Il vertice delle ipocrisie. Si potrebbe definire così quello andato in scena ieri tra i responsabili dei governi del bacino del Mediterraneo impegnati a discutere iniziative comuni per contrastare l'immigrazione clandestina. Le bozze di documento su cui si è discusso sono tutte ispirate alla stessa identica impostazione repressiva e, malgrado le scaramucce tra Zapatero e Sarkozy, la vocazione naturale di questo vertice è assolutamente inaccettabile perché sbagliati sono i presupposti e gli obiettivi. Il controllo congiunto delle frontiere marittime è una finta priorità per l'Europa: infatti la maggior parte dei migranti irregolari transita attraverso gli aeroporti. Solo il 15% dei clandestini è entrato in Europa attraverso un'imbarcazione di fortuna, rischiando di morire annegato. Iniziative simili, quindi, sono solo elementi di una propaganda funzionale a dimostrare ai cittadini europei l'impegno delle istituzioni. Non è ancora chiaro quale sarà il ruolo di Frontex. L'agenzia europea incaricata del controllo congiunto delle frontiere, allo stato attuale, è un piccolo carrozzone con una cinquantina di dipendenti, con presidente finlandese e una sede a Varsavia. Non abbiamo compreso cosa abbia fatto, in questi mesi, per evitare di far annegare migliaia di persone e non ci pare nemmeno che sia riuscita a espletare la sua sciagurata missione: quella di respingere in mare le imbarcazioni che tentano di giungere in Europa. Il problema più grande, in materia di immigrazione, per i paesi europei non è il numero di persone che arriva. Ma, come dice la relazione annuale della rete degli esperti indipendenti che deve monitorare la salvaguardia dei diritti umani, è rappresentato dal numero di migranti annegati nel Mediterraneo, tanto da essere definito il più grande attentato al diritto alla vita perpetrato nell' Unione europea. Il vertice spagnolo non si è occupato di tutto questo, né di come allargare i canali legali per la migrazione. È necessario eliminare dal dibattito sull'immigrazione la categoria dell'invasione. Infatti il numero di migranti che giungono in Europa sono pochi. Basterebbe leggere le analisi ufficiali della Commissione Ue, accuratamente occultati nelle dissertazioni di Franco Frattini, in cui si scrive che l'Europa ha bisogno entro il 2030 di altri 20 milioni di lavoratori immigrati. Sarebbe stato meglio se si fosse discusso delle strategie da attuare per raggiungere tali obiettivi, contribuendo in tal modo ad evitare che l'immigrazione sia il terreno privilegiato per abbassare il costo del lavoro, per eliminare le tutele sociali e sindacali e per produrre nuove schiavitù. Se i ministri degli interni e dell'Ue non sono in grado di ribaltare le priorità discutendo di immigrazione, non sarà realizzabile non solo il sogno progressista di un'Europa meticcia che riscopra la sua vocazione interculturale, ma neanche quello liberale di un' Europa competitiva in grado di fronteggiare lo strapotere di Usa, Cina ed India. Da Madrid giungono segnali preoccupanti da parte di tutti i governi mediterranei che, indipendentemente dalla loro collocazione politica, si mostrano sordi perfino alle sollecitazioni del Parlamento Europeo il quale, solo due giorni fa, ha chiesto ai Paesi membri di cambiare strategia sull'immigrazione. Speriamo che, in vista del Consiglio di dicembre in cui si dovrebbe armonizzare la politica sui rimpatri dell'Ue saremo in grado di costruire una posizione alternativa. Magari col contributo del governo italiano. *deputato europeo Prc