega a familiari, amici e persone che credono che l’ergastolo non sia pena attuabile in un paese civile, dobbiamo lottare per non divenire oggetto di strumentalizzazioni di sorta. C’è chi ha costruito la propria carriera sulla nostra sofferenza e magari lo ha fatto convinto di prenotarsi così anche un posto in paradiso.
Se hanno deciso di lasciarci morire in carcere potremmo anticipare questa cosa lasciandoci morire di fame… non ne trovate la forza? Fisiologico! Allora assorbiamo un po’ di energia da tutte le donne che stanno aderendo al comitato femminile e da tutte le iniziative connesse alla protesta che stiamo preparando…
Diamo a loro un motivo in più di credere che sia possibile arrivare ad un sistema penale che non includa la parola Ergastolo.
Ivano Rapisarda
Ergastolani in lotta per la vita, Spoleto