di Susanna MariettiMaged Al Molky, il capo del commando palestinese che nel 1985 dirottò la nave Achille Lauro, è sparito nel nulla. La moglie, Carla Biano, non sa più dove cercarlo. Non sa più se sia vivo o sia morto. Non ha notizie di lui dalle tre meno un quarto della mattina di domenica 28 giugno, quando le ha telefonato dall’aeroporto di Damasco, dove era da poco sbarcato in compagnia di due poliziotti italiani. Ha detto a Carla che quella sarebbe stata l’ultima telefonata per il momento consentita, e che l’avrebbe richiamata appena possibile.
Ha raccontato che un poliziotto dell’ufficio aeroportuale gli aveva chiesto chi fosse e perché fosse stato espulso, annunciandogli che verso le otto o le nove del mattino sarebbero venuti i funzionari preposti per prelevarlo e valutare la sua situazione. Da allora il suo cellulare è sempre spento e di Maged Al Molky non si hanno notizie.
Ironia della sorte, il giorno seguente, lunedì 29 giugno, Khalid Hussein, anche lui condannato per il sequestro dell’Achille Lauro, si è ucciso a 79 anni nel carcere di Benevento.
Lo scorso 27 aprile Maged Al Molky era stato scarcerato dopo 23 anni e otto mesi di detenzione. Sperava di trovare un lavoro e rifarsi una vita insieme alla moglie. L’uscita dal carcere dell’Ucciardone di Palermo, dove aveva trascorso gli ultimi due anni e mezzo, ha coinciso invece con l’inizio dell’incubo.
È stato portato in questura dove gli è stata notificata l’espulsione in quanto clandestino. Maged ha spiegato di non essere clandestino, di essere sposato con una cittadina italiana, di dover scontare ancora tre anni di libertà vigilata come previsto dalla sentenza. Niente è valso. È stato portato al Centro di Identificazione ed Espulsione di Trapani. Tramite il suo avvocato ha potuto presentare ricorso contro l’espulsione e l’udienza si è tenuta il 16 giugno. Il magistrato ha comunicato in quell’occasione che avrebbe reso nota la propria decisione entro una decina di giorni. Alla mezzanotte del 28 giugno sarebbe scaduto il termine per il possibile trattenimento all’interno del Cie.
I funzionari del Centro hanno spiegato a Maged che, qualora il magistrato non avesse risposto per tempo, gli sarebbe stato notificato un ordine di espulsione a seguito del quale avrebbe dovuto lasciare l’Italia entro cinque giorni. Gli hanno detto anche che la Siria aveva risposto per l’ennesima volta che Maged Al Molky non era cittadino siriano e che dunque non poteva entrare nel paese. È quanto andava accadendo da dieci anni in qua a ogni richiesta, perfino quella relativa al nulla osta per il matrimonio. Alle autorità italiane (magistrati, direttori di carcere, assistenti sociali, Ministero della Giustizia), la Siria ha sempre risposto che Maged non era suo cittadino. E lo ha sempre fatto ufficiosamente, senza alcunché di scritto. “Perché”, si chiede Carla Biano, “nel giro di pochi giorni ha cambiato idea? Cosa le è stato promesso in cambio?”.
La rappresentanza palestinese a Roma si è data da fare per trovare una soluzione. Ha offerto a Maged la possibilità di andare in Algeria, ma lui ha rifiutato. Voleva restare in Italia e lavorare accanto a sua moglie.
Alle tre del pomeriggio di sabato 27 giugno, Maged è stato prelevato e portato all’aeroporto di Palermo. Pare che tutto sia avvenuto nel silenzio più totale, così da lasciare esterrefatti gli stessi funzionari del Cie. Il sabato gli uffici sono chiusi, neanche la rappresentanza palestinese può venire informata. Da Palermo è volato a Fiumicino. Una giornalista, avvisata di quanto stava accadendo, pare abbia telefonato al Ministero per chiedere notizie. E pare le sia stato risposto con la menzogna che si trattava solo di un cambio di Centro e che Maged sarebbe stato portato al Cie di Ponte Galeria a Roma.
Alle sette di sera Maged ha telefonato dall’aeroporto di Fiumicino alla moglie. Le ha detto che da quel momento gli sarebbe stato sottratto il cellulare e che l’avrebbe richiamata appena ne sarebbe tornato in possesso. L’aereo di Maged è decollato verso le dieci di sera. Arrivato a Damasco alcune ore dopo, l’ultima telefonata alla moglie Carla.
Carla Biano accusa oggi il Governo italiano per aver espulso il marito – senza aspettare la sentenza del magistrato e violando quella di una Corte d’Assise per la quale c’erano ancora da scontare tre anni di libertà vigilata - verso un paese dove, essendo alcuni reati commessi sull’Achille Lauro avvenuti in acque territoriali siriane, Maged può venire processato nuovamente, nonostante abbia passato in carcere oltre 23 anni. E dove può venire condannato alla pena di morte. “Quali garanzie ha dato la Siria all’Italia sull’incolumità di Maged?”, si chiede. “E l’Italia gliele ha chieste? Posso pensare di tutto: che sia stato incarcerato, sequestrato, ammazzato. L’unica cosa certa è che Maged appena arrivato in Siria è stato fatto sparire. Maged aveva ragione: è stato usato come merce di scambio”.
Matteo Mecacci, deputato radicale e membro della Commissione Esteri, ha presentato sulla vicenda un’interrogazione urgente al ministro degli Esteri. L’associazione Antigone, cui Carla Biano si è rivolta, sta valutando la possibilità di intraprendere azioni contro il Governo italiano sia in Italia che a Strasburgo.
Un uomo è sparito nel nulla. Era in custodia presso lo Stato italiano.
(13 luglio 2009)