Ieri mobilitazioni in tutta Italia contro i meccanismi di criminalizzazione e di creazione di allarme sociale. Da Milano a Palermo a Bologna presidi e manifestazioni contro i Centri di permanenza temporanea |
Migranti, giornata antirazzista |
Stefano Galieni Diciassette anni fa, proprio il 7 ottobre, Roma vide la prima grande manifestazione antirazzista. Furono oltre 150 mila persone a marciare nella capitale per chiedere più diritti per gli immigrati. Si era agli albori di quello che sarebbe divenuto tema centrale nelle agende politiche. Un anno fa, sempre nella stessa data, la polizia spagnola e marocchina spararono congiuntamente contro cittadini che tentavano l’ingresso in Europa forzando le enclave di Ceuta e Melilla. Una giornata di sangue che doveva divenire da monito tanto che i mille rivoli delle organizzazioni migranti e antirazziste decisero ad Atene, nel precedente Forum Sociale Europeo, di ricordare quel giorno con una giornata generalizzata di mobilitazioni. In Italia non c’è stato un unico evento catalizzante: le realtà locali, non sempre in comunicazione fra loro, hanno dato vita a momenti che si possono ricondurre ad un percorso in cui gli elementi che accomunano sono più di quelli che separano. Si sono comunque aperti fronti diversi. A Milano alcune associazioni di immigrati hanno scelto di manifestare contro i meccanismi di criminalizzazione e di allarme sociale. L’iniziativa si è svolta sotto la sede milanese della Fnsi. A Bologna, la mattina il Coordinamento immigrati ha organizzato un presidio sotto la locale prefettura per protestare contro i ritardi nello svolgimento delle pratiche relative al soggiorno e contro recenti e documentati casi di violenza istituzionale subiti da migranti. Erano presenti almeno 500 persone. Nel pomeriggio, altre aree di movimento hanno dato vita ad una “no border parade” un corteo musicale che dal Cpt ha attraversato la città per arrivare alla prefettura. A Palermo la Rete Antirazzista Siciliana ha realizzato un presidio presso la sede locale delle “Misericordie” impegnate nella gestione di centri come Lampedusa. E, come accaduto a Lampedusa lo scorso 10 settembre con il centro, si è voluto simbolicamente sequestrare e dichiarare abusivi gli spazi dell’ente gestore. Roma ha invece visto due iniziative: la mattina si è tenuta una lunga assemblea al teatro Jovinelli e al pomeriggio ci si è recati nei pressi del Cpt di Ponte Galeria per un presidio. Nel corso dell’assemblea mattutina si è definita la volontà di cominciare a delineare un percorso vertenziale nei confronti del nuovo governo, vuoi per chiedere piena attuazione del programma firmato da tutte le forze politiche, vuoi per delineare un orizzonte più elevato e radicale. Tanto le grandi forze nazionali che hanno promosso la giornata (Arci, Cgil, Rifondazione) quanto le associazioni territoriali e le realtà di movimento che ne hanno condiviso il progetto hanno posto delle priorità. Nel documento conclusivo si è duramente criticata la scarsa volontà finora dimostrata dal governo di voler veramente produrre una nuova legislazione e una nuova cultura in tema di immigrazione. La bozza del ministro Amato, presentata la scorsa settimana in commissione affari costituzionali del Senato è stata considerata da tutti come una riproposizione di logiche che non producono cambiamento reale. Proprio per questo si è usciti con la volontà di proporre alle istituzioni di realizzare un momento di confronto reale sul tema, una Conferenza nazionale sull’immigrazione, che veda tutti gli attori sociali coinvolti, compartecipi e protagonisti delle scelte che si andranno determinando. Rimane il fatto che su alcune proposte che contengono anche elementi positivi - come la riforma del diritto di cittadinanza - si chiede un salto ulteriore in avanti per veder affermato per intero il principio dello “jus soli”, e per questo come per le norme che regoleranno l’ampliamento necessario del “decreto flussi” si vuole continuare a produrre mobilitazione. Tenendo sempre presente, lo ha ricordato Roberta Fantozzi della segreteria nazionale del Prc, che va affrontata con altrettanta forza la partita europea. Nel pomeriggio davanti al Cpt di Ponte Galeria, dove sono potuti entrare per un ispezione solo i parlamentari Bonadonna e Caruso, si è a lungo discusso anche con le forze dell’ordine ed erano parecchi gli agenti a dichiararsi in accordo con chi afferma che i Cpt non dovrebbero esistere. L’intera giornata romana era comunque segnata da quanto accaduto in questi giorni di black out giornalistico: la vicenda della struttura comunale utilizzata come area di trattenimento per realizzare espulsioni - qualcuno lo ha definito cpt “just in time “- ha catturato l’attenzione del movimento romano e delle forze politiche e sociali che non accettano la logica delle espulsioni di massa o dei luoghi sottratti a qualsiasi controllo. Il centro è per ora dismesso ma nulla sembra vietare il ripetersi di tali illegali pratiche. L’assessore comunale alle periferie del prc Dante Pomponi è stato chiarissimo al riguardo: «Noi siamo in giunta solo fino a quando i diritti delle donne e degli uomini vengono rispettati, disposti a portare il conflitto in sede istituzionale per impedire che si per pretino abusi. Altrimenti non ci stiamo». |