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La gigantografia è un processo fotografico che consiste nell’alterazione delle forme e delle dimensioni di una stessa rappresentazione, con l’evidente scopo di catturare l’attenzione e di enfatizzare un aspetto a danno di altri lasciati sullo sfondo. È esattamente questo il processo che si intravede nell’immagine dell’immigrazione. Intanto, per larga parte, si tratta di una fotografia, un fotogramma immobile ormai da trent’anni di un fenomeno che è invece in perenne movimento. I media sembrano accontentarsi di questa immagine statica e apparentemente immutabile. Hanno scelto un particolare, un aspetto da ingrandire e esaltare. È l’aspetto nero, tenebroso, presente in ogni fenomeno umano, quello problematico, quello legato al linguaggio del delitto, alle emozioni del dolore, alle paure dell’invasione e del degrado. Una gigantografia, quella dell’immigrazione e della presenza straniera in Italia, appiattita sulla dimensione dell’emergenza, della sicurezza e di una visione “naturalmente” problematica del fenomeno
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