Immigrazione, a Lampedusa la vittoria dei mille
«Chiudere i cpt» Una manifestazione pacifica chiede al governo Prodi di modificare la legge Bossi-Fini sull'immigrazione. E smentisce con i fatti le presunte violenze dei manifestanti annunciate nei giorni scorsi dal sindaco di Forza Italia. Ai no global si uniscono molti cittadini dell'isola
Massimo Giannetti
Inviato a Lampedusa
Gli avvoltoi della Lega nord se ne sono andati via dall'isola con la coda tra le gambe. Erano scesi a Lampedusa con l'intento dichiarato di rovinare la manifestazione contro la Bossi-Fini e i Cpt, ma la loro missione è miseramente fallita, ridicolizzata dalle centinaia di persone che hanno trasformato quella che era stata annunciata come una giornata di «violenze e devastazioni» in una bellissima domenica di festa, apprezzata dagli stessi lampedusani che per giorni e giorni erano stati invitati dal comune (giunta di centrodestra) a tapparsi in casa per l'arrivo dei no-global. Così, le fosche previsioni della vigilia sono state clamorosamente smentite. Anzi, è accaduto di più, perché ai 500 manifestanti venuti da fuori (gran parte dalla Sicilia), nel corso della giornata si sono aggiunti via via almeno altrettanti abitanti dell'isola, alcuni dei quali hanno perfino invitato i promotori a «tornare presto». «Siamo stati ingannati - dicono i coniugi Mannino - ci avevano detto che oggi sarebbe successo il finimondo, ma abbiamo voluto verificare di persona, e così abbiamo scoperto che l'allarme lanciato dal sindaco era tutta una montatura».
Il sindaco Bruno Siragusa (Forza Italia) non si è fatto vedere domenica in paese. Prima ha lanciato l'allarme sul presunto caos che sarebbe avvenuto, poi si è dato alla macchia. Per lui, così come per i commerciati (pochi, per la verità) che volevano a tutti i costi la serrata anti-manifestazione, è stato uno smacco pesantissimo. Anche i partiti di opposizione (Ds e Margherita), rimasti defilati nei giorni scorsi, alla fine hanno rotto gli indugi e sono scesi al corteo con le bandiere, e ieri, passata definitivamente la paura, hanno accusato il sindaco di aver procurato un allarme inesistente sollecitandolo a chiedere scusa alla popolazione.
Il bluff del sindaco, in cerca di recuperare consensi per le elezioni amministrative di primavera, era in realtà chiaro sin dall'inizio. Ma che qualcosa di grave stava per accadere intorno alla manifestazione lo ha fatto intendere la stessa amministrazione comunale quando, verso le nove di sabato sera, rivelando di fatto da dove provenissero i veri «provocatori», ha fatto distribuire in tutta fretta dei manifestini (non firmati dal sindaco) nei quali, pur «non condividendo gli obiettivi della manifestazione» si dichiarava improvvisamente «pronta al dialogo anche con chi la pensa diversamente».
Tutto quello che è accaduto nelle ore successive, a parte qualche piccola e innocua protesta di tre quattro persone all'arrivo dei manifestanti, è stata la cronaca di una pacifica ma decisa giornata di protesta - dato il luogo il numero dei partecipanti vale cento volte di più - che ha messo insieme un ampio ventaglio di sigle: dalla Cgil alla Rete antirazzista, dall'Arci ai centri sociali, dai comboniani a Emergency, dai giuristi democratici a Rifondazione a pezzi sparsi dei Ds, da Attac fino agli umanisti. Un movimento insomma variegato ma unito nel chiedere al governo Prodi, a cinque mesi dalle elezioni, di battere un colpo sulla legge Bossi-Fini. Una legge che per chi è sceso a Lampedusa va abolita senza esitazione così come vanno «aboliti subito i Cpt». E il momento clou delle 12 ore di protesta, è stato il corteo pomeridiano conclusosi davanti al Cpt più famoso d'Europa, dove, dietro le cancellate d'acciaio e filo spinato, c'erano rinchiusi oltre 300 immigrati sbarcati negli ultimi giorni. Il corteo era guidato da Rita Borsellino che teneva lo striscione insieme ai dirigenti della Cgil nazionale e siciliana, Piero Soldini, Italo Tripi e Pietro Milazzo, al deputato ds Angelo Lo Maglio, al segretario del Prc Sicilia Rosario Rappa, all'eurodeputato Giusto Catania e ad alcuni deputati regionali dei Ds e dirigenti dell'Arci. Intanto ieri sono proseguiti regolarmente i trasferimenti aerei degli immigrati in altri Cpt, nonostante un violentissimo nubifragio abbia indotto le compagnie civili a sospendere tutti i voli di linea. Di buoni motivi per voltare pagina sull'immigrazione ne sono stati ribaditi a decine in piazza, ma quello che preoccupa è la piega che sta prendendo la presunta riforma annunciata dal ministro Amato. «Una vera riforma della legge sull'immigrazione - sottolineano Soldini e Milazzo, della Cgil - non può essere fatta soltanto dai ministeri dell'interno e della giustizia, come se l'immigrazione fosse solo ordine pubblico e detenzioni. Chiediamo al governo Prodi di aprire questo cantiere chiuso anche a sindacati e associazioni». «A Lampedusa - dice anche Luca Cumbo, della Rete antirazzista siciliana, sottolineando anche il voltafaccia del Viminale sul ritiro della tendopoli inizialmente concessa ai manifestanti e poi lasciati in mezzo alla strada - ha manifestato una pluralità di soggetti mai vista in Italia. Ed è da questo dato che deve essere realizzata una nuova politica sull'immigrazione. Il governo non può non tenerne conto».