Sergio Creglia è stato allievo di Laura a Rebibbia, e con lui si sviluppò un’intensa collaborazione anche su altri piani: fu Sergio, ad esempio, che si intestardì perché venisse rappresentato in carcere il testo “Cuba e il suo orsacchiotto”, in cui aveva ravvisato dei tratti della sua storia personale, e che allora era stato appena messo in scena da De Niro a New York. Recentemente quello stesso testo è stato ripreso da Alessandro Gassman, prima a teatro e poi al cinema, con il film “Razza bastarda”.
Con Sergio Laura sviluppò un’amicizia profonda: quando lui fu trasferito in altre carceri la comunicazione continuò con un intenso scambio di lettere, proseguito fino alla fine della vita di lei, negli anni più difficili quando il peggioramento delle sue condizioni di salute la costrinsero a interrompere il suo volontariato e ogni altra attività sociale, e l’isolamento e la debolezza la resero sempre più silenziosa e melanconica. Alcune delle lettere che lei gli scrisse sono pubblicate nell’ultimo capitolo del libro Soltanto una vita. Un anno dopo la morte di Laura, Sergio inviò a Pietro una lettera in ricordo di lei, che oggi ci ha chiesto di leggere.
Caro Signor Pietro,
anche se è passato un po’ di tempo dalla partenza per un lungo viaggio (così mi piace di pensare) di Laura, nella mia mente c’è il pensiero costante di una persona speciale, che non dimenticherò mai!
La sua personalità, bontà, spirito di sacrificio, umanità, non saranno mai scordati da chi ha avuto il privilegio di conoscerla. Per me è stata quel bastone di fiducia e speranza in un periodo difficile della mia esistenza, e l’hanno cambiata.
Mi ha fatto vedere la parte onesta e pulita che avevo dimenticato. E non ho tradito le sue aspettative.
La sua fiducia nella mia persona mi ha dato la forza per dare una svolta alla mia vita.
Grazie, Laura, per aver creduto in me!
Creglia Sergio
Porto Garibaldi, 03-04-2004