L’UNHCR esorta gli Stati dell’UE ad adottare i più alti standard in materia d’asilo
In occasione dell’entrata in vigore degli standard minimi per il riconoscimento dello status di rifugiato nell’Unione Europea, l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) ha esortato oggi gli Stati membri dell’UE ad osservare i propri obblighi giuridici e morali nella protezione dei rifugiati e dei richiedenti asilo attraverso il mantenimento dei più alti standard possibili.
Entro il 10 ottobre 2006 ai paesi membri dell’Unione Europea viene richiesto di dare attuazione alla cosiddetta “Direttiva sulle qualifiche”, che stabilisce gli standard minimi per la qualifica dello status di rifugiato o di altre forme di protezione internazionale nell’Unione Europea.
“Questa direttiva mira ad essere la pietra miliare del nascente sistema d’asilo comune a livello europeo” ha dichiarato Pirkko Kourula, Direttrice dell’Ufficio per l’Europa dell’UNHCR. “Essa intende stabilire un’interpretazione comune uniforme di chi abbia diritto alla protezione. Si tratta di un’esigenza molto sentita: sebbene ogni domanda d’asilo debba essere esaminata nel merito, per persone appartenenti a determinate nazionalità le possibilità di ottenere protezione nell’Unione Europea variano da zero all’80 per cento, in base al luogo in cui viene presentata la domanda”.
Un aspetto importante della Direttiva è il riconoscimento del fatto che la Convenzione ONU sui rifugiati del 1951, così come attualmente interpretata, potrebbe non comprendere tutti coloro che hanno bisogno di protezione. La Direttiva sulle qualifiche codifica uno status uniforme - definito “protezione sussidiaria” - per persone che non rientrano nella definizione di rifugiato contenuta nella Convenzione, ma che comunque rischiano di incorrere in un “danno grave” nel proprio paese d’origine – morte, tortura o situazioni che costituiscono una minaccia alla vita, come la violenza generalizzata nell’ambito di conflitti armati.
Tra le altre importanti disposizioni, la Direttiva sulla qualifica riconosce che atti basati sul genere possono costituire persecuzione. La persecuzione di genere viene sempre più riconosciuta come compresa dalla definizione contenuta nella Convenzione del 1951. Inoltre, la Direttiva chiarisce che le persone possono avere bisogno di protezione indipendentemente dal fatto che esse subiscano persecuzioni provenienti non solo da stati, ma anche da signori della guerra, milizie o altri attori privati, e ciò pone fine ad una decennale controversia in ambito europeo.
Alcune disposizioni della Direttiva sulle qualifiche sono state criticate dall’UNHCR in quanto eccessivamente prudenti. “La definizione di protezione sussidiaria nella Direttiva è alquanto restrittiva e resta da verificare quante, tra le persone che ne hanno bisogno, la otterranno effettivamente” ha affermato la signora Kourula. “Nonostante ciò, si tratta del primo passo verso un sistema d’asilo armonizzato in Europa e potrebbe fornire sicurezza a molte persone fuggite da guerre civili, operazioni di cosiddetta ‘pulizia etnica’ e altre violazioni dei diritti umani”.
“La Direttiva sulle qualifiche non è uno strumento perfetto” ha aggiunto la signora Kourula. “Essa stabilisce soltanto standard minimi che gli Stati membri dell’Unione Europea sono liberi di superare. Noi li incoraggiamo ad adottare i più alti standard possibili nella protezione dei rifugiati”.
La Direttiva sulle qualifiche è solo uno degli strumenti per una politica comune europea in materia d’asilo, il prerequisito della quale è che i rifugiati abbiano la possibilità di accedere al territorio europeo e alla procedura d’asilo. Ciò è reso sempre più difficile da rigide misure di controllo alla frontiera. Un altro elemento importante del sistema comune è la creazione di procedure d’asilo che consentano un’equa ed efficiente identificazione delle necessità di protezione.
“L’Europa dovrebbe essere orgogliosa della propria tradizione di garantire asilo a coloro che fuggono da persecuzioni e violazioni dei diritti umani. Osservare i nostri obblighi giuridici e morali nei confronti di rifugiati e richiedenti asilo è un modo per mettere in pratica la nostra responsabilità di protezione” ha concluso la signora Kourula.